Cinema del Silenzio - Rivista di Cinema

Intervista: Vincent Paronnaud e Marjane Satrapi

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Esce in sala venerdì 6 aprile in 50 copie distribuito da “Officine UbuPollo alle prugne, nuovo film a quattro anni dal successo di “Persepolis” della collaudata coppia artistica Marjane Satrapi - Vincent Paronnaud, basato sull’omonima graphic novel della stessa Marjane Satrapi, già presentato con successo in concorso all’ultima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e al Festival di Toronto. L'ufficio stampa del film ha diffuso la seguente intervista ai due autori.
Intervista Vincent Paronnaud e Marjane Satrapi: Domanda 1Di chi è stata l’idea di fare un film su Pollo alle Prugne? E quella di non fare un altro film di animazione?
Vincent Paronnaud: Quando abbiamo finito Persepolis, sentivamo entrambi la necessità di fare qualcos’altro e quasi subito ci siamo detti che avremmo fatto un film con attori veri per sganciarci dal lavoro austero, quasi monastico, dell’animazione... Mentre l’adattamento dei quattro tomi di “Persepolis” è stato un lavoro pesante, la forma di “Pollo alle prugne” ha reso il nostro lavoro semplice e chiaro. Questa storia presentava più aperture, più spazi di libertà. Il libro ha una struttura ritmica ed efficace, divisa per giorni, ma nello tempo, la sua narrazione non lineare, con i flashback, i salti temporali, le digressioni e i sogni, ti da la possibilità di seguire direzioni diverse e liberare l’immaginazione... Il libro ha una struttura a puzzle che mi piace molto e mi ha molto stimolato.
Marjane Satrapi: L’aspetto più interessante di ogni progetto artistico è affrontare una sfida e fare cose che non hai mai fatto e non sai come fare. Abbiamo fatto un film d’animazione, abbiamo imparato molto, è stato un lavoro lungo e faticoso, anche se ovviamente abbiamo goduto anche di una grande soddisfazione. È stato eccitante fare qualcosa di diverso. Vincent ed io lavoriamo così, è il nostro motore, è ciò che ci guida.
Pollo alle prugne” è il naturale proseguimento di “Persepolis”. Prima di tutto, perché il protagonista del film, il musicista distrutto dall’amore, è il fratello di mio nonno, il rivoluzionario prigioniero comunista di cui ho parlato in Persepolis...In secondo luogo perché né Vincent né io possiamo dimenticare il linguaggio da cui proveniamo. Noi siamo illustratori, quindi ci sono degli strumenti che è normale per noi usare – pur senza inserirli in una sorta di dimostrazione o manifesto. È semplicemente una forma di espressione che è naturale per noi.
Intervista Vincent Paronnaud e Marjane Satrapi: Domanda 2Cosa ha ispirato la scrittura del romanzo a fumetti di Pollo alle Prugne? È stato facile adattarlo?
Satrapi: Il punto di partenza è stata la storia dello zio musicista di mia madre, che morì in strane circostanze che nessuno fu mai in grado di spiegare. Sono andata in Germania a trovare il fratello di mia madre, anche lui musicista: mi ha raccontato che questo zio era un uomo notevole, uno dei migliori musicisti del suo tempo e mi ha mostrato delle foto che lo ritraevano. Essendo io molto sensibile alla bellezza, il viso romantico di quell’uomo mi ha ispirato e mi ha spinto a scrivere la storia del suo cuore spezzato. Inoltre c’era anche l’esigenza di parlare della morte, un’idea che mi ossessiona, quella che proprio non riesco ad accettare... Volevo scrivere un libro su questo da molto tempo, per raccontare una storia di nichilismo: alla fine non c’è nulla, nessuna redenzione, quando è finita è finita, tutto è perso!
L'adattamento è stato più facile rispetto a “Persepolis”, prima di tutto perché era un singolo libro e non quattro; inoltre, non c’era lo stesso carico emotivo. Lavorare a Persepolis mi ha ucciso cento volte! Ho vissuto la storia in prima persona, poi l’ho rivissuta scrivendo i libri e l’ho rivissuta ancora facendo il film.
Per “Pollo alle prugne” è stato molto più facile. Era semplicemente una tenera, triste storia d’amore. Questo musicista ferito è il personaggio più vicino a me, ma essendo lui un uomo posso nascondermi dietro di lui più facilmente.
Paronnaud: Marjane tratta soggetti che non sono molto nelle mie corde. Le sue storie hanno un tocco romantico, sentimentale, quasi ingenuo, che non mi è per niente congeniale. Ma è proprio questo che mi interessa intellettualmente. Quindi l’unica domanda è “Come lo raccontiamo?”. L’idea di raccontare una classica storia d’amore, traboccante di sentimenti, e persino un tocco di burlesque, mi intrigava. Mi chiedevo come riuscire a trascinare il pubblico nella storia giocando con stili differenti, come avremmo potuto coinvolgerlo, farlo sentire vicino ai personaggi e allo stesso tempo muoverci continuamente all’interno della narrazione, come trasmettere emozioni e rimanere leggeri, e fino a che punto potevamo spingerci... È stata un’operazione da veri equlibristi.
Intervista Vincent Paronnaud e Marjane Satrapi: Domanda 3Il film oscilla fra burlesque e sentimenti, fantasia e serietà, e richiama un mix di generi e stili visivi. Viene da pensare che abbiate concepito il film come un omaggio al cinema...
Paronnaud: Questo è stato uno dei nostri punti di partenza. Sarà che stavamo lavorando con degli attori per la prima volta, sarà che stavamo girando in uno studio, allestendo set e giocando con modelli ben precisi. Ad ogni modo, sembrava coerente con la storia e col progetto. Uno dei personaggi nel film dice “Ho preso il destino e l’ho rotto”: noi volevamo fare la stessa cosa con il film. Da subito abbiamo detto che volevamo strizzare l’occhio e fare dei riferimenti ai film che abbiamo amato da bambini e da adolescenti. Abbiamo detto – anche se Marjane odia questa espressione – che per noi era una chance di gridare al mondo il nostro amore per il cinema. Volevamo iniziare con qualcosa di piuttosto classico così da poter poi passare a registri più bizzarri, caricaturali, che continuassero a permetterci di riflettere sulla morte... Il nostro intento era quello di dare un punto di vista moderno a questa storia, giocando con le citazioni e il linguaggio estetico che ci appartiene.
Satrapi: Volevamo fare un film che sposasse diversi generi, diversi modi di raccontare, estetiche differenti... Ci siamo molto divertiti a saltare dalla parodia alla sitcom, dal melodramma all’italiana al film fantasy a citazioni di Méliès. Ci siamo divertiti, ma non senza preoccupazioni più “serie”. Dovevamo passare da uno stile all’altro facendo in modo che non si notasse il meccanismo. È stato l’aspetto su cui abbiamo lavorato di più. Ci siamo trovati subito d’accordo su come trattare le sequenze che avrebbero conferito il suo stile al film. Vincent ed io abbiamo discusso molto e disegnato molto, e cercato di avvicinarci il più possibile all’idea che avevamo in testa. A rendere le cose semplici è stato che io e Vincent abbiamo gli stessi gusti. Meglio ancora: immaginiamo le stesse cose. Non c’è nessuna altro a cui posso dire “immagina che” e sapere che vede ciò che vedo io.
Intervista Vincent Paronnaud e Marjane Satrapi: Domanda 4Come vi siete trovati a lavorare per la prima volta con attori in carne ed ossa?
Satrapi: Stare sul set è stato fantastico! Amo l’energia che richiedono le riprese. Ero felice di fare animazione, ma è come una maratona, e io non sono una maratoneta. Le riprese, invece, sono una serie di piccoli sprint, una cosa che amo molto. È stancante, ma molto stimolante... Mi è piaciuto moltissimo lavorare con gli attori. Devo dire che sono stati molto fedeli alla sceneggiatura e a quello che gli chiedevo... L’alchimia fra di loro era meravigliosa.
Paronnaud: Gli attori sono un qualcosa a cui non ero per nulla abituato... Certo, c’erano anche i set, l’incredibile casa, le sezioni della strada... Quando li abbiamo visti abbiamo detto “Wow, è bellissimo!”, ma gli attori sono qualcosa di diverso. Io e Marjane li abbiamo scelti insieme, ne abbiamo discusso a lungo, li abbiamo incontrati ma durante la preparazione lei era più a contatto con loro. Penso che non sai davvero cos’è un attore finchè non ci lavori insieme: vederli all’opera è davvero impressionante. L’ho capito anche di più durante il montaggio: ero sbalordito dalla loro precisione, dal loro tempismo, dal loro modo di parlare. Forse è stata questa la sorpresa più grande: essere toccato dagli attori durante il montaggio.
Intervista Vincent Paronnaud e Marjane Satrapi: Domanda 5Marjane, vediamo nuovamente in apertura del film le cime imbiancate di neve che circondano Teheran...
Satrapi: Come posso sfuggirgli... Sono scolpite nel mio cuore per sempre. Parlo di ciò che conosco: l’ambiente che descrivo in “Pollo alle prugne” è quello in cui sono cresciuta. A quell’epoca, per esempio, tutti desideravano un arredamento occidentale, specialmente a Teheran. Negli anni 50 l’Iran era molto occidentalizzato, ecco perché, nel nostro film, gli interni hanno un’aria così europea. Inoltre, aldilà dell’estetica del film, è un modo per dire determinate cose, specialmente al giorno d’oggi, quando ci si sente dire che il multiculturalismo è un fallimento: come se tutti gli iraniani fossero uguali e tutti i francesi fossero uguali. Io, per esempio, non riuscirei mai a capire un iraniano “Guardiano della rivoluzione islamica”. Entrerei molto più facilmente in sintonia con un qualsiasi ragazzo francese incontrato in un caffè. Non è una questione di paese, lingua o religione; riguarda il genere umano. L’unica chiara divisione che esiste è fra i fanatici e quelli che sono disposti a comunicare. Di certo questo film parla di multiculturalismo, anche se la storia principale racconta di persone che possono morire per amore. Insomma, è giunto il momento di celebrare l’amore e l’essere umano, e metterlo al centro di ogni cosa. È bellissimo girare in Germania un film ambientato in Iran, con Isabella che è italiana, Maria che è portoghese, Golfshifteh che è iraniana, Rona che è rumena, Serge Avedikian che ha origini armene, Jamel i cui genitori sono marocchini, Mathieu, Chiara... e il risultato: un film francese!
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Pollo alle prugne
di Vincent Paronnaud, Marjane Satrapi
Drammatico, 2011
90 min.
Film diretti:
2012  La bande de Jotas / The gang of Jotas
2011  Pollo alle prugne
2007  Persepolis
Atri film:
2009  Les Beaux Gosses
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