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L'opera prima dell'argentino Pablo Giorgelli arriva nelle sale italiane, distribuita da Cineclub Internazionale, due anni dopo il prestigioso riconoscimento della Caméra d'Or a Cannes. "Las Acacias" racconta il lungo viaggio di una donna che si dirige dalla campagna verso Buenos Aires con il figlio neonato e del rapporto che nasce con il camionista che accetta di dar loro un passaggio. Nel cast due attori alla prima prova internazionale: German de Silva e Hebe Duarte. Giorgelli racconta alla stampa le motivazioni più intime della sua regia. |
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Qual è la stata l'ispirazione principale per "Las Acacias"? |
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Non siamo certi del perché vogliamo fare un certo film finchè non è finito. Poi lo lasciamo andare. Mi sono chiesto ripetutamente perché stavo facendo questo particolare film. E durante il processo di realizzazione vennero fuori differenti risposte, ma non ero mai soddisfatto da nessuna di esse, nessuna mi dava la tranquillità di cui avevo bisogno.
Ora, guardando in retrospettiva, sento che il viaggio è iniziato quando mio padre si è ammalato, circa dodici anni fa. Da quel momento, ed essendo conscio di ciò, quello che consideravo il mio mondo cominciò a crollare, velocemente. Senza rendermene conto, mi sono sempre più isolato dalla mia famiglia e da me stesso. Da un giorno all'altro, dopo dieci anni di vita insieme, mi sono separato dalla mia moglie dell'epoca e la spietata crisi che subì il mio Paese mi lasciò senza lavoro e quasi senza casa. Allo stesso tempo, in un periodo di pochi mesi. Era troppo. |
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Quindi il film nasce da una riflessione sulla sofferenza? |
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Questo film parla della sofferenza per le perdite. Della solitudine che ho sperimentato. Del mio bisogno di sentirmi protetto da qualcuno. Del figlio che ero allora e del padre che non sono ancora diventato. Dell?enorme sollievo che sentii quando realizzai che ancora avevo una famiglia, dopo che mio padre era morto. E che potevo riconnettermi con loro, e con me stesso. E della nuova famiglia che ho trovato quando ho incontrato Maria, mia moglie. |
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La sua opera prima è idealmente dedicata a qualcuno? |
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Una volta ho letto che noi scriviamo per qualcuno che è seduto nella terza fila del teatro. Questo film è dedicato alla mia famiglia, in particolar modo a mio padre, insieme al quale ho cominciato ad innamorarmi dei film. Ed è per Maria, e per i bambini che non abbiamo ancora ma che vogliamo avere. Mio padre non è più con noi per vederlo. Spero che i miei bambini verranno presto e che, un giorno, vedranno questo film. |
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