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Torna, dopo una lunga pausa lontana dalle scene, Jodie Foster (attrice due volte premio Oscar per Il Silenzio degli Innocenti e Sotto Accusa), in questo thriller ad alta tensione dal titolo Flightplan - Mistero in volo, diretto da Robert Schwentke (Tattoo) e prodotto da Brian Grazer (A Beautiful Mind, Apollo 13). La ragazzina di Taxi Driver è cresciuta. |
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Una madre che perde un figlio sente il cuore precipitare... |
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Sono stata toccata personalmente dal film in modo molto profondo. Io stessa sono mamma e so cosa significa perdere di vista il proprio figlio in un luogo affollato: in una piscina, al supermercato per dieci secondi o addirittura per 5 minuti. E' una sensazione di disperazione, senti un colpo allo stomaco e senti il cuore precipitare. |
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Questo è un film claustrofobico così come Panic Room che ha girato tre anni fa... |
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Sì ma la grande differenza è che in Flightplan il punto di vista è quello della protagonista, la macchina da presa rispecchia i suoi movimenti e la sua psiche, mentre in Panic Room era neutrale. Qui il tono e l'emozione del racconto sono date dalle sensazioni di volta in volta vissute dalla donna. Film come Flightplan tentano di essere specchio della realtà ma alla fine non lo sono perché è difficile prendere una realtà dolorosa e trasportarla su pellicola, così come è difficile capire nel profondo cosa si prova in situazioni come quella vissuta dal mio personaggio. |
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Flightplan affronta in maniera diretta una serie di angosce che sono caratteristiche dopo l'11 settembre, e ci sono altri film che parlano di questo tipo di paura come il recente Red Eye... |
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In questo momento sono in realizzazione altri film ambientati su aerei. Credo che sia un modo per affrontare qualcosa di molto forte, ma anche un sistema per relazionarsi alle proprie paure. Quando abbiamo iniziato a lavorare su Flightplan il ricordo dell'11 settembre era troppo recente per poterne parlare direttamente. Forse sta per arrivare ora il momento per poter parlare di questi eventi. |
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Quindi è un film basato sulla paura e sulle reazioni che essa può provocare in ognuno di noi? |
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Essenzialmente ritengo che i film rispetto alla realtà siano intessuti in maniera più fitta per via del tempo ristretto previsto per un lungometraggio. Presentare situazioni sconvolgenti e vestirle attraverso una storia narrata in un film è come porle in un’arena tranquilla, più serena, che permette allo spettatore di affrontare le proprie paure. |
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E’ più giusto allora considerare il film come un thriller alla Hitchcock? |
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Quando ho letto la sceneggiatura molte cose erano già definite nell’interno e sia io che lo sceneggiatore conoscevamo già i film di Hitchcock, come La signora scomparsa. Quando si vuole portare avanti un discorso soggettivo e comunicare al pubblico certe informazioni si crea sempre un ambiente sullo stile di Hitchcock, perché la suspense è proprio questo. |
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Il protagonista del film doveva essere un uomo all'inizio: poi cosa è successo? |
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Quando il mio agente ha letto il copione ha avuto l'idea di trasformare questo personaggio in una donna. Ci sono differenze rispetto alla prima sceneggiatura: l'uomo non si era mai preso cura di sua figlia prima e inizia a conoscerla solo sull'aereo, a un certo punto arrivava a dubitare della sua sanità mentale, ma questi due aspetti non funzionavano. E' più frequente che una donna non venga creduta e sia considerata solo come un'isterica, si tratta quasi di un profilo di genere, è sempre la donna che nei film urla e perde il controllo. |
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Come sceglie i suoi ruoli? |
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Non si basano sul personaggio ma soprattutto sulla sceneggiatura, perché dev'essere una storia che valga la pena di essere raccontata e poi il regista è decisivo, mi sono accorta che se chi mi dirige è mediocre io non rendo e anche la mia interpretazione è mediocre. Mi piacerebbe interpretare delle commedie romantiche ma in America nessuno mi vede romantica. |
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Non solo attrice e regista ma anche produttrice... |
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Sì, ho prodotto buoni film di cui sono molto orgogliosa ma ho chiuso la mia casa di produzione perché non riuscivo a stare dietro a tutti miei impegni. |
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E il progetto di Flora Plum prodotto da Luc Besson? |
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Ci ho lavorato circa otto anni e per ben tre volte sono stata vicina a realizzarlo, ma hanno bloccato tutto, la prima volta a sole due settimane dalle riprese, è stato molto doloroso. |
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Pochi film, molti progetti, cos’altro può dirci sul suo futuro? |
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Ho iniziato a lavorare a 3 anni e certo che il mio approccio è cambiato, con il passare del tempo capisci cosa ti rende veramente felice e cosa no. Ho scelto di tenere ben separate la vita professionale e quella personale, faccio sempre meno film, scegliendoli con maggiore attenzione. Spero di lavorare ancora a 70 anni ma spero soprattutto di portare avanti la mia carriera di regista. Ho chiuso la mia casa di produzione ma ho molti progetti da portare avanti: presto dirigerò Sugarland con Robert De Niro sulla storia di emigranti giamaicani nel Sud della Florida dove reciterò anch'io, mentre spero di portare avanti il progetto sul film di Leni Riefenstahl che ha già sollevato molte polemiche. Nessuno però ha letto la sceneggiatura e non ancora un metro di pellicola è stata girata per cui le discussioni potranno esserci solo dopo che il film sarà stato fatto. |
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Che momento sta vivendo della sua carriera? |
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Ho imparato che sono felice solo da quando divido nettamente la vita privata dal lavoro, sono felice quando giro pochi film, quando lavoro con registi simpatici e intelligenti, la mia vita privata è al primo posto. Ho iniziato a lavorare a tre anni, il mio punto di vista è cambiato con il tempo e la mia famiglia viene prima di tutto, è una lezione che Hollywood ti insegna. |
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