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Esce venerdì 15 aprile, 5 anni dopo “Il Caimano” e l'intermezzo con la direzione del Festival di Torino, il nuovo film di Nanni Moretti: “Habemus Papam”. Michel Piccoli veste i panni di un cardinale che, eletto al soglio pontificio, cede allo sgomento e non riesce ad accettare l'incarico. Moretti è lo psicoanalista che viene chiamato in Vaticano per risolvere la situazione. Il film, che sarà in concorso al Festival di Cannes a metà maggio, è stato presentato a sorpresa alla stampa romana il giorno prima dell'uscita in sala. |
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Inizia Nanni dando qualche informazione sulla preparazione del film: |
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Ho lavorato con Federica Pontremoli e Francesco Piccolo, che con me hanno scritto la sceneggiatura del “Caimano”, dopo il quale per due anni ho diretto il Festival di Torino prima di tornare al mio lavoro di regista. Dopo un po' con Francesco e Federica abbiamo cominciato a chiacchierare, abbiamo provato qualche spunto, poi ci siamo fermati su questo.
Io ho lavorato per 20 anni con Angelo Barbagallo, poi 4 anni fa ci siamo separati; durante la preparazione del film mi sono accorto che non ce l'avrei fatta da solo e ho chiesto a Domenico Procacci di produrre “Habemus Papam” insieme a me.
Abbiamo chiamato Melville il personaggio di Piccoli perché a Torino organizzammo una retrospettiva sul regista Melville, in fase di scrittura lo abbiamo chiamato così e poi il nome è rimasto. |
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Che reazioni ti aspetti dagli uomini di Chiesa? |
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Non penso a nessun tipo di pubblico quando giro i miei film, non è tra i primi 500 problemi che ho in questi giorni. |
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Cosa ti interessava di più: la fragilità di fronte alla complessità del mondo, di fronte a quest'organizzazione, il Vaticano... |
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Volevo raccontare questo personaggio così fragile, che si sente così inadeguato di fronte al ruolo che può ricoprire; e raccontarlo all'interno di una commedia. All'inizio del soggetto c'era anche una sorella viva, poi l'abbiamo fatta morire e lui ne parla ogni tanto.
Sugli altri argomenti: l'anno scorso per molte settimane i giornali hanno parlato degli scandali di vario tipo che riguardavano in parte la Chiesa, cose che in gran parte già si sapevano; sia quando scrivevamo che mentre giravo ho preferito non lasciarmi travolgere da questi fatti, che oltretutto chi voleva conoscere conosceva. |
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Quanto c'è di lei in questo personaggio? |
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C'è qualcosa di me in tutti e due i personaggi, nel mio e in quello di Michel Piccoli, che però non ho mai pensato di interpretare. Quando raccontavo il soggetto agli amici, parlando di un Papa depresso pensavano lo facessi io, invece non ci ho mai pensato. Per esempio durante la scrittura del “Caimano” io non volevo interpretare il protagonista, che poi fece Silvio Orlando, mentre Francesco e Federica non erano d'accordo e pensavano dovessi essere io. Stavolta invece non c'è stata alcuna discussione.
Quando l'ho visto per la prima volta tutto intero, solo lì mi sono accorto sia di quanto fosse bravo Piccoli, ma anche quanto avesse dato al film. |
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Il senso di inadeguatezza colpisce Melville dopo l'elezione o matura col tempo? |
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Quasi ogni lettura è lecita. Penso che la sensazione di inadeguatezza capiti a tutti i cardinali quando vengono eletti Papa; lui ce l'ha da subito, però volevo fare un lungometraggio... volevo raccontare il torneo di pallavolo, del deficit di accudimento, che Melville se ne andasse in giro per Roma, vederlo dentro un autobus; poi alla fine quando grazie alla scena a teatro sembra che si sia sbloccato qualcosa la scena in automobile è molto delicata perché se è troppo duro, imbronciato, annuncia troppo il finale, mentre se è felice di questi fedeli quasi minacciosi dietro il finestrino sembra poi che li prenda in giro. |
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Siete partiti pensando a Celestino V? |
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No, siamo partiti dall'immagine del Papa che urla e non vuole andare al balcone. |
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Il predecessore ricorda Giovanni Paolo II... |
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Chi vuol vedere nei riferimenti al predecessore un accenno a Papa Wojtyla non sbaglia, certo. Anche le immagini di repertorio durante i titoli di testa fanno parte del suo funerale. |
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Sembri prendere più in giro la psicoanalisi che la Chiesa Cattolica... |
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In effetti ritorna spesso la psicoanalisi nei miei film... credo che dovrò chiedermi prima o poi il perché... Penso che nella domanda ci sia già la risposta. A me interessava soprattutto quel personaggio messo di fronte a quella scelta, messo dentro a quella situazione. |
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Hai scelto il teatro come luogo nobile della recitazione, quello dove davvero si recita? |
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Rispetto al cinema? No.
Semplicemente, vedere Piccoli su un set cinematografico non ci piaceva, ci piaceva di più vederlo a teatro. |
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Sei in concorso a Cannes insieme a Sorrentino. Dopo “Il Caimano”, che penseranno i francesi dell'Italia? |
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Non lo so, quello che vogliono. Non è che aspettano il mio film per sapere qualcosa dell'Italia...
Semplicemente dieci anni fa volevo raccontare una famiglia spezzata dalla morte di un figlio; cinque anni fa volevo raccontare un produttore di serie B che da tanti anni non lavora, che incontra una regista esordiente che vuole fare un film su Berlusconi; oggi voglio raccontare la storia del personaggio di Piccoli. Non è che io senta attraverso i miei film il dovere di raccontare ai francesi o ad altri che cosa sta succedendo in Italia. |
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