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Vincitore del Premio César al Miglior film arriva nelle sale italiane "Un insolito naufrago nell'inquieto mare d'Oriente" ("Le Cochon de Gaza") di Sylvain Estibal. Il regista uruguayano. Il film, distribuito dal 28 giugno da Parthenos, racconta le surreali peripezie di un pescatore palestinese per nascondere un maialino trovato in mare, allo scopo di venderlo. Il regista racconta alla stampa l'approccio originale all'insolita storia.. |
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Com'è nata l'idea di realizzare questo film? |
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E' nata da una mescolanza di aneddoti e ricordi sparsi. Vivo a Montevideo, in Uruguay, e in certi periodi dell'anno dal porto si vedono partire delle navi gigantesche, che si apprestano a attraversare l'Atlantico cariche di migliaia di montoni per le feste dell'Aid. Un giorno mi sono sorpreso a pensare ai maiali al posto dei montoni, la cosa mi ha divertito e l'idea è rimasta in sospeso. Contemporaneamente un giorno, durante una conversazione, un amico fotografo israeliano mi ha detto che conosceva degli ebrei che allevavano maiali su delle piattaforme perché questi animali non devono toccare il suolo d'Israele. Ho trovato la cosa ingegnosa e al tempo stesso assurda. E' da esperienze come queste che è nata l'idea del film. |
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Lei è scrittore e giornalista. In che misura il suo essere giornalista ha orientato il suo lavoro di cineasta su questo argomento? |
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L'influenza della mia esperienza ha avuto un ruolo nella fase di scrittura della sceneggiatura. Sono stato attento a essere giusto nella descrizione della realtà, come si fa in un reportage giornalistico. Naturalmente esistono dei piccoli anacronismi, come l'apparizione di Obama, ma nell'insieme le realtà rappresentate sono credibili. del resto, poichè desideravo che il film fosse un racconto, una fiaba, non volevo neanche che il realismo prendesse un eccessivo sopravvento. In sostanza, non volevo commettere errori nell'illustrazione della realtà, ma al tempo stesso ho fatto di tutto per allontanarmi da questa. |
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Che cosa desidera esprimere con questa storia? |
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E' innanzi tutto un grido di rabbia comico. La voglia di cambiare le cose, di ridare ossigeno, di far ridere entrambe le parti, l'israeliana come la palestinese, mostrando l'assurdità della situazione, affrontandola da un'angolazione umana e burlesca, senza aggressività, ma anche senza riguardi per nessuno. Quello che esprimo nel mio film è una ribellione contro le rappresentazioni sclerotizzate, il desiderio di scuotere i discorsi politici troppo irrigiditi per tornare al destino di un semplice individuo. Nel film quello che unisce le due parti è il rifiuto comune del maiale, che quindi diventa il punto di contatto tra le due comunità , e da questo minuscolo piccolo denominatore comune scaturisce un inizio di intesa. Questo maiale vietnamita è, in pratica, la mia Colomba della Pace. |
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