Cinema del Silenzio - Rivista di Cinema

Intervista: Antonio Piazza e Fabio Grassadonia

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Dopo i due riconoscimenti ottenuti a Cannes alla Semaine de la Critique, arriva nelle sale italiane "Salvo", esordio nel lungometraggio di Antonio Piazza e Fabio Grassadonia. Seconda prova di regia degli autori palermitani, dopo il pluripremiato corto "Rita", il film racconta l'incontro tra una ragazza non vedente e un killer di mafia le cui esistenze sono sconvolte dall'irrompere del mistero. La pellicola, distribuita dalla Good Films, sarà in sala dal 27 giugno. Piazza e Grassadonia raccontano, in un'intervista doppia, la loro esperienza.
Intervista Antonio Piazza e Fabio Grassadonia: Domanda 1Potete raccontarci qualcosa della vostra formazione e della vostra carriera?
Siamo sceneggiatori e i nostri studi sono stati di natura letteraria, non di stretto ambito cinematografico. Per molti anni abbiamo lavorato come consulenti per alcune case di produzione. Nel 2009 abbiamo diretto il nostro primo cortometraggio e “Salvo” è il nostro primo lungometraggio da registi. Ancora adesso ci consideriamo soprattutto sceneggiatori e pensiamo entrambi che il successo artistico di un film cominci dal copione.
Intervista Antonio Piazza e Fabio Grassadonia: Domanda 2Perché lavorare insieme? Come vi completate a vicenda?
Lavorare insieme non è una decisione legata a “Salvo”. Siamo entrambi palermitani e percepiamo la nostra città e il mondo a cui apparteniamo in modo simile, dallo stesso punto di vista. Diversi anni fa cominciammo a scrivere insieme sceneggiature. Dirigere insieme è una conseguenza naturale delle riflessioni e delle esperienze comuni maturate nel tempo, è il culmine di un lungo viaggio. Diffcile dire come e se ci completiamo a vicenda. Di certo le cose migliori mai fatte vengono dalle nostre conversazioni interminabili, dai nostri conflitti. Crediamo nel conflitto come parte essenziale del processo creativo. C'è voluto tempo e sofferenza per imparare a gestirlo, ma ora siamo in grado di farlo e in modo utile, produttivo. Il conflitto è la chiave principale per esplorare fino all'estremo il potenziale di un'idea, di un tema, di un personaggio, di una situazione drammatica. Naturalmente a volte fa ancora male, ma lasciateci sanguinare...
Intervista Antonio Piazza e Fabio Grassadonia: Domanda 3Qual è l’origine del progetto? L’idea iniziale? Come l’avete sviluppata narrativamente?
Un miracolo, in un mondo dove i miracoli non accadono, è ancora possibile? Questa la domanda da cui siamo partiti per dare forma e senso alla storia di Salvo. Entrambi siamo palermitani ed è stato per noi necessario scegliere Palermo come mondo nel quale ambientare la storia. Palermo è un mondo dove la libertà è pericolosissima. Un mondo che ha bisogno di un tiranno, di un oppressore, cosa inaccettabile ma in un certo senso comprensibile. Più misteriosamente c’è però una maggioranza che desidera essere oppressa, che ha bisogno di vivere in un perpetuo stato d’eccezione, dove violenza e sopraffazione sono le uniche leggi. Uno stato in cui un vero libero incontro fra due esseri umani è inconcepibile.
L’incontro fra i due protagonisti del nostro film provoca una frattura pericolosa, una sospensione di questo stato d’eccezione: la possibilità rischiosissima della libertà. Un momento di grazia inatteso. Questo il miracolo di cui un mondo così fatto avrebbe più bisogno e ha più timore.
Per evitare le secche e i rischi di un cinema troppo concettuale, abbiamo deciso di articolare la storia all’interno della forma drammaturgica classica, partendo da un genere riconoscibile, il noir che progressivamente si arricchisce di sfumature e aperture inusuali per il genere. Come l’incontro fra i due protagonisti disattende le aspettative del mondo di cui fanno parte, così ci è sembrato coerente disattendere le canoniche aspettative del genere.
Intervista Antonio Piazza e Fabio Grassadonia: Domanda 4Il rapporto tra i due protagonisti si traduce in un rapporto tra il visibile e l’invisibile. Il suono entra allora in gioco.
L’orecchio è parte integrante della visione e della comprensione di questa storia che ha per coprotagonista Rita, una ragazza, almeno inizialmente, cieca. Come mettere in scena il punto di vista di una ragazza che non vede? Di una ragazza che può sottrarsi allo sguardo altrui, o s’illude di riuscirci, solo rintanandosi dentro casa? Di una ragazza che della propria casa è regina e allo stesso tempo prigioniera? Il tipo di inquadratura scelta all’inizio del film per raccontare ciò che accade dal suo punto di vista ci sembra restituisca il senso profondo di una cecità, quello claustrofobico della vita di Rita e generi quel senso di angoscia che vogliamo il pubblico provi in quella parte di film.Una ragazza che in un primo momento rifiuta di utilizzare il miracoloso dono della vista e che dopo dovrà imparare a servirsene. I rumori e i suoni hanno quindi un’importanza fondamentale perché sono quelli grazie ai quali Rita si muove nel mondo e dà senso al mondo.
Grazie ai due diversi tipi di cecità, quella morale di Salvo e quella fisica di Rita, alla definizione e all’evoluzione del loro sguardo sul mondo e nella storia, abbiamo provato a suscitare nello spettatore il desiderio sottraendo allo sguardo, per produrre emozione attraverso una sorta di resistenza all’emozione, mai enfatizzandola. Fondamentale la canzone che Rita ascolta quando Salvo entra per la prima volta in casa sua e che Salvo farà risuonare prima del finale per legare indissolubilmente Rita a sé. Per le ragioni e le scelte di messa in scena fatte, abbiamo quindi scelto di non utilizzare nessuna chiosa sonora esterna, nessuna musica di commento, di sostegno, di rinforzo.
Intervista Antonio Piazza e Fabio Grassadonia: Domanda 5Come vi siete mossi per sviluppare il film dalla fase di scrittura del progetto alla finalizzazione ?
La decisione chiave è stata quella iniziale, di non limitarci all’orizzonte italiano, cosa che poi ha aiutato i due produttori Massimo Cristaldi e Fabrizio Mosca a costruire la co-produzione con la Francia, assicurarsi undici diverse fonti di finanziamento e iniziare le riprese del film malgrado l’apporto delle tradizionali fonti di finanziamento italiane
fosse esiguo o mancante. Fin da quando avevamo in mano solo il primo abbozzo di storia, abbiamo deciso di sviluppare il progetto in alcuni laboratori europei, per confrontarci con un contesto culturale più ampio e libero di quello italiano: Berlinale Talent Campus, Ateliers d’Angers, Binger Film Lab, Torino FilmLab.
Quest’ultima esperienza ha segnato una tappa fondamentale per la vita artistica e produttiva del progetto. Al Torino FilmLab abbiamo lavorato con Franz Rodenkirchen, lo story editor che con grande sensibilità ci ha accompagnato nello sviluppo del copione. Sempre al Torino FilmLab abbiamo ricevuto il primo significativo premio in danaro per la produzione del film e abbiamo incontrato Antoine de Clermont-Tonnere, co-produttore francese del film con Raphaël Berdugo. Il loro apporto e quello di Arte France Cinema si sono rivelati cruciali.
Intervista Antonio Piazza e Fabio Grassadonia: Domanda 6Salvo è interpretato da un attore palestinese. Perchè questa scelta?
Abbiamo scoperto Saleh Bakri grazie a “Il tempo che ci rimane”, il film diretto Elia Suleiman, presentato a Cannes nel 2009. Il personaggio interpretato da Saleh in quel film, come il nostro Salvo, parla pochissimo, eppure rivela un’umanità profonda e tormentata. La sua prova d’attore ci piacque talmente che già mentre lasciavamo il cinema sognavamo di averlo come Salvo. In seguito scoprimmo che Fabrizio Mosca, il produttore italiano del film con Massimo Cristaldi, già conosceva Saleh e lo aveva incontrato grazie al padre, il famoso attore palestinese Mohammad Bakri, noto in Italia per “Private” di Saverio Costanzo. Una coincidenza fortunata. E fin dal nostro primo incontro in Saleh abbiamo trovato le qualità che cercavamo: purezza, presenza carismatica, intelligenza febbrile, forza e tenerezza.
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Salvo
di Fabio Grassadonia, Antonio Piazza
Drammatico, 2012
104 min.
Film diretti:
2017  Sicilian Ghost Story
2012  Salvo