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Intervista: Maiwenn Le Besco

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A una settimana di distanza da "ACAB - All Cops Are Bastards", esce nelle sale italiane il francese "Polisse", che all'ultimo Festival di Cannes ha ottenuto il premio del Pubblico. Il film, distribuito da Lucky Red in 35 copie, racconta la routine quotidiana degli agenti di polizia. A presentarlo alla stampa romana la regista Maïwenn Le Besco era accompagnata da Riccardo Scamarcio, interprete di un ruolo secondario nel film. Riportiamo di seguito il transcript della conferenza stampa.
Intervista Maiwenn Le Besco: Domanda 1Il film dà la sensazione di essere una presa diretta sulla realtà. C'è un motivo particolare per cui ha scelto di dare al film un taglio documentaristico selezionando, poi, i casi da portare sulla pellicola?
Probabilmente riesce a dare la sensazione della realtà perché è girato bene e la percezione di veridicità che si prova nel guardarlo è dovuta proprio al modo in cui è stata effettuata la selezione dei casi trattati nel film, dettata non tanto dall'elemento della straordinarietà che, inevitabilmente, avrebbe fatto dei poliziotti francesi degli eroi, ma piuttosto in base alla capacità delle storie di essere molto vicine alla realtà. Quello che ho cercato di fare con “Polisse” è stato fare mia la realtà che mi circonda. E ogni volta che la realtà viene riportata in un film questa assume sempre una connotazione differente a seconda di chi è a raccontarla. Ad esempio i personaggi del film non sono inventati ma sono persone il cui modo di essere è stato messo in scena direttamente da me e l'elemento del suicidio ne è una prova visto che proprio una poliziotta ha tentato di suicidarsi.
Intervista Maiwenn Le Besco: Domanda 2Ha lavorato a contatto con la polizia francese? E se sì, come è stato valutato da loro il suo operato e quali difficoltà ha incontrato?
Non ho avuto la possibilità di lavorare con loro perché i loro capi non hanno voluto. Poi però alla proiezione si sono sentiti a disagio perché il film effettivamente meritava e si sono resi conto di aver perso un'opportunità. Quando si dirige un film non si ha la possibilità di raccontare tutto, quello in cui mi sono impegnata è stato cercare di fare un film che lasciasse libero lo spettatore di riflettere senza essere a favore o contro la polizia.
Nel mio mondo, quello della “sinistra al caviale”, purtroppo quando si parla di polizia si reagisce sempre in maniera negativa. Quando mi sono resa conto che avrei potuto individuare degli elementi positivi e quindi metterli in scena sono stata criticata, in particolar modo, da quella sinistra di cui mi sento parte.
A tal proposito vi racconto un aneddoto. Un giorno con la mia macchina ho imboccato una strada preferenziale e, giustamente, i poliziotti mi hanno fermata. Quando ho aperto la portiera si sono resi conto chi ero e mi hanno ringraziata per come sono riuscita a portare sulla scena il loro lavoro.
Quello che effettivamente conta per me nella vita (oltre a evitare le multe, ndr) non è essere compiacente con tutti, ma essere me stessa. Ho prodotto il mio primo film da sola, l’ho girato da sola e sono fiera di essere quello che sono.
Se mi rendo conto che c'è un poliziotto che fa bene il suo lavoro, penso anche che valga la pena raccontarlo. Sono di sinistra, è vero, ma non voglio e non devo compiacere nessuno.
Questa è una delle caratteristiche della Francia: fai una cosa per trovare giustizia e poi vieni accusato di tradimento.
A Cannes sono stata contenta di due cose: prima di tutto che una rivista di sinistra mi abbia messo in copertina e abbia definito “Polisse” “un film che colpisce lo stomaco”; la seconda quando il Direttore del Festival mi disse che la decisione di eliminare alcuni personaggi francesi dalla giuria avrebbe portato alla vittoria di qualche film francese.
Intervista Maiwenn Le Besco: Domanda 3Ha scelto Riccardo Scamarcio perché voleva un attore straniero o ci sono altre motivazioni?
Sinceramente a me non interessava riuscire a trovare un attore straniero, quello che maggiormente volevo era un attore carismatico. Alle origini del film il ruolo interpretato da Riccardo rientrava a far parte di un triangolo amoroso: me, lui e il poliziotto. Inizialmente avevo elaborato quest'idea di creare conflittualità sia tra i due personaggi sia tra i due mondi che essi stessi rappresentano: da una parte la facilità della vita borghese e dall'altra la realtà povera del poliziotto. Poi mi sono resa conto che creare una storia parallela a quella raccontata nel film non funzionava. E il motivo principale per cui ho scelto Riccardo è perché le sue peculiarità caratteriali si sarebbero integrate perfettamente in questo contesto e soprattutto lo avrebbe avvantaggiato il suo modo di essere un po' chiuso nei sentimenti. Mentre per quanto riguarda la lingua inizialmente ho pensato che avrebbe potuto rappresentare un ostacolo poi invece sono arrivata alla conclusione che avrebbe potuto aiutare a renderlo un personaggio diverso dal contesto raccontato e che in un certo senso mi avrebbe aiutato a riconciliarmi con le mie origini maghrebine.
Forse in futuro girerò “Polisse 2” con Riccardo come attore principale!
Intervista Maiwenn Le Besco: Domanda 4Cos'ha il film di autobiografico?
La domanda e la risposta, in questo caso, rischiano di essere uguali per tutti i registi. Ad ogni modo in ogni film c'è una parte dell'inconscio che viene fuori e che ti porta a realizzare determinate cose.
Io credo che qualsiasi artista quando produce una sua opera che sia un quadro, una canzone o altro, racconta sempre qualcosa di sé, la sua identità che poi è il passato.
Per me, ogni cosa che faccio, è autobiografica. L'abilità è nel saperla nascondere. Molto probabilmente io non sono molto brava in questo...
Alcune volte però si tratta di antibiografia, cioè raccontare quello che si vorrebbe essere. Nei miei film, ad esempio, è sempre molto presente l'aspetto della genitorialità, come si fa ad essere genitori o come si fa ad essere figli. Per esempio nel mio ultimo film si percepisce la mancanza d'amore che caratterizza il periodo dell'infanzia.
Se non ricordo male era Troufau a dire che si fa sempre lo stesso film per tutta la vita e ci sono due frasi che caratterizzano la mia esperienza: la prima me la disse un ragazzo quando avevo 11 anni: “Non ci sono regole per saper scrivere, si scrive come si pensa”. La seconda è la seguente: “Tutti si possono identificare in storie autobiografiche e in ogni storia autobiografica c'è qualcosa di intimo”.
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Polisse
di Maïwenn Le Besco
Drammatico, 2011
127 min.
Film diretti:
2011  Polisse
Festival di Cannes 2011
64ª Edizione
Febbraio al cinema
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