Cinema del Silenzio - Rivista di Cinema

Intervista: Michel Gondry

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Esce nelle sale italiane, distribuito da Koch Media, l'ultimo film di Michel Gondy - autore già di culto per molti. “Mood Indigo - La schiuma dei giorni” è tratto dal celeberrimo romanzo di Boris Vian e porta sullo schermo una coppia tutta francese quale Romain Duris e Audrey Tautou. Reduce da un blockbuster hollywoodiano e da un dramma sociale, Gondry torna al suo stile onirico e sopra le righe offrendo al pubblico una sorta di dizionario del suo cinema. L'autore racconta alla stampa il suo lavoro sul romanzo di Vian.
Intervista Michel Gondry: Domanda 1Quando ha letto per la prima volta "L'écume des jours", il libro su cui è basato "Mood Indigo"?
Da adolescente. Prima lo lesse mio fratello maggiore, e lo consigliò a noi fratelli più piccoli. Sicuramente aveva iniziato leggendo "I Spit on Your Graves" e gli altri romanzi più erotici di Vian, scritti sotto lo pseudonimo di Vernon Sullivan, per poi passare a leggere anche gli altri suoi libri.
A casa non ascoltavamo la musica di Boris Vian. Avevamo una certa antipatia per le canzoni francesi che trasmettevano un messaggio. Ma ascoltavamo Duke Ellington – di cui mio padre era un grande ammiratore. E Serge Gainsbourg. Senza che ce ne rendessimo conto al momento, Vian era una sorta di via di mezzo tra i due. Non so esprimere con esattezza le mie impressioni a quella prima lettura, perché è difficile distinguere la realtà da quanto ricostruisce la nostra memoria. Resta un’immagine: il massacro sulla pista da pattinaggio, e la sensazione che l libro appartenesse a una tradizione di romanzi d’amore incentrati sulla perdita della persona amata. E un film che ebbi occasione di vedere molto prima di diventare regista – in cui il colore sfuma gradualmente nel bianco e nero. Lessi "L’Écume des Jours" altre due o tre volte in seguito, prima di pensare di farne un film.
Intervista Michel Gondry: Domanda 2Vi sono stati altri aspetti di Boris Vian che si sono manifestati nelle sue opere prima di "Mood Indigo"?
Ha sicuramente influenzato il mio lavoro con Björk. E, più in particolare, ha influito su un progetto di video musicale che poi non fu realizzato, ma nel quale gli oggetti erano come animali. L’idea che le cose siano più vive delle persone mi è congeniale. Quand’ero bambino, spesso scambiavo gli oggetti per persone, talvolta fino al punto di credere che si fossero coalizzati contro di me! Credo di avere apprezzato questi elementi durante la lettura di Vian, e quando Björk mi spinse a esplorare i recessi della mia mente, quanto avevo assorbito è riemerso. A questo vanno aggiunti i film di animazione che ho visto: ricordo un breve film di Charley Bowers, forse degli Anni Venti, in cui delle uova si schiudevano facendo uscire delle automobiline che si mettevano in fila sotto il cofano di un’automobile più grande.
Intervista Michel Gondry: Domanda 3Com'è nato il progetto di adattamento del libro?
Grazie al produttore Luc Bossi. Il colpo di fortuna è stato che la persona che gestisce il patrimonio di Vian, Nicole Bertolt, avesse un atteggiamento più moderno di alcuni parenti ancora in vita di altri importanti autori. Luc aveva scritto una prima bozza di sceneggiatura che mi piaceva per la sua fedeltà al romanzo. La rielaborammo insieme, ma restando fedeli all’idea di lasciare il bellissimo grande laboratorio dell’inizio della storia in cui viene realizzato il libro. Secondo me, si riesce così a dimostrare l’impossibilità di sfuggire al libro. È un elemento concreto e indistruttibile. E l’immagine del laboratorio comunica inoltre l’idea che il soggetto è già scritto. Perché, leggendo "L’Écume des Jours", si ha l’impressione che la fine sia predeterminata e si respira un forte senso di ineluttabilità. È un libro fatalista. Io non credo al fato, ma il romanzo ci crede.
Intervista Michel Gondry: Domanda 4Come definirebbe l'universo visivo del film?
La mia prima reazione fu quella di seguire le immagini che ancora mi restano dalla prima lettura del libro, proprio come di solito diamo importanza alla prima impressione che abbiamo quando conosciamo qualcuno. Questa prima impressione è stata, per così dire, la base su cui ho potuto innestare il resto. Ma non potevo immaginare tutto l’universo. Dovevo cogliere singolarmente ogni dettaglio, inventare un gran numero di oggetti e servirmi della mia immaginazione come in una sorta di caos controllato, sperando che il lavoro nel suo insieme avrebbe prodotto un universo coerente.
In un certo senso, la rappresentazione del cibo che Nicolas serve a Colin e Chick rappresentava un buon punto di partenza. Le soluzioni che trovai insieme allo scenografo Stéphane Rozenbaum influenzarono successivamente il resto del film. I personaggi mangiano molta carne, anche selvaggina. Io sono vegetariano da quando avevo dodici anni, per cui la cosa non mi piaceva granché. Studiammo le illustrazioni sui libri di Jules Gouffé e, in una edizione, trovammo alcune bellissime immagini che avevano l’aspetto di foto ritoccate. Dissi a Stéphane di fotografare dei polli e poi di trasformarli in qualcos’altro – tessuti, lana – per poi fotografare di nuovo il tutto. Queste brevi animazioni a ripresa statica, che abbiamo utilizzato nel film e che ricordano l’opera di Jean-Christophe Averty, contribuiscono a creare la giusta atmosfera.
Intervista Michel Gondry: Domanda 5E il biglemoi?
Da tanto tempo avevo in mente questa idea, che avevo pensato di utilizzare per un video dei White Stripes – collegare il piede di un ballerino con quello della sua partner, o viceversa. Alla fine optammo per una soluzione più semplice, in cui i ballerini non controllano le proprie gambe. Per qualche momento pensai addirittura di fare come se fosse la musica stessa a far muovere il corpo. Mi faceva pensare a quelle animazioni musicali di Disney negli Anni Trenta, alla musica di una grande orchestra. Le chiamavano Silly Symphonies e gli animatori utilizzavano dei loop che ripetevano i movimenti dei personaggi all’infinito, facendoli sembrare degli incubi.
Intervista Michel Gondry: Domanda 6Il film è ambientato a Parigi, ma quando? Nell'anno in cui lesse il libro per la prima volta?
No, è ambientato in un periodo indefinito. Non è il 1947 e non è il 2013. Vi sono riferimenti agli Anni Settanta perché sia io sia Stéphane Rozenbaum abbiamo la stessa età e abbiamo reperito oggetti che ci ricordavano la nostra giovinezza. Molte delle mie scelte visive sono collegate alla mia infanzia, come ad esempio l'appartamento di Colin. Da bambino andavo a Parigi tutte le settimane con mia nonna, che mi portava ai magazzini Printemps. Passeggiare lungo il vialetto che collega gli edifici era un'esperienza magica per me, che ho collegato con l’idea che Vian apprezzasse la cultura americana, anche se il suo cuore gli impedì di viaggiare. Negli USA, molti vagoni ferroviari vengono trasformati in ristorantini. Poi c’è un cantiere edile a Les Halles, che rappresenta veramente la Parigi della mia giovinezza. Sono cresciuto in una città che era tutta un cantiere.
Intervista Michel Gondry: Domanda 7L'abbondanza di effetti speciali ha reso difficoltoso girare il film, anche se sono per la maggior parte meccanici più che digitali?
Sì, è più complicato quando si gira con la tecnica del green screen. Però siamo stati piuttosto fortunati a riuscire a girare le scene nell’appartamento di Colin in ordine cronologico, incominciando dalla scena del funerale. È sempre difficile terminare una ripresa con il finale.
Ognuno ha la propria versione ed è troppo stressante. Il grosso problema è che Boris Vian appartiene a tutti. Ognuno ha la propria versione della storia, inclusa la troupe. Tutti vogliono metterci un proprio tocco personale, il che è un’ottima cosa, ma spesso e volentieri è eccessivo. E questo accade prima di iniziare a considerare la propria responsabilità verso il pubblico. Ricordo quanto mi disse Agnès Varda: "Spero che ne farai un buon film perché noi tutti amiamo quel libro".
Intervista Michel Gondry: Domanda 8La musica è opera del suo amico Etienne Charry...
A lungo ho immaginato versioni strumentali dei motivi di Etienne, già da quando frequentavamo la stessa scuola d'arte a Sèvres e lui mi faceva ascoltare le cassette che aveva registrato mentre suonava la chitarra. Viveva in un condomino che avevamo battezzato "residence sound" e in cui poi sarebbe nato il suo gruppo, gli Oui Ouis. Mi piace come sa inventare melodie esclusive. Nel film c'è anche una canzone della cantautrice americana Mia Doi Todd. E poi Duke Ellington. Appare anche August Darnell, già Kid Creole ma senza le Coconut, nel ruolo del jazzista. Naturalmente c'è la canzone "Chloé" e poi "Take a train" e altre ancora.
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Mood Indigo - La schiuma dei giorni
di Michel Gondry
Drammatico, 2012
125 min.
Film diretti:
2015  Microbo & Gasolina
2012  Mood Indigo - La schiuma dei giorni
2010  The Green Hornet
2007  Be Kind Rewind - Gli acchiappafilm
2006  L'arte del sogno
2005  Block Party
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2001  Human nature
Michel Gondry
La visione geniale delle cose
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Leggi l'intervista a Michel Gondry per “L'arte del sogno