Cinema del Silenzio - Rivista di Cinema

Intervista: I fratelli Dardenne

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È tagliente come una lama affilata l’ennesima storia con cui i fratelli Dardenne conquistano un’altra Palma d’oro a Cannes 2005, che fa l’eco a quella di Rosetta del 1999. Stessa precarietà condivisa con l’indifferenza della gente perbene, stessi luoghi devastati, gli anfratti ghiaiosi dove la gente normale non passa. L'enfant di Jean-Pierre e Luc Dardenne è l'ennesimo capitolo di una filmografia, quella dei fratelli belgi, con protagonista una famiglia emarginata.
Intervista I fratelli Dardenne: Domanda 1Luc, nel vostro libro, scrivete che mentre giravate Il Figlio, sentivate il peso del successo di Rosetta. E’ accaduto di nuovo con L’Enfant oppure il riconoscimento de Le Fils ve ne aveva liberato? E, soprattutto, ora che sicuramente state preparando un nuovo film, portate con voi il fardello del successo de L’Enfant ?
"E’ dura scorazzare con un bambino per tutta l’estate", cantava Léo Ferré! Quel che è certo è che aver vinto questo riconoscimento a Cannes, sia la prima volta, sia quest’anno, è stato importante. Ma credo che vivere in uno stato di tensione sia il nostro modo di affrontare le cose. Forse talvolta esageriamo anche un po’. L’importante è tentare di non farsi condizionare troppo. Credo che lo stesso atto del parlare del film, come stiamo facendo con voi, e sicuramente come faremo con la stampa fino a fine novembre, ci permette di 'svuotarci' del film, del premio, di tutto, e saremo pronti a ricominciare. Truffaut era solito dire: "più facile per un regista gestire un fiasco che un successo". E’ vero. Talvolta il successo può rammollirti, può farti impantanare nel conformismo mentre ti convinci che 'tutto va bene' e, nello stesso tempo, può paralizzarti: "voglio fare delle altre cose, ma saranno altrettanto belle?". Si tratta di falsi problemi, bisogna liberarsi di tutto questo. Spero che ci riusciremo!
Intervista I fratelli Dardenne: Domanda 2Jean-Pierre , grazie a queste due palme d’oro, siete divenuti in qualche modo gli araldi del cinema belga, fatto piuttosto lusinghiero per i poteri costituiti ma, anche dopo Rosetta, per finanziare i vostri film avete comunque dovuto cercare co-produzioni con la Francia. Non è un paradosso?
E’ un po’ il destino di tutte le cinematografie dei piccoli paesi. Ed il nostro non è certamente grande, oltre ad essere culturalmente diviso in due, se non in tre alle volte. In fin dei conti, non conta che quattro milioni di abitanti. In proporzione, quindi, i mezzi di finanziamento sono un po’ meno importanti rispetto alla Francia. La sorte di registi come noi, provenienti da piccoli paesi, è quella di trovare partner all’estero, ma direi che, allo stesso tempo, è anche un punto di forza.
Intervista I fratelli Dardenne: Domanda 3Luc, un’etichetta con cui vi si definisce spesso è quella del ‘cinema del sociale’. Vero è che, ancora una volta, l’ambientazione di L’Enfant ha una forte connotazione ‘sociale’, ma, in sintesi, non sarebbe più la sopravvivenza il vero leitmotif delle vostre opere ed il thriller il genere che più vi si addice? E questo vale in particolare per il vostro ultimo lavoro.
In realtà, ecco un’altra etichetta, anche se mi piace di più! lo diciamo spesso come fosse uno scherzo ma alla fine c’è del vero. Siccome scegliamo personaggi che vivono a margine della società, si chiama in causa il cinema del sociale, ma ciò che spinge Bruno (Jérémie Rénier) a fare ciò che fa non è il bisogno, non ragioni economiche, non è, come potrebbe essere il caso in altri luoghi, il solo modo che ha per sopravvivere. Se avessimo scelto personaggi di estrazione borghese, si sarebbe parlato di ‘dramma psicologico’, perché i borghesi, e solo loro, hanno una psicologia. Allo stesso tempo, certo, non si può negare che questa scelta stabilisca un certo modo di guardare il mondo e la società di oggi.
Intervista I fratelli Dardenne: Domanda 4Jean-Pierre, come stabilite questo legame con la ‘marginalità’ che mostrate nei vostri film? In L’Enfant, si ricava l’impressione di un realismo quasi clinico, quando assistiamo ai colpi e ai traffici di quest’umanità disadattata. Come studiate questo ambiente?
Non lo studiamo... direi che abbiamo la capacità che dovrebbero avere tutti coloro che raccontano delle storie che non hanno vissuto, mettersi nei panni di altre persone, immaginarle, leggendo i fatti di cronaca, le minute di certi processi, dei romanzi o guardando servizi in televisione. O anche vivendo la verità dei rapporti con queste persone…non abbiamo mai incontrato Bruno, ma abbiamo conosciuto persone che troviamo un pò…come dire? diverse, amplificate. Abbiamo conosciuto uomini che ritroviamo in La Promesse, Rosetta,... questo è sicuro. Credo sia così anche per il cinema, sebbene io parli per noi perché certo non ci sono leggi universali. Il nostro cinema è segnato dal fatto che noi viviamo anche nella realtà e non in un universo isolato fatto di cinema.
Intervista I fratelli Dardenne: Domanda 5Luc, quindi rifiutate il microcosmo del protagonista…
Ecco. Produciamo documentari, questo ci obbliga in ogni caso ad interessarci di cosa succede qua o là…e poi nella vita privata, non viviamo in una campana di vetro dove si parla solo di cinema e si vedono solo film. È chiaro che si tratta anche di vedere film, ma occorre guardarli in rapporto alla realtà. Dare corsi, stringere rapporti con altri registi di documentari, vedere le loro immagini,…un cineasta indipendente americano che ha conosciuto la Hollywood degli anni ’70, stile Robert Wise, ha detto: "la cosa di cui dovevo assolutamente diffidare era una specie di lusso, di agio di vivere, di trovare dei mezzi, degli attori, che in fine mi intorpidiva. Mi avvolgeva isolandomi in una bolla d’aria". È per questo che bisogna diffidare del mondo del cinema.
Intervista I fratelli Dardenne: Domanda 6Jean-Pierre, tutta la vostra carriera di autori-registi vi ha visto insieme. Pensate mai che l’uno o l’altro possa decidere un giorno di tentare un assolo?
Non credo, no. Sono trent’anni che lavoriamo insieme. Prima con i nostri ritratti, i reportages, i documentari, poi con i nostri film. Dal ’73, non ci siamo mai separati.
Intervista I fratelli Dardenne: Domanda 7Luc, la regia a due non è poi così frequente...
Sì, ma noi abbiamo sempre fatto le stesse cose. In genere, quando l’uno si dedica esclusivamente ad una cosa e l’altro ad un'altra, si può arrivare ad un punto in cui, uno dei due può dire: "Voglio vedere se posso fare io stesso quello che fai tu, e che io non ho mai potuto fare in un film". Ma noi facciamo tutto indistintamente. Per questo non ho frustrazioni. L’unica cosa in cui non ci siamo mai cimentati è la recitazione... Jean-Pierre ha studiato teatro, potrebbe recitare, ma dice che sono io che non voglio ! sostiene che vado dicendo che è un cattivo attore, ma non è vero!
Intervista I fratelli Dardenne: Domanda 8Jean-Pierre, il tema della paternità; questo argomento potrebbe trovare il suo culmine nel vostro progetto sulla vita di Gesù? Trattereste il personaggio in rapporto col padre, piuttosto celebre?
No, quando parliamo della vita di Gesù, intendiamo l’idea di rifarci alla storia della sua vita, e non quella raccontata dagli evangelisti. La vita di un ragazzo di vent’anni, venticinque, trenta. Non si è mosso molto, è anche questo che ci interessa. Si è spostato in due, tre città sino a Gerusalemme, dove è morto. Quello che ci interessa è piuttosto la vita quotidiana di quest’uomo, ma bisogna vedere, conoscere tutte le tracce esistenti, tutti i commentari realizzati e capire come fare per ricostruire una vita. Un’esistenza semplice, di un uomo che parla, che si oppone che si arrabbia, e anche molto! Non credo che ci occuperemo della passione. Perché quella è storia, come abbiamo trasformato un individuo in figlio di Dio ed in religione costituita, contro il giudaismo... bisognerebbe fermarsi al momento in cui è condannato, ma la passione è una cosa che, forse, non si dovrebbe fare. Non servirebbe a nulla.
Intervista I fratelli Dardenne: Domanda 9Luc, il progetto è già pronto?
Diciamo, che io e mio fratello abbiamo una bella storia a riguardo!
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L'enfant - Una storia d'amore
di Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne
Drammatico, 2004
95 min.
Film diretti:
2016  La ragazza senza nome
2014  Due giorni, una notte
2011  Il ragazzo con la bicicletta
2008  Il matrimonio di Lorna
2004  L'enfant - Una storia d'amore
1999  Rosetta
1997  La promesse
Jean-Pierre e Luc Dardenne
Figure essenziali di vissuto ai margini
Festival di Cannes 2005
58ª Edizione
I fratelli Dardenne
Leggi l'intervista a I fratelli Dardenne per “Il ragazzo con la bicicletta
I fratelli Dardenne
Leggi l'intervista a I fratelli Dardenne per “Il matrimonio di Lorna