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C’era una volta un giovane cineasta dai capelli folti e bianchi che adorava Wim Wenders e filmava personaggi scapestrati che vivevano le loro avventure quotidiane ai margini del mondo. Poi sono passati gli anni e le stagioni, sono rimasti i capelli folti e bianchi ed è rimasto anche il gusto del regista più indipendente del cinema americano a seguire personaggi solitari e bizzarri che, nel loro errare per il mondo, restano i custodi inconsapevoli dell’insostenibile leggerezza della vita. |
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Mr. Jarmusch, anche Broken Flowers racconta un viaggio. Come quasi tutti i suoi film... |
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Il viaggio è una metafora per la vita. La vita è un viaggio. La più vecchia storia del mondo è quella di un viaggio, di Ulisse che attraversa il mondo per poi tornare a casa. |
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Come mai il film è così scarno di informazioni sul passato del protagonista? |
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Non ero interessato a descrivere in maniera dettagliata il background del personaggio, a rivelare come si è creato questo vuoto dentro di lui: m'interessava ritrarre questa persona, la sua reazione nel momento in cui riceve questa lettera, che lo induce a riflettere sul suo passato in una maniera di cui non era mai stato capace prima di allora. Dopotutto è questo il mio stile, guardare ai dettagli alle sfumature più che a una trama solida. |
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Come si è trovato a lavorare con Bill Murray? |
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Era diverso tempo che volevo lavorare con Bill, già qualche anno fa avevo scritto una sceneggiatura con lui in mente e Bill era interessato, ma per qualche motivo persi interesse in quel progetto. Ne parlammo e finii per proporgli l'idea di Broken Flowers che pure gli piacque; iniziai a scrivere la sceneggiatura sapendo che lui avrebbe interpretato il personaggio principale, ma non di immaginare le battute pronunciate da lui; ho cercato di concentrarmi sul personaggio, un personaggio che lui avrebbe potuto interpretare benissimo. |
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In Broken Flowers, Bill Murray è un esperto di computer, ma tutto ruota intorno a una lettera. Lei quale sceglie, tra i due mezzi di comunicazione? |
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La sorprenderò: io non uso le e-mail e non uso internet, se non per trovare delle informazioni. Mi piacerebbe che l’uomo usasse il cervello per comunicare di più, magari anche telepaticamente. Ma non mi piace che usi le macchine per comunicare. |
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Il suo film offre più domande che risposte... |
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Mi piace questa cosa. Anche la vita pone più domande di quante risposte dia. |
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