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Dal 1996 i fratelli Jean-Pierre e Luc Dardenne realizzano un film ogni tre anni, presentandolo sempre al Festival di Cannes (dove hanno vinto due Palme d'oro e raccolto premi nelle altre tre circostanze); non sfugge a questa regola "Il ragazzo con la bicicletta", distribuito in Italia dalla Lucky Red a partire da mercoledì 18 maggio. La novità stavolta, oltre a un accenno di musica, è la presenza nel cast di volti noti quali Cécile De France, Jérémie Renier e Olivier Gourmet. L'ufficio stampa italiano ha diffuso la seguente intervista ai due registi belgi. |
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Come è nato "Il ragazzo con la bicicletta"? |
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Luc: Da tempo eravamo ossessionati da una storia: quella di una donna che aiuta un ragazzo a liberarsi della violenza di cui è prigioniero. L’immagine che per prima ci veniva in mente era quella di questo ragazzino, questo fascio di nervi, placato e quietato grazie ad un altro essere umano.
Jean?Pierre: All’inizio pensavamo che Samantha dovesse essere un medico, ma alla fine abbiamo preferito che fosse una parrucchiera, ben radicata nel suo quartiere. |
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Il rapporto genitori?figli è spesso presente nei vostri film: "La promessa", "L’enfant", "Il figlio". Perché? |
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Luc: Siamo tutti figli e figlie. Nonostante la violenza della storia di Cyril, il film ha qualcosa di luminoso.
Jean?Pierre: Sì, abbiamo cercato di dare una certa fluidità, una certa limpidezza alla regia. L’abbiamo girato d’estate, fatto assolutamente inedito per noi. |
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Mostrate comprensione sfuggendo al sentimentalismo. |
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Luc: In linea di massima la cattiveria è sempre più divertente da mostrare. Ovviamente bisognava evitare tutti i cliché della compassione, e attenersi il più possibile ad aspetti come l’apertura e lo scambio.
Per noi era importante che lo spettatore non scoprisse mai perché Samantha è interessata a Cyril. Non volevamo che emergesse alcuna motivazione psicologica. Non volevamo che il presente fosse giustificato dal passato.
Jean?Pierre: Non ci è capitato spesso di filmare qualcuno che vuole bene a qualcun’altro. Girare d’estate ci ha aiutati a dare al film una certa luminosità e una certa dolcezza. E poi per questo basterebbe la presenza di Cécile de France. |
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Come si è svolto il lavoro di scrittura della sceneggiatura? Quanto è durato? |
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Jean?Pierre: In tutto un anno, con dei periodi di pausa. Ma prima di cominciare ne avevamo già parlato molto.
Luc: Si parte da un personaggio, da una situazione, e si prende nota di tutto quello che potrebbe essere interessante. Poi arriva la struttura, poi una prima versione, poi un’altra, e un’altra ancora... E’ un lavoro che richiede mesi. Le riprese sono durate 55 giorni. E pochissimo di notte, ma senza mai andare oltre le 1:30 del mattino salvo forse una volta: dovevamo tener conto del fatto che giravamo con un bambino di 13 anni. Ci siamo preparati a fondo. In passato non ci era mai capitato di fare tante prove prima di iniziare a girare. |
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Nel film è presente la città, ma c’è anche il bosco che la circonda... |
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Luc: Geograficamente avevamo pensato al film come ad un triangolo: la città, la foresta e la stazione di servizio. Il bosco è il luogo che rappresenta una tentazione pericolosa per Cyril: lì lui potrebbe imparare a diventare un teppista. La città rappresenta il passato con suo padre e il presente con Samantha. La stazione di servizio è il luogo di passaggio in cui l’intreccio si sviluppa a più riprese.
Jean?Pierre: Abbiamo voluto costruire il film come una specie di fiaba. Con dei cattivi che fanno perdere al bambino le sue illusioni e Samantha che appare un po’ come una fata. A un certo punto ci era perfino venuto in mente di intitolarlo “Conte de notre temps (Una favola dei nostri tempi)”. |
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Non è nelle vostre abitudini scritturare attori conosciuti. |
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Luc: Non c’era niente di programmato. Non scriviamo mai pensando ad un attore in particolare. Quando abbiamo finito con la sceneggiatura, abbiamo cominciato ad ipotizzare delle attrici, e la prima è stata Cécile. Con lei sapevamo che avremmo evitato la psicologia, che sarebbe bastata la sua presenza, con il suo corpo e il suo viso. Le abbiamo dato la sceneggiatura e lei ha subito accettato. Ci ha fatto qualche domanda sulle motivazioni del personaggio. Noi le abbiamo risposto che Samantha era lì, presente, e basta. Si è fidata di noi.
Jean?Pierre: Abbiamo prestato grande attenzione all’accento. Non sapevamo che farcene dell’attrice francese che arriva sul set! Cécile è belga, bisogna tenerlo presente. E’ cresciuta non lontano da dove è stato girato il film, nella valle della Mosa. Ma ha solo un leggero accento, e non c’è stato bisogno di alcuna forzatura. |
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Ritroviamo anche i vostri fedelissimi: Olivier Gourmet e Jérémie Renier, nel difficile ruolo del padre. |
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Luc: Olivier appare solo un attimo, ma bisognava pure fargli fare qualcosa! Gli abbiamo fatto tre proposte e lui ha scelto di interpretare il proprietario del bar che serve delle birre. E’ una piccola scena, ma per noi era importante che ci fosse.
Jean?Pierre: Il ruolo di Jérémie è più forte. Quando ha letto la sceneggiatura e ha scoperto quale fosse il suo personaggio, ci ha subito detto che eravamo riusciti di nuovo a trovare un tipo particolarmente simpatico da fargli interpretare. Beh, lui comunque interpreta personaggi molto amabili in altri film, perciò... |
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Come avete scelto Thomas Doret, il bambino che interpreta Cyril, presente in quasi tutte le inquadrature del film? |
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Jean?Pierre: Come sempre, quando si cercano attori di quell’età: abbiamo pubblicato un annuncio, poi abbiamo fatto dei provini ad un centinaio di ragazzini. Thomas è venuto il primo giorno, era il quinto, e ci ha colpito immediatamente.
Luc: Siamo rimasti colpiti dal suo sguardo, dal suo lato cocciuto, concentrato…
Jean?Pierre: Aveva anche una capacità incredibile di imparare le sue battute... e lui ha una parte molto lunga. Fin dalle prime prove, corrispondenti alla scena iniziale del film, abbiamo capito che era lui quello giusto per il personaggio. Ha dimostrato un’intelligenza intuitiva del suo ruolo. Un modo di recitare giusto, commovente senza essere melenso.
Luc: Durante il mese e mezzo di prove è stato l’unico ad essere sempre presente. Si è ritrovato subito nella posizione del leader! Conosceva già tutte le scene a memoria, sebbene in realtà non gli fosse stato ancora richiesto. E quando gli succedeva di bloccarsi, si innervosiva moltissimo. Thomas è cintura marrone di karaté! Questo lo aiuta sul piano della memoria e della concentrazione. |
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Per la prima volta usate la musica, anche se con molta parsimonia... |
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Luc: Effettivamente è una cosa molto rara nei nostri film e abbiamo esitato molto. In una fiaba è presente per forza un percorso con delle emozioni e delle sfide. Abbiamo pensato che, in alcuni momenti, la musica avrebbe potuto avere la funzione di una specie di carezza tranquillizzante per Cyril. |
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Eccovi di nuovo a Cannes, dove avete già ottenuto due Palme d’Oro. Cosa siginifica per voi questo festival? |
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Jean?Pierre: E’ molto importante presentare lì i nostri film. Ogni volta è una bella rimpatriata. Ci piace sentire quella speciale adrenalina che si prova solo a Cannes.
Luc: Il nostro cinema deve molto al festival. Lì proseguiamo il nostro cammino, fino ad ora sempre positivo... |
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