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Arriva nelle sale italiane con un pesante divieto ai minori di 18 anni “La bottega dei suicidi”, film d'animazione di Patrice Leconte tratto dall'omonimo romanzo di Jean Tulé. Il film, "sovversivo e scorretto" secondo il regista, è anche concepito come "un inno alla vita". La Famiglia Tuvache gestisce un negozio di materiali per il suicidio, in una grigia città attanagliata dalla depressione. Sarà il figlio minore Alan a portare allegria e speranza nel cuore di tutti. Leconte racconta alla stampa la sua esperienza creativa. |
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Come si è arrivati a un film d'animazione a partire dal romanzo di Jean Teulé? |
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Ho letto "la bottega dei suicidi" la prima volta che è stato pubblicato. L'ho trovato molto anticonvenzionale e pungente. La sua schiettezza e la sua fantasia mi hanno incantato. A quell'epoca fui contattato per scrivere l'adattamento dei romanzo, ma rifiutai l'offerta perché lo ritenevo assolutamente impossibile da adattare. Come avrei potuto ricreare un mondo così insolito e bizzarro in un film con attori in carne e ossa? Mi sembrava inconcepibile, a meno che non ti chiami Tim Burton forse, cosa che non è, purtroppo ... Circa quattro anni fa squillò il telefono (il mio telefono squilla solo una volta ogni quattro anni). All'altro capo della linea uno sconosciuto, Gilles Podesta. Mi disse che aveva un'opzione su "La bottega dei suicidi", lo fermai immediatamente, e gli spiegai che quel progetto mi era già stato offerto e avevo rifiutato. Quando Gilles Podesta ha detto la parola magica "animazione", mi si è accesa la lampadina! Con l'animazione non sei nella vita reale; puoi essere in un altro luogo, in un mondo non convenzionale, in un mondo ricostruito, pieno di cose bizzarre e fuori dall'usuale. |
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Perché ha deciso di farne un musical di animazione? |
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Ho subito pensato che dovesse essere un musical. Era da tanto tempo che volevo fare un musical. Questo progetto si prestava magnificamente perché mi permetteva di fare un film molto dark e contemporaneamente anche molto allegro. Tutto è meravigliosamente sinistro quando c'è un uomo disperato che canta una canzone di addio mentre sta per ingoiare una fiale di veleno. L'unione di musica e animazione ti lascia una grande libertà: la sbavature vengono rese più accettabili. Il padre esasperato che suggerisce al figlio di sette anni di iniziare a fumare, nella speranza che gli venga un tumore ai polmoni, sarebbe qualcosa di totalmente intollerabile in un film con dei veri attori! Ma diventa accettabile in questo film, perché questa non è la vita reale, ci troviamo in un altro mondo. |
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Nonostante tutti i loro difetti appare chiato che a lei i membri della famiglia Tuvache piacciono molto. |
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E' per questa ragione che Mishima va dallo psicologo, in qualche modo è una cosa che lo fa redimere. Se questa coppia non avesse difetti, dubbi o debolezze, sarebbe orribile! Lui crolla e anche lei ne risente. Lei è una persona gentile, è una commerciante molto efficiente. Sarebbe fantastica per un'agenzia di pompe funebri. Vuole solo fare del bene ai suoi clienti, li aiuta a porre fine ai loro problemi ... |
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Come ha creato la città e il negozio? |
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Quando ho incontrato Regis e Florent, i direttori artistici, loro avevano già dei soggerimenti da propormi. Avevano immaginato una città futuristica, con tanti colori, mentre il negozio era grigio e angosciante. Gli ho chiesto di fare esattamente il contrario. Di creare una città al di fuori del tempo, sinistra e tetra, un mix tra il 13° arondissement di Parigi e la Korea del Nord. In breve, un mondo piuttosto disperato in cui il negozio rappresentasse l'unica oasi, l'unico sprazzo di colore. |
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Qual è la fase più coinvolgente della lavorazione di un film d'animazione? |
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La fase più importante, e anche più frustrante, è quella dell'animatic. Si tratta di una sorta di storyboard in movimento. Grazie a questo si "vede" la prima bozza del film. E' questa la differenza più grande con un film live action: durante le riprese si gira una scena, e puoi subito vedere la scena come te l'eri immaginata, e a quel punto si passa alla fase successiva ... Mentre con l'animatic vedi solo quelle che sono le intenzioni. E hai bisogno di un'immaginazione iperattiva per capire come sarà. |
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Dirigere questo film, il suo primo film d'animazione, è stato entusiasmante? |
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Sì, esattamente! Avevo lo stesso tipo di entusiasmo, durante la scoperta di questo processo creativo, col quale non avevo nessuna familiarità. C'è una freschezza, una spensieratezza, ci si diverte molto a fare cose di cui non si niente. E' fantastico affrontare un progetto dicendo "non so come lo farò" e quindi decidere di farlo comunque. Etienne Perruchon (compositore, ndr) e Jean Teulé sono stati molto gentili. Credo che il fill sia scorretto e sovversivo, ma anche molto divertente. Spero di essere riuscito a non farmi influenzare troppo da Tim Burton. Mi piacerebbe farglielo vedere un giorno ... |
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