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Esce nelle sale italiane il film dell'ungherese Kornél Mundruczó, vincitore del Premio Un Certain Regard all'ultimo Festival di Cannes. Mundruczó, classe 1975, usa la storia di Hagen - un cane meticcio - e della sua padrona Lilli come apologo di una società corrotta e in lotta con se stessa. Il regista racconta alla stampa il lavoro e l'organizzazione richiesta da "White Dog - Sinfonia per Hagen", anche per l'uso scenico dei cani - tutti provenienti dai canili statali. |
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Chi è il Dio Bianco? Cosa significa il titolo del film? |
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Ho voluto collocare il film in una prospettiva in cui si capisca che il cane è il simbolo dell’eterno emarginato per cui il padrone è il suo Dio. Mi hanno sempre interessato le peculiarità di Dio. Dio è davvero bianco? Oppure ogni persona ha il suo Dio? L'Uomo Bianco ha dimostrato innumerevoli volte che è solo capace di dominare e colonizzare. Le due parole collegate del titolo nascondono molte contraddizioni ed è per questo che l'ho trovato così accattivante. |
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Il film è, per molti versi, differente dai tuoi precedenti lavori. Ci puoi spiegare qual è stato il tuo stimolo? |
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Dopo dieci anni di lavoro, ho sentito che un mio periodo era giunto al termine. A dire il vero “Tender Son – The Frankenstein Project” ha rappresentato il paragrafo finale di quel capitolo. In un certo modo sono cresciuto e così sono arrivato al termine dell’esperienza cinematografica dell'adolescenza. Ho sentito che ero più interessato a pensieri che richiedevano una forma diversa. Come conseguenza dell'imponente declino culturale, è stato mio dichiarato intento parlare ad un'audience più ampia e questo richiedeva una nuova forma. Nel corso del mio lavoro, mi sono trovato ad affrontare diverse domande in sospeso e il fatto che fossi in grado di rispondere senza ripetermi mi ha di per se già reso felice. Ma chiaramente, anche questo è un film di Mundruczó, dall'inizio alla fine. |
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Com’è nata in te l’idea di utilizzare i cani per rappresentare gli eterni emarginati? Che cosa ha ispirato la storia? |
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Nell'arte è sempre molto difficile trovare i mezzi per descrivere delle verità senza tempo in modo nuovo. L’incontro con la letteratura di Coetzee è stata un'esperienza rivelatrice. Il suo lavoro richiama l'attenzione sul fatto che c'è uno strato più basso anche di quello dei più emarginati, che consiste in un’altra specie di esseri intelligenti e razionali che possono essere sfruttati in tutti i modi possibili dall'uomo: gli animali. E' qui che ho cominciato a chiedermi se fosse possibile girare un film con un cane. L'idea era tanto spaventosa quanto stimolante. Inoltre, è da un po’ che volevo girare un film con una ragazzina come protagonista. Nel film, una ragazza sul punto di diventare adolescente deve perdere la sua innocenza nello stesso modo in cui fanno i cani. E' una storia a specchio in cui un elemento non può esistere senza l'altro. |
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Com’è stato lavorare con i cani e cosa ne è stato di loro dopo il film? |
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E' stata un'esperienza terapeutica. E' stato come entrare in contatto con la stessa Madre Natura e anche con un po’ dell'Universo: come vedere il quadro completo, sentire l’infinito. Durante le riprese, si aveva la sensazione che noi dovessimo adeguarci a loro e non viceversa. Il film è un esempio straordinario della cooperazione eccezionale tra due specie. Un'esperienza edificante anche perché ogni cane presente nel film proveniva dai canili e alla fine delle riprese sono stati tutti adottati e hanno trovato delle nuove case. |
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Come si sono preparati gli altri membri del cast per il lavoro congiunto con i cani? Come hanno reagito gli attori a quest'idea? |
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Non c'è stato alcun tipo di problema. Ma sicuramente il lavoro congiunto ha richiesto un diverso tipo di attenzione e di presenza da parte degli attori. Da un lato, si collaborava con i cani, ma dall’altro, tutti indistintamente dovevamo osservare le istruzioni ricevute dalla guida americana. Ogni scena doveva essere giocosa e indolore per gli animali. In un certo senso i cani diventavano attori e gli attori cani. |
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Il film è stato realizzato con un cast artistico e tecnico molto giovane. E' stata una decisione consapevole? |
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Per molti aspetti si, ma ho anche incontrato dei limiti oggettivi, poiché quasi nessuno della mia generazione era disponibile. L'idea del film mi è venuta all’improvviso e tutti erano già impegnati in altri lavori. Anch’io sono molto cambiato negli ultimi anni e, in un certo qual modo, ho voluto accettare la sfida che il film lanciava. E questo è esattamente ciò che è successo. Il compito era nuovo anche per il più esperto addestratore di cani o membro del team. Nessuno aveva mai girato un film prima con 250 cani. Solitamente i cani si vedono nei film solo quando rubano una torta di compleanno dal tavolo. |
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Quali sono i tuoi progetti futuri? Ci sono alcune cose che ti porterai consapevolmente dietro anche nei tuoi prossimi film? |
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Per me questo rappresenta l’inizio di una filmografia adulta, ma vorrei anche continuare a raccontare favole. Anche lo spirito di una nuova Europa dell'Est è importante per me, perché la sua anima è rimasta la stessa, anche se tutto ciò che le ruota intorno è cambiato. Credo sia mio compito fare un resoconto di questo. |
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