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Il romanzo di Mario Desiati, Il paese delle spose infelici, si svolge in una Puglia assolata, nella quale si consuma l'amicizia tra una banda di ragazzini molto diversi tra di loro, ma accomunati dalla passione per il calcio e la voglia di crescere. Al Festival di Roma, in concorso, arriva il film, diretto da Pippo Mezzapesa, regista esordiente che ha all'attivo il falso documentario "Pinuccio Lovero - Sogno di una morte di mezza estate" e diversi corti. |
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Da dove nasce questo film? |
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Nasce dal romanzo Il paese delle spose infelici di Mario Desiati. Mi colpì subito l'atmosfera, che era lo stesso dei miei lavori precedenti, e i personaggi, che si trovano in un momento pieno di scelte, la crudezza e il tormento dell'adolescenza. Un momento di scelta anche per la protagonista, che si trova a vivere una seconda giovinezza. Poi c'è anche il quarto protagonista, che è il territorio della Provincia di Taranto, che è una sorta di bellezza ferita. |
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Questo tuo film sembra raccogliere molto dei tuoi lavori precedenti. Sei d'accordo? |
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Direi di sì. C'è da dire che il campo di calcio è il luogo ideale dove far nascere un'amicizia e anche dove cadono gli strati sociali. |
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Cosa rappresenta per te essere qui al Festival Internazionale del Film di Roma? |
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E' sicuramente prestigioso. I festival in generale sono un punto di arrivo ma anche di partenza e dunque è decisamente una soddisfazione arrivarci per chi ha lavorato a un film. |
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Non ti sembra che gli adulti in questo tuo film siano un po' periferici? |
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Gli adulti nel film rappresentano il destino ineluttabile da cui cercano di scappare i ragazzi. Il fratello di Zazà sarebbe quello in cui lui si trasformerebbe se non riuscisse a riappropriarsi di quella dolcezza che gli era stata negata. |
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Come hai trovato il cast? |
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E' stato un lavoro lungo, laborioso, abbiamo setacciato l'intera Puglia. Abbiamo cercato dei ragazzi che restituissero naturalismo al film e anche che avessero la capacità di reggere il set. Il lavoro con loro è stato decisamente stimolante. |
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Il tuo documentario ti ha aiutato in qualche modo nel realizzare Il paese delle spose infelici? |
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Mi ha aiutato a osservare la realtà. Ho cercato di portare questo sguardo verso il territorio e verso l'umanità. |
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Cosa ci puoi dire dell'uso che hai fatto delle musiche? |
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Già in fase di sceneggiatura si può dire che alcune scene fossero quasi ispirate dalla musica e pensate su di essa, mi piacevano delle musiche che avessero il sapore del decennio amorfo degli anni '90. |
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