Cinema del Silenzio - Rivista di Cinema

Intervista: Richard Nelson

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Diretto da Roger Mitchell è nelle sale italiane “A Royal Weekend”, film storico su un evento poco noto della storia contemporanea. Nel 1939 il re Giorgio VI si recò, primo sovrano britannico, in visita al presidente Roosvelt nella sua residenza estiva di Hyde Park on Hudson. In quell'occasione si strinse l'alleanza fondamentale per il destino mondiale. Il film nasce da un incontro fortuito dello sceneggiatore del film, Richard Nelson. Presentando il film alla stampa Nelson, racconta l'incontro che ha ispirato la sceneggiatura del film.
Intervista Richard Nelson: Domanda 1Com'è venuto a conoscenza della storia che ha poi raccontato nel film?
Alla fine degli anni ’80 un mio amico mi ha invitato a visitare quella che era stata per lungo tempo una residenza privata nella mia città, Rhinebeck, nello stato di New York. Era stata da poco donata ad una fondazione pubblica dalla sua ultima proprietaria, a condizione che la proprietaria potesse continuare ad abitarvi fino alla fine dei suoi giorni. La casa aveva una vista sull’Hudson River e sembrava uscita da una fiaba – una fiaba dark, però. Era piuttosto diruta, gli intonaci da lungo tempo scrostati. Wilderstein, residenza della Famiglia Suckley per almeno due generazioni, potrebbe essere definita, pensai, l’emblema dell’aristocrazia decaduta d’ America.
Il mio amico mi ha fatto fare un breve “tour” del primo piano. Mentre attraversavamo il salotto, con la carta da parati che si staccava dai muri, i divani imbottiti consunti e cadenti, i tappeti orientali lisi, ho visto per la prima ed ultima volta nella mia vita l’eroina del nostro film, Daisy Suckley. Se ne stava da sola a leggere, credo, un giornale, totalmente ignara della presenza di quegli estranei. Daisy è morta di lì a poco, all’età di cento anni.
Wilderstein, che da allora è diventato un parco pubblico ed è in corso di restauro, per cui tornerà presto alla sua grandeur tardo ottocentesca, è solo uno dei due lasciti di Daisy: l’altro è stato invenuto, alla sua morte, in una piccola valigia sotto il suo letto. Quella valigia conteneva il carteggio intimo con suo cugino di quinto grado, Franklin Roosevelt, e i suoi diari che registrano in dettaglio la loro relazione – relazione rimasta segreta fino alla morte di lei. C’erano pagine mancanti (bruciate?) sia dalle lettere sia dai diari, ma quello che resta offre il ritratto commovente e dettagliato di una storia d’amore fra una donna che si definiva “lo scricciolo” e che si vedeva come “parte del mobilio”, e uno dei più grandi, potenti e carismatici uomini del secolo scorso.
Intervista Richard Nelson: Domanda 2Ha usato quei documenti come ispirazione nella scrittura del film?
Leggere queste lettere e pagine di diario apre una finestra su un mondo solo immaginato: il mondo dietro la facciata di una presidenza, un mondo in cui tutti colludono nel nascondere le fragilità e le infermità del leader. Daisy, ormai appare chiaro, era la persona con cui Franklin poteva rilassarsi, dimenticare il mondo, il lavoro, i problemi; ed essere semplicemente sé stesso. Non è un caso se le sole foto che abbiamo oggi di Franklin Roosevelt in sedia a rotelle siano state scattate da Daisy Suckley.
La scoperta di queste lettere e diari ha dato l’impulso creativo per “A Royal Weekend”. E’ stata una singola pagina del diario di Daisy che ha fornito al film la sua storia: Daisy scrive, con entusiasmo ed eccitazione quasi infantili, della visita del Re e della Regina d’Inghilterra alla residenza dei Roosevelt nell’ Hyde Park on Hudson nel Giugno del 1939. Si trattava della prima visita in assoluto di un regnante inglese nell’emisfero occidentale. Daisy scrive di essere entusiasta di aver visto tutto questo con i propri occhi, come ospite di quello che sarebbe rimasto nella storia come ‘il picnic dell’hot dog’.
Intervista Richard Nelson: Domanda 3Cosa si intende con "il picnic dell'hotdog"?
Nel giugno del 1939, l’ Inghilterra era sulla soglia del conflitto con la Germania, e aveva disperato bisogno dell’appoggio americano. Fu per contribuire a guadagnarsi questo sostegno che il Re e la regina furono inviati in America, e fu per aiutarli in questa causa che Roosevelt li invitò a Hyde Park. Ma gran parte dell’America doveva essere ancora convinta; l’opinione diffusa nel paese era contraria al coinvolgimento in un’altra Guerra Europea. Si aggiunga a tutto questo una storica (e comprensibile) diffidenza americana verso i reali inglesi e verso la regalità in tutte le sue forme, diffidenza esacerbata dalla recente abdicazione a cui Edoardo VIII era stato costretto dalla sua volontà di sposare una donna che non era solo una divorziata (Wally Simpson) ma anche, “Dio non voglia” – così percepivamo noi la cosa - “un’americana, nientemeno”. L’inesperto Giorgio VI, o Bertie che dir si voglia, Re per caso, doveva dimostrare all’America di ammirare la nostra nazione e il suo popolo, e di rispettarci come pari. Questa era la sua missione. E Franklin Roosevelt gli dette questa opportunità – servendogli un hot dog!
Intervista Richard Nelson: Domanda 4Qual è il ruolo di Daisy in queste vicende?
Le due storie – la relazione con Daisy e il fine settimana con il Re e la Regina – sono al centro del nostro racconto. Lavorando alla sceneggiatura ho lasciato che le storie si intrecciassero, ognuna divenendo commento dell’altra; una donna conosce con dolore la verità dietro l’immagine del suo amante nota a tutto il mondo, mentre un re impara a nascondere le proprie insicurezze e a dimostrare coraggio. Questo ha permesso di esplorare un tema bifronte: il bisogno da parte di un re di presentare una facciata pubblica per salvare il proprio paese, e insieme la scoperta da parte di una donna che l’uomo che ama non è esattamente quello che aveva creduto.
Infine, “A Royal Weekend” è anche una storia personale. Io ho vissuto a Rhinebeck, la città natale di Daisy, per oltre trent’anni, e lì ho messo su famiglia. Benché questa sia una storia con ramificazioni globali, che vede al suo centro grandi personaggi storici, parla anche di una donna della mia cittadina, una donna che una volta io vidi sul suo sofà e che per un breve momento ha avuto l’opportunità di osservare il mondo – pubblico e privato – con i suoi occhi innocenti.
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A Royal Weekend
di Roger Michell
Drammatico, 2012
94 min.
2012  A Royal Weekend