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Alessandro Siani, attore televisivo, cinematografico e regista ("Il principe abusivo", 2013) torna dietro la macchina da presa: "Si accettano miracoli", la sua opera seconda, esce nelle sale italiane distribuita da 01 Distribution. Il film, definito dal regista un "fantasy-comedy", porta il personaggio di Siani - anche attore - a tornare nel piccolo paese natale nel Sud e a confrontarsi con una realtà molto lontana dalla vita che si è costruito. Il regista racconta alla stampa il punto di partenza della sua opera seconda. |
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Come si è avvicinato al giro di boa dell'opera seconda? |
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Questo secondo film è stato per me l'occasione per mettere a fuoco ancora meglio quello che mi piace. Con “Il principe abusivo” ho scelto di raccontare una favola comica e in quello scenario mi sono trovato bene. Per questo ho deciso di consolidarmi nel genere. Diciamo che potrei definire questo film un "fantasy-comedy", che mette insieme gli elementi fantastici tipici delle fiabe, con gli ingredienti classici della comicità: gag, battute e situazioni comiche. |
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Il piccolo paese dove il protagonista Fulvio è costretto a tornare è un altro dei protagonisti del film... |
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L'idea di ambientare un lungometraggio in un piccolo paese di provincia ha cominciato ad attrarmi fin da quando ho girato “Benvenuti al sud”. È stato in quell'occasione che ho iniziato a riflettere sulle enormi potenzialità cinematografiche dei piccoli centri. Ho detto prima che amo raccontare delle favole, e la stessa ha bisogno di un luogo un po' magico e fuori dal tempo che forse è difficile riprodurre all'interno delle frenetiche città in cui viviamo oggi. In un paesino sento di avere più spazio per i sentimenti e contemporaneamente una maggiore libertà espressiva: certi personaggi un po' sopra le righe che in un contesto urbano risulterebbero fin troppo farseschi, sono invece perfettamente credibili collocati all'interno di una piccola realtà di provincia e questo, da un punto di vista comico, è una grande opportunità. |
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Perchè scegliere un registro volutamente fantastico? |
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Ho scelto un tema legato al miracolo perché credo che racconti bene i tempi in cui viviamo: se oggi la gente continua ad andare avanti, nonostante la crisi, le difficoltà, i mutui, le bollette, questo è senza dubbio, già un fatto miracoloso! |
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Che tipo di comicità ha cercato per "Si accettano miracoli"? |
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Mi è piaciuto molto inserirmi del tutto in una realtà piena di gente, mi nutro del loro contatto ogni giorno. Senza vivere immersi nella quotidianità è impossibile pensare di fare commedia. Un certo tipo di lavoro comico è alla ricerca dei tic. In quel caso puoi anche limitarti a osservare la realtà. Entri in un bar, ti metti in un angolo e da lì inizi a guardare la gente. Vedi cosa fa, come si muove, di che parla, come ne parla. Questo può essere un buon esercizio per creare delle macchiette. Personaggi comici a una dimensione, tormentoni da cabaret. Credo però che una buona commedia abbia bisogno di qualcosa di più profondo. Nelle storie che racconto cerco di tenere sempre ben presenti i sentimenti, la ricerca dell'aspetto umano dei personaggi. E per maneggiare questo materiale non puoi limitarti a osservare le persone seduto in un angolo. Devi entrarci in contatto, parlarci, capire cosa c'è al di là dei gesti e dei tic. In questo senso la mia città, e il calore del suo popolo, sono la mia linfa vitale. |
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