Cinema del Silenzio - Rivista di Cinema

Intervista: Louise Archambault

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In sala a partire dal 12 giugno l'opera seconda della canadese Louise Archambault. "Gabrielle" racconta la storia di una giovane affetta da un ritardo mentale che si innamora di un coetaneo nella sua stessa situazione. La relazione è osteggiata dalle rispettive famiglie, spaventate da questo legame. La Archambault racconta alla stampa l'approccio delicato al tema e il lavoro con i protagonisti Gabrielle Marion-Rivard e Alexandre Landry.
Intervista Louise Archambault: Domanda 1Come è nato questo progetto?
Tutto è partito dal desiderio di parlare della felicità delle persone considerate ai margini della società, degli "invisibili ", per così dire, e della forza che l’arte e la musica, in particolare il canto corale, possono infondere a queste persone. Inoltre, desideravamo rappresentare una storia d’amore tra due giovani affetti da ritardo mentale, il modo in cui vivono l’amore e la sessualità, e come questo risveglio amoroso susciti in loro un bisogno d’indipendenza e un desiderio di autonomia.
Uno dei fattori scatenanti è stato un reportage della trasmissione Enjeux su una
casa famiglia che ospita persone affette da ritardo mentale. Ho avuto un vero e proprio colpo di fulmine per il responsabile della casa famiglia, Jean-Martin Lefebvre-Rivest, a cui mi sono ispirata per creare il personaggio di Laurent, interpretato dall’attore Benoit Gouin. Mi sono quindi rivolta a Jean-Martin e gli ho parlato del progetto del film. Ci siamo visti spesso: ho passato del tempo nella sua casa famiglia per vedere da vicino la sua routine quotidiana e quella delle persone affette da ritardo mentale. Mi ha inoltre fatto conoscere diverse iniziative organizzate in questo campo. Tra le altre, mi ha fatto partecipare alla serata danzante del venerdì sera, in cui duecento adulti affetti da handicap si ritrovano ogni settimana per ballare. Ci siamo inspirati a questo per girare la scena del karaoke e del ballo nel film, a cui hanno partecipato i veri habitué della serata. Credo che uno dei pregi di Jean-Martin sia il fatto di non trattare come bambini le persone disabili. Quello che cerca di fare, invece, è dare loro degli strumenti per sviluppare il loro potenziale e facilitare la loro integrazione nella società.
Intervista Louise Archambault: Domanda 2Come è arrivata a Gabrielle e alla corale de Les Muses che vediamo nel film ?
Ho assistito ad una pièce teatrale della compagnia Joe Jack et John, nella quale recitava un attore affetto da ritardo mentale (Michael Nimbley, che interpreta il ruolo di un ospite del centro ricreativo nel film). Ho scoperto che faceva parte de Les Muses, un centro di arti dello spettacolo che offre una formazione professionale in canto, danza e teatro a persone portatrici di handicap, come il ritardo mentale, i ritardi nello sviluppo o le limitazioni fisiche e sensoriali. Lo scopo del centro è quello di fare di loro dei professionisti senza negare i loro limiti. Li ho seguiti per più di un anno, cosa che mi ha portato a riscrivere la sceneggiatura. Si è trattato di un vero e proprio colpo di fulmine. Grazie a questo incontro ho avuto modo di vedere il film che volevo realizzare. La cosa più impressionante è la loro voglia di fare. Seguire questi allievi è una gioia. La loro inesauribile energia, il loro talento e la loro immaginazione sono impressionanti. Mi sono innamorata a prima vista di Gabrielle Marion-Rivard. La sua luminosità, il suo carisma, la sua autenticità, hanno fatto sì che avessi subito voglia di conoscerla meglio.
Intervista Louise Archambault: Domanda 3Il vostro stile registico si avvicina a quello dei documentari. Questa ricerca della
verità, che si esprime nella scelta di Gabrielle, della corale, la participazione di
Robert Charlebois, o le riprese in India, sembra essere una delle chiavi del film.
Questo era il mio desiderio, per restare nell’ambito della verità, dell’autenticità. Questa volontà traspare anche nel nostro modo di girare; abbiamo utilizzato molto i piani sequenza, per poi montarli inseme. Ho capito subito che l’imprefezione avrebbe contribuito alla bellezza del film. La mia intenzione era comunque quella di realizzare un film intimista, sensoriale, che avrebbe seguito da vicino Gabrielle, Martin e alcuni coristi. Mi sono resa conto della portata del progetto e dei rischi che questo comportava solo alla fine della seconda giornata di riprese. I produttori hanno avuto fiuto e hanno mostrato grande coraggio nell’accettare di lanciarsi in un’avventura del genere.
Abbiamo lasciato spazio alla spontaneità in diversi momenti, come quando il cantante Robert Charlebois arriva in classe. Il gruppo sapeva che sarebbe venuto, ma non in quale momento della giornata sarebbe successo. Ho filmato il vero incontro, in cui lo spettatore può condividere le loro reazioni. Per questo, era necessaria la partecipazione del vero Robert. Per quanto riguarda le riprese in India, inizialmente avevamo pensato di ricreare l’ambiente in Canada girando con un troupe completa. Quando abbiamo analizzato i costi, però, ci siamo resi conto che girare in India con una troupe ridotta non sarebbe costato molto di più. Per questo, io, Sébastien Ricard (che interpreta il ruolo di Raphaël) e un’assistente ci siamo ritrovati in una poverissima regione agricola indiana, la Karnataka, dove l’associazione Jeunes musiciens du monde gestisce una scuola per bimbi indigenti specializzata in musica tradizionale indiana. Quella scuola, a cui mi sono ispirata durante la stesura della sceneggiatura, ha apportato senza dubbio un valore aggiunto alla produzione e alla credibilità delle riprese. Abbiamo vissuto con gli allievi della scuola nelle casupole di sterco di mucca nella giungla, con poca elettricità e senza acqua corrente. Il fatto che l’attore si trovasse in una vera scuola ha fatto la differenza. Sébastien ha vissuto qualcosa di veramente forte con i bimbi. Mentre cantavano insieme, il trasporto emotivo era evidente.
Intervista Louise Archambault: Domanda 4Solo alcuni coristi sono interpretati da attori professionisti, tra cui Alexandre Landry,
che interpreta il ruolo di Martin, il ragazzo di Gabrielle. Perché?
Per questo ruolo, ho fatto diverse audizioni ad attori disabili. Erano adatti alla parte, ma l’alchimia amorosa non c’era. Era difficile rendere quindi anche i sentimenti veritieri, oltre all’handicap. Grazie alla scelta di un attore professionista, Gabrielle ha trovato un complice, qualcuno a cui appoggiarsi. Alexandre ha dimostrato una generosità immensa. Ancora prima di ottenere il ruolo, ha visitato la scuola Les Muses e si è subito integrato con il gruppo. Un giorno sono andata a prendere Alexandre per presentargli Gabrielle, in modo da testare l’alchimia tra loro, e ho sorpreso Alexandre mentre cantava in mezzo ai coristi come se avesse sempre fatto parte del gruppo. Alexandre ha conquistato tutti con il suo charme. Ha dato tantissimo al ruolo senza cercare di mettersi in luce. Ha seguito dei corsi di canto e ha passato molto tempo con Gabrielle. Sul set, si è sempre mostrato attento alle sue esigenze. Hanno subito instaurato un legame reale, avevano voglia di passare del tempo insieme. Non potevo sognare un ragazzo migliore per Gabrielle!
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Gabrielle - Un amore fuori dal coro
di Louise Archambault
Drammatico, 2013
102 min.
Film diretti:
2013  Gabrielle - Un amore fuori dal coro