Cinema del Silenzio - Rivista di Cinema

Intervista: Jean Dujardin e Gilles Lellouche

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Da venerdì 4 maggio sarà nella sale italiane "Gli infedeli", commedia atipica per due motivi: il più evidente è che si tratta di un film a episodi, ognuno diretto da un diverso regista. Il filo conduttore però, oltre al tema dell'adulterio, è rappresentato da Jean Dujardin e Gilles Lellouche: i due attori hanno scritto insieme questo film e hanno successivamente cercato i registi adatti. In questa lunga intervista diffusa dall'ufficio stampa del film, i due raccontano la nascita e la realizzazione del loro progetto.
Intervista Jean Dujardin e Gilles Lellouche: Domanda 1Come è nato questo progetto atipico?
Jean Dujardin: Il progetto è frutto di una serie di desideri e di idee che coltivavo da molto tempo. Innanzitutto c'era la voglia di fare un film a episodi, un formato cinematografico che consente una grande varietà. L'idea del tema mi è venuta dopo aver sentito la storia di un tizio che, per tradire sua moglie, andava al cinema, comprava un biglietto e staccava il telefono prima di andare a spassarsela. Quando tornava a casa, alla moglie che gli chiedeva perché non fosse raggiungibile sul cellulare, esibiva il biglietto del cinema come prova... Ho trovato questo espediente molto interessante. Il tema dell'infedeltà offriva un terreno di gioco appassionante. L'ultimo elemento riguarda il titolo che si è imposto quando, scorgendo di sfuggita la copertina del dvd del film di Martin ScorseseThe Departed”, il cui titolo francese è “Les infiltrés”, ho letto per errore “Les infidèles”... A quel punto ho avuto la forma, il tema e il titolo.
Intervista Jean Dujardin e Gilles Lellouche: Domanda 2Come si è formato il vostro duo?
Gilles Lellouche: Jean e io ci conosciamo da molto tempo. Come spesso capita in questo mestiere, avevamo voglia di lavorare insieme e avevamo alcuni progetti un po' campati per aria. Ma quando Jean mi ha parlato di questo progetto per la prima volta, ho subito accolto con molto entusiasmo l'idea di poterlo realizzare completamente insieme, condividendo fino in fondo la nostra visione artistica e la nostra grande amicizia.
Dujardin: Tra Gilles e me c'è una forte intesa. Entrambi siamo sempre in cerca di avventure umane e la prospettiva di lavorare insieme ci allettava moltissimo. Apparteniamo alla stessa generazione, condividiamo gli stessi gusti, la stessa sensibilità e un reciproco rispetto per il nostro lavoro. La nostra collaborazione si è imposta da sola e tutto è avvenuto con naturalezza in uno slancio incredibile.
Intervista Jean Dujardin e Gilles Lellouche: Domanda 3Come avete scelto le varie storie del film?
Dujardin: Il grande vantaggio di un film a episodi consiste nell'offrire un'autentica varietà di spunti. Abbiamo potuto affrontare l'argomento da diversi punti di vista, dal più giovane al più maturo e profondo, con personaggi più o meno caricaturali, vicini a noi e distanti da noi. Abbiamo cercato di scandagliare il tema, proponendo delle angolature che esprimano anche le differenze di età e di ceto sociale e che illustrino diverse situazioni, da quelle da incubo a quelle delle fantasie… Abbiamo iniziato a lavorarci facendo una serie di riunioni piuttosto informali e ridanciane con i nostro co-autori, Stéphane Joly, Philippe Caverivière e Nicolas Bedos. Abbiamo ideato una serie di piccoli film potenziali, almeno una trentina all'inizio, e in seguito abbiamo fatto una selezione. L'unico denominatore comune era la libertà di tono e umorismo, che tuttavia non impediva di toccare note patetiche o cupe.
Lellouche: Abbiamo accumulato idee, scritto e lavorato con alcuni autori e poi abbiamo scelto i soggetti, sia in base alla forza della tipologia, sia in base alle emozioni che risvegliavano in noi. Il divertimento e il desiderio di interpretarli che ci suscitavano sono stati due criteri determinanti nella nostra scelta. Numerosi soggetti si sono imposti con naturalezza e sono quelli che si sono rivelati più interessanti con il passare del tempo.
Intervista Jean Dujardin e Gilles Lellouche: Domanda 4Qual era per voi l'intento di questo film?
Dujardin: Alla base c'era il desiderio di ogni attore di interpretare delle situazioni diverse. Io avevo voglia di misurarmi con un certo eccesso, di andare lontano nei dialoghi e nel corpo. Ci rivolgiamo ad adulti liberi e consenzienti. L'obiettivo non è scioccare gratuitamente, ma avere la libertà assoluta e andare fino in fondo alle cose, proporre situazioni divertenti, un po' sovversive, che sconvolgono e suscitano una reazione. Era questo che volevamo. Avevo vissuto la stessa situazione con il film “OSS 117” e il pubblico si chiedeva se poteva osare lasciarsi andare alle risate. Se uno ha voglia di ridere, perché non dovrebbe farlo?
Lellouche: Avevamo anche nostalgia di una certa libertà irriverente, come quella che troviamo nei film di Blier o nella commedia all'italiana, per esempio ne “I mostri” – il film a episodi di Dino Risi con Vittorio Gassman e Ugo Tognazzi.
Intervista Jean Dujardin e Gilles Lellouche: Domanda 5Avete avuto difficoltà a mettere insieme il progetto?
Dujardin: Ci dicono spesso che siamo "bankable", che garantiamo il successo, che almeno questo serva a riuscire a realizzare un film! Se non fossimo quello che siamo nel nostro mestiere, probabilmente sarebbe stato tutto molto più complicato. Che gioia poter far parte di un progetto dall'inizio alla fine, assumendosi la responsabilità di ogni aspetto, del nostro buon gusto come del nostro cattivo gusto!
Lellouche: Per noi questo progetto ha rappresentato una grande boccata di aria fresca. A volte capita che più sei conosciuto, più pretendono da te una serie di cose, più la morsa si stringe e più hai la sensazione di essere sempre meno libero. Rifare quello che hai già fatto è un errore. Equivale a scegliere un copione in funzione del suo potenziale successo, della fama che hai conseguito, senza voler correre dei rischi. È il modo migliore di annoiarsi e di diventare molto noiosi.
Intervista Jean Dujardin e Gilles Lellouche: Domanda 6In quale momento avete deciso di ricorrere a registi diversi e come li avete scelti?
Dujardin: Fin dall'inizio del progetto, abbiamo deciso di non dirigere noi perché l'impegno sarebbe stato troppo oneroso. Abbiamo scelto i registi sia in base all'affinità sia in funzione del contributo che avrebbero potuto apportare alle storie. Non erano interscambiabili. Abbiamo proposto ad ognuno la storia che meglio corrispondeva al suo universo. Per «La bonne conscience», ho istintivamente pensato a Michel Hazanavicius. Sapevo che il suo senso dello sfasamento e la sua regia avrebbero aggiunto qualcosa di divertente e di significativo. Per il «Prologo», ci voleva qualcuno di vivace, incisivo, molto poliedrico, abile nel rendere un'intensità visiva e di scrittura, con una grande energia nel montaggio e nella scelta dei stacchi. Fred Cavayé era la persona ideale.
Lellouche: Emmanuelle Bercot ha una grande intelligenza e una grande sensibilità, basta vedere la sua collaborazione con Maïwenn in “Polisse”. Era evidente che l'episodio «La question» era perfetto per lei. Nel caso di Eric Lartigau, tutto il suo lavoro, dalle commedie a “L’homme qui voulait vivre sa vie”, indica una mentalità attenta al sociale e un approccio diretto che ci hanno attirato. La scelta di affidargli «Lolita» è stata quindi coerente. Conoscevo Alex Courtès da molto tempo e se non è ancora molto famoso come cineasta, le sue regie di video musicali sono note a livello internazionale. Il suo universo visivo molto forte si esprime in modo meraviglioso nelle piccole pillole che si alternano tra gli sketch prima di sfociare nell'incontro degli «Infedeli anonimi». Mettendo insieme dei talenti così variegati, il nostro intento era di offrire dei colori diversi al film.
Dujardin: Realizzando noi stessi l'episodio che conclude il film, abbiamo chiuso il cerchio. È stato l'ultimo che abbiamo girato. Abbiamo finito insieme e a Las Vegas!
Intervista Jean Dujardin e Gilles Lellouche: Domanda 7Come avete diretto in due?
Lellouche: Sempre al servizio delle situazioni. Capitava di passare da una sequenza molto frammentata a un'inquadratura fissa che consentiva di ricreare un'atmosfera fin nella sua vacuità. Questo ha creato un contrasto e una sensazione che non si osa spesso proporre al cinema.
Dujardin: Contrariamente a Gilles, la regia per me è una novità. Abbiamo seguito il nostro istinto sul momento ed è stato fantastico perché ci assomigliamo molto. C'erano molte situazioni diverse da rendere e in un contesto folle come Las Vegas, questo legame è stato ancora più forte.
Intervista Jean Dujardin e Gilles Lellouche: Domanda 8Le riprese sono state particolari quanto la concezione e la scrittura del film?
Lellouche: Abbiamo girato i vari episodi uno dopo l'altro. Anche se uno dei due è più presente in alcuni film, Jean e io eravamo praticamente sempre insieme sul set, visto che ognuno faceva almeno un'apparizione nell'avventura dell'altro. Ciascun episodio costituisce una vera e propria storia a sé, il film non è una successione di gag. Anche se nessuno l'ha mai detto esplicitamente, ogni regista si preoccupava di quello che facevano gli altri e questa pressione è stata utile al progetto che è diventato un condensato di energia pura grazie alla volontà di ciascuno di fare del suo meglio, in un clima gioioso.
Dujardin: Già il semplice fatto di avere sette registi diversi era di per sé un po' particolare, anche per la troupe. Ma è stato uno degli aspetti che ha reso il progetto così interessante. Ogni lunedì ripartivamo con un altro regista, in un altro luogo e in un altro ambiente, con personaggi diversi. Non ci annoiavamo mai!
Intervista Jean Dujardin e Gilles Lellouche: Domanda 9Cosa rappresenta questo film per voi oggi?
Dujardin: “Gli infedeli” mi ha ricordato a che punto adoro proporre un progetto, fare squadra, coinvolgere le persone. Mi piace questo aspetto della "banda". Ma non ho un desiderio particolare di darmi alla regia. Probabilmente questo film resterà uno dei grandi momenti della mia carriera, gioioso, libero, diverso, condiviso con amici che hanno talento. Ho molta voglia di ricominciare a recitare. Ho fatto commedie e film più seri e mi diverte alternare e mescolare i generi. Mi piace il fatto che vari gradi di umorismo e di genere funzionino bene insieme. Questo esercizio mi permette di proporre qualcosa di diverso, di non fossilizzarmi nel ruolo di “The Artist”. Non voglio essere identificato con un unico personaggio e con un'immagine precisa, voglio sorprende sempre, a rischio di bruciarmi le ali. Non è un calcolo da parte mia, è la mia natura. Contrariamente a quanto credono alcuni, non ci aspetta nessuno da nessuna parte. Quindi il solo fatto che questo film esiste mi rende felice.
Lellouche: Ho la sensazione che “Gli infedeli” sia un po' un condensato di tutto quello che è possibile per Jean e me. Realizzare insieme un lungometraggio con una tale dose di energia nella recitazione e di complicità è stato fantastico. Il film mi ha anche confermato la mia voglia di stare dietro alla macchina da presa. È stata un'esperienza molto forte in termini di incontri, di scambi, di lavoro, sia con i nostri colleghi attori, sia con gli altri registi. All'inizio avevo l'impressione che il progetto fosse percepito dagli altri come una sorta di capriccio di due ragazzi viziati, come se non ci rendessimo conto di quello che stavamo per fare, mentre noi ne avevamo un'idea molto precisa. Siamo stati fortunati a incontrare delle persone disposte a seguirci e a permetterci di andare fino in fondo. Grazie all'energia e all'impegno di tutti, il risultato va al di là delle nostre aspettative. Non mi dispiacerebbe fare un film con Jean ogni tre/quattro anni, una sorta di appuntamento fisso...
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Gli infedeli
di Emmanuelle Bercot, Fred Cavayé, Alexandre Courtès, Jean Dujardin, Michel Hazanavicius, Eric Lartigau, Gilles Lellouche
Commedia, 2012
109 min.
Film diretti:
2012  Gli infedeli
Atri film:
2016  Un amore all'altezza
2014  French Connection
2014  Monuments Men
2013  The Wolf of Wall Street
2012  Thérèse Desqueyroux
2011  Sherlock Holmes - Gioco di Ombre
2011  The Artist
2010  Piccole bugie tra amici
2010  Adèle e l'enigma del faraone
2008  Cash
2008  Nemico Pubblico N. 1 - L'istinto di morte
2003  Amami se hai coraggio
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