Cinema del Silenzio - Rivista di Cinema

Intervista: Francesco Bruni

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Venerdì 18 novembre 01 Distribution porta in oltre 250 sale italiane “Scialla! (Stai sereno)”, esordio alla regia dello sceneggiatore Francesco Bruni premiato a Venezia nella sezione Controcampo Italiano. Il film punta forte sul ritmo e su uno humour non esclusivamente romano, come il titolo lascerebbe supporre, ma la marcia in più la dà uno splendido Fabrizio Bentivoglio, ben spalleggiato dall'esordiente Filippo Scicchitano. L'ufficio stampa del film ha diffuso questa breve intervista al regista.
Intervista Francesco Bruni: Domanda 1Come tradurresti il titolo "Scialla!" nella lingua corrente italiana?
Nel gergo giovanile romano significa “stai calmo, rilàssati”; più o meno come il “take it easy” americano. Secondo alcuni è derivato dall’arabo inshallah. Per me è un’espressione che ha diverse valenze: sorvolando sul fatto che i miei figli me la rivolgono in media una ventina di volte al giorno, mi piace l’invito alla moderazione e al quieto vivere che contiene; infine, la considero anche una sorta di manifesto poetico. Dopo aver a lungo riflettuto sull’aggettivo da associare alla parola commedia per definire il mio film, alla fine ho avuto un’illuminazione: “Scialla!” è proprio un classico esempio di commedia scialla.
Intervista Francesco Bruni: Domanda 2Fabrizio Bentivoglio, nella realtà milanese, ha nell’accento una forte connotazione veneta; quali sono le ragioni di questa cadenza?
Con Fabrizio abbiamo pensato che una calata nordica potesse aiutarlo a costruire la caratterizzazione del personaggio; il veneto (padovano, per l’appunto) è una musica che lui conosce molto bene, e che in me suscita immediato buonumore.
Intervista Francesco Bruni: Domanda 3Come hai trovato Filippo Scicchitano, per la prima volta sullo schermo?
Per quanto riguarda Filippo, le cose sono andate secondo l’aneddotica classica: è venuto al provino (ne ho fatti centinaia, soprattutto nelle scuole) ad accompagnare un amico; gli hanno dato delle battute di servizio, rideva come un matto. Il suo sorriso e il suo sguardo mi hanno conquistato subito.
Intervista Francesco Bruni: Domanda 4La scuola è un ambiente ricorrente nel cinema italiano; da cosa deriva in generale questo interesse e nel tuo caso in particolare?
La scuola è la base della società democratica, un punto di contatto fra classi sociali ed etnie, un grande laboratorio di convivenza, di crescita personale e civile. Dal punto drammaturgico, perciò, è una fonte di spunti continua ed inesauribile. Nel mio caso, poi, visto che il film ha al centro proprio il processo educativo di un ragazzo e il suo rapporto con la cultura, era una tappa obbligata del racconto.
Intervista Francesco Bruni: Domanda 5Hai scritto e continui a scrivere sceneggiatore per autori e titoli di prima fila sia cinematografici che televisivi, ora arriva l'esordio alla regia. Come è arrivato? Hai proposto ad un produttore il tuo soggetto o sei stato invitato a dirigere oltre che scrivere un film?
E' semplicemente successo che, per la prima volta da quando ho intrapreso questo mestiere, un produttore – Beppe Caschetto - mi ha chiesto di scrivere una commedia in totale libertà, e senza un regista accanto. Inevitabilmente, ho scritto ciò che mi stava più a cuore, che mi riguardava più da vicino. Ed inconsciamente – forse – ho apparecchiato una storia semplice, con pochi personaggi, ideale per un esordio. A copione ultimato mi sono accorto che avrei sofferto molto ad affidare questa storia a qualcun altro. Beppe – che secondo me aveva architettato la trappola fin dall’inizio - mi ha dato l’ultima spintarella proponendomi di dirigere il film.
Intervista Francesco Bruni: Domanda 6Cosa potrà determinare la tua volontà di procedere ad altre regie? Il successo commerciale, l’apprezzamento critico, riconoscimenti festivalieri?
Tutte queste cose, spero! Dovendo scegliere, mi piacerebbe che il film individuasse una sua fetta di pubblico, anche minoritaria, ma potenzialmente fedele. Uno zoccoletto duro di spettatori che aspetteranno pazienti e fiduciosi un altro film così. Ho la sensazione che nel parlamento – peraltro affollato – della commedia italiana, fra le ali estreme della commedia commerciale e di quella autoriale ci sia un bello spazio vuoto, o quasi. Mi piacerebbe accomodarmi lì, almeno per qualche mandato.
Intervista Francesco Bruni: Domanda 7Insieme a Paolo Virzì, Luchetti e Archibugi per citarne alcuni, ti senti l’erede della brillante stagione della Commedia all’italiana (Age e Scarpelli, Scola, Monicelli, Risi, Salce)?
L’accostamento a quella scuola è per me un grandissimo onore, ma per il momento mi sembra che lo si possa proporre solo per quanto riguarda alcuni film che ho scritto, specie con Paolo Virzì. Ma ovviamente quell’insegnamento è ormai parte di me, e quindi mi è venuto naturale prendere spunto dall’osservazione della realtà, dare ai personaggi sfaccettature anche contraddittorie e non necessariamente positive, ma soprattutto tenere sempre presente il primo comandamento del mio caro maestro Furio Scarpelli: che non si fa buona commedia senza un contrappunto serio, anche drammatico.
Intervista Francesco Bruni: Domanda 8Hai un figlio liceale ed una figlia che frequenta le medie. Chi influenza di più l’uno l’altra nella scelta dei film da vedere? E quali autori, quali generi, rientrano tra i tuoi favoriti?
I miei figli sono appassionati di cinema, e hanno i loro gusti. Con un diciassettenne ed una tredicenne bisogna andarci cauti, perché un consiglio sbagliato ti può costare anni di credibilità faticosamente costruita. Mio figlio ha apprezzato alcune dritte: “L’odio” di Kassovitz (che infatti cito nel film), “Fa’ la cosa giusta” di Lee; con mia figlia ho giocato con successo la carta “Juno”, un film che ha un angolino speciale anche nel mio cuore. Negli ultimi anni, il cinema indipendente americano mi ha regalato belle sorprese: oltre al film di Reitman, ho apprezzato molto “Broken Flowers”, “Lost in translation”, e di recente “I ragazzi stanno bene”. Sono anche un fan – ma chi non lo è? – di Allen, di Altman, del primo Scorsese, di Loach e Leigh, di Kaurismaki; in gioventù ho spasimato per Wenders, all’epoca del Centro Sperimentale ero pronto a battermi con chi avesse anche solo messo in discussione l’indiscutibile Kieslowski.
Ad ogni modo, quando si tratta di scegliere un film, do sempre la precedenza al cinema italiano d’autore, ed ultimamente è raro che io rimanga deluso.
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