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Sulla breccia dagli anni ’60, Sydney Pollack non sembra essersi stancato; The interpreter, con Nicole Kidman e Sean Penn, esce in Italia il 28 Ottobre, ed ha già stabilito un record: fare del palazzo dell’Onu di New York un set cinematografico. Nelle risposte di Pollack le sue scelte, le sue passioni ed un interlocutore d’eccezione... |
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The interpreter è girato nella sede newyorkese dell’Onu: come è stato possibile farlo? |
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E’ bastato chiederlo a Kofi Annan... in realtà è stato estremamente difficile, la mia richiesta era stata respinta, ma chiedendo un po’ dappertutto alla fine, grazie ad un reduce del Vietnam, sono riuscito ad incontrare Annan. Mi è stato a sentire, ha avuto fiducia in me e mi ha dato il permesso. |
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Un politico, come molti dei suoi precedenti. |
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Più o meno. Diciamo che ci sono delle differenze, oggi non è più facile come venti o trent’anni fa fare film politici. Oggi più di allora il cinema è intrattenimento prima che veicolo di messaggi, nel fare un film bisogna essere schizofrenici, intrattenere e far pensare allo stesso tempo. |
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Conosciamo il Pollack regista, ma uno spazio non minore ha la sua attività di produttore (sua la casa produttrice “Mirage”). Ce la racconta? |
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Abbiamo appena finito Blow dry, scritto da Simon Beaufoy (autore, ad esempio, di Full monty, n.d.t.). Un fiore all’occhiello è sicuramente Sliding doors, di Peter Howitt: aiutare i film ‘piccoli’ come quello, fuori dal giro delle grosse produzioni, è uno dei motivi per cui ho iniziato e proseguo in questa attività. Andando indietro nel tempo mi piace ricordare I favolosi Baker, con Michelle Pfeiffer; è di qualche anno fa (1991, n.d.t) L’altro delitto, di Kenneth Branagh, che io adoro – sia il film che Ken. Con la Mirage ci siamo occupati anche di grandi film e opere internazionali, basta citare Ragione e sentimento. |
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Non sta dimenticando i suoi film? |
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Sono vent’anni che produco i miei film. Il vantaggio più grande è che devo mettermi d’accordo con meno persone... |
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Chi o cosa c’è alle spalle del suo cinema? |
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La mia formazione, che consta di Zinnemann, Kazan, Lumet; le mie passioni, Michael Mann e Anthony Minghella; e la convinzione che divertimento ed intelligenza possano andare di pari passo. |
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E nel suo lavoro, quali sono stati i punti di riferimento? |
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Con Redford ho un rapporto speciale, ma sono tante le persone con cui ho lavorato, o con le quali sono stato in stretto contatto facendo questo mestiere e alle quali devo molto: Kubrick, Altman, Nichols, ma potrei andare avanti a lungo. |
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