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Arriva nelle sale italiane “Treno di notte per Lisbona”, l'ultimo film del due volte premio Oscar Bille August. Il regista danese torna a dirigere l'adattamento di un romanzo venticinque anni dopo “Pelle alla conquista del mondo” e ritorna a Lisbona vent'anni dopo “La casa degli spiriti”. Nel cast Jeremy Irons e Mélanie Laurent. August racconta la stampa le difficoltà dell'adattare per lo schermo il bestseller di Pascal Mercier. |
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Come è nato il progetto? |
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Ho sempre amato il romanzo - l’ho letto sette anni fa quando uscì. Raffigura un’atmosfera speciale. Quando Studio Hamburg mi ha offerto di dirigere il film, ho accettato immediatamente. Sapevo che mi sarebbe piaciuto trasformare l’atmosfera descritta nel libro in un film. |
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Come hai tradotto gli elementi letterari e filosofici del libro nel linguaggio
cinematografico? |
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Il film è un mezzo emozionale mentre i libri sono un mezzo intellettuale, il nostro personaggio principale Raimund Gregorius ha la funzione di ponte per le due realtà. E’ una persona molto introversa, non gli piace essere circondato da persone, l’unico contatto che ha è quello con i suoi studenti. Ma poi incontra una giovane donna su un ponte, viene a conoscenza del libro che lo porterà ad intraprende il viaggio per Lisbona dove scopre un nuovo mondo. Si imbarca in un viaggio e impara qualcosa su se stesso. La sua evoluzione è riflessa negli incontri con le altre persone. |
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Girare il film è stato simile a un viaggio? |
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Sì, ogni giorno si sviluppava in maniera differente. A volte andavi sul set con un certo pregiudizio sulla scena. E durante le riprese realizzavi che avevi torto. Quando la sera controlli il materiale non sviluppi solo un sentimento nei confronti del film, ma puoi anche fare delle correzioni. Inoltre, gli attori ti consentono di vedere le cose da una prospettiva diversa. Girare un film è un processo continuo, proprio come un viaggio. |
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Ci sono diversi stili per i vari periodi? |
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No, penso sia un clichè. Al giorno d’oggi l’audience è abbastanza istruita, non ha bisogno di immagini desaturate o monocrome per realizzare che qualcosa è collocato nel passato. Esattamente come in “The Hours” che ritengo un film eccellente: saltiamo semplicemente nei differenti periodi di tempo. Nel “Il Padrino”, uno dei miei film preferiti, ci sono molti flashback, e sono tutti fatti con lo stesso stile. “Treno di notte per Lisbona” fondamentalmente racconta una singola storia con una specifica atmosfera. |
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Come è stato tornare a Lisbona 20 anni dopo aver girato “La Casa degli
Spiriti”? |
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Bellissimo. La grande differenza è che allora per il film, Lisbona fingeva di essere il Cile e questa volta la città di Lisbona gioca un ruolo centrale, come suggerisce il titolo. Mostriamo le parti più interessanti della città, e abbiamo fatto grandi scoperte oltre le grandi attrazioni turistiche. La città non è cosi incisiva dal punto di vista cinematografico come altre grandi città. La gente qui ha un fascino innocente. |
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Come è cambiato il tuo stile negli ultimi anni? |
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Si impara dall’esperienza, ora sono molto più economico, anche quando si tratta di finanze. |
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Hai pensato di ingaggiare fin dall’inizio Jeremy Irons, tuo protagonista ne
“La Casa degli Spiriti”, nel ruolo principale? |
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Sì, dall’inizio. Non avevamo solo bisogno di un attore eccellente, ma anche di qualcuno che potesse recitare in maniera convincente il ruolo di un professore universitario, che irradiasse intelligenza, qualcuno di versatile e che fosse ovviamente noto. Gli abbiamo inviato il copione, e due giorni dopo ha accettato. |
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Il resto del cast anche quello che recita in ruoli minori è impressionante.
Cosa ha convinto gli attori? |
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l libro aveva veramente molti personaggi secondari abbaglianti e ben scritti, cosa che per gli attori può rappresentare una sfida. E naturalmente volevano lavorare con un certo regista. E’ una questione di fiducia, gli attori sono esseri vulnerabili. Quando si fidano di te, puoi fare quello che vuoi con loro, esigere molto da loro. |
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Un attore ha bisogno di fiducia, di cosa ha bisogno un regista? |
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La sensazione che il suo film al momento sia la storia più importante da raccontare. Se un regista riesce a dare ad ogni spettatore la sensazione che un segreto sta per essergli sussurrato nelle orecchie, allora avviene la magia. E questo prodotto ha il potenziale per fare esattamente questo. |
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