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Esce nelle sale italiane "Diamante nero" (titolo originale: "Bande de filles"), terzo lungometraggio della regista francese Céline Sciamma. La regista prosegue il suo percorso di racconto e scoperta della pluralità delle identità femminili scegliendo come protagonista una ragazza cresciuta in una banlieue che si ribella alle costrizioni familiari e si unisce a una banda di quartiere di sole donne. La Sciamma racconta alla stampa l'obiettivo del film e le difficoltà nella selezione del cast. |
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Come nasce la storia di "Diamante nero"? |
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Sono i personaggi stessi a essere stati la scintilla da cui è nato il film. Le adolescenti che incontro regolarmente al centro commerciale di Les Halles, in metro e a volte alla Gare du Nord: sempre in gruppo, rumorose e esuberanti. Per saperne di più, sono andata a cercarmi i loro blog, finendo per restare affascinata da quell’estetica, da quello stile, da quelle pose. Al di là dell’incontenibile energia che li contraddistingue, i loro profili riflettono il tema da sempre al centro del mio lavoro di regista: la costruzione di un’identità femminile nel contesto della pressione sociale, delle restrizioni e dei tabù. Volevo continuare a interrogarmi sulla questione della giovinezza e dell’iniziazione, stavolta su uno sfondo più saldamente ancorato alla realtà odierna della Francia. Tuttavia, perquanto il film sia legato alla contemporaneità, le vicende che racconta restano senza tempo, appartengono al regno della mitologia del cinema. |
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Il film è ambientato in una delle molte banlieue della Francia: perché questa scelta? |
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“Diamante nero” è un ritratto intimo, una classica storia di formazione. Non è un film su una minoranza etnica della banlieue, ossia, per dirla tutta, non appartiene a quello che da vent’anni a questa parte è diventato un vero e proprio genere con le sue regole e i suoi codici. Rispetto al realismo sociale di titoli come “L’Odio” o “La schivata”, “Diamante Nero” usa un approccio narrativo più originale e ricco di speranza. |
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La musica ha un ruolo centrale nella vita di queste giovani donne... |
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Già durante la stesura della sceneggiatura ho contattato per la colonna sonora Para One, con cui già avevo lavorato per “La Naissance des Pieuvres”. Abbiamo concordato di limitare la musica a un unico tema, che si sarebbe ripetuto più volte nel corso del film, ma ogni volta in modo più ricco e articolato, per lunghezza e arrangiamento, seguendo l’evoluzione della protagonista. Un altro aspetto a cui tenevamo era quello di inserire un momento musicale forte nel contesto della storia e il compito più arduo è stato quello di ottenere i diritti della canzone "Diamonds" di Rihanna. Alla fine, lei stessa ci ha dato l’autorizzazione dopo aver visto la scena in cui l’avremmo usata. |
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Come avete selezionato il cast? |
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Il casting è durato oltre quattro mesi. Alcune audizioni aperte ci hanno dato la possibilità di incontrare centinaia di ragazze nelle strade, nei centri commerciali e ai parchi giochi. Eravamo alla ricerca di giovani donne con un forte carisma fisico e
delle identità ben definite. Era essenziale riuscire a comporre un gruppo i cui membri avessero al tempo stesso affinità e contrasti. Le quattro protagoniste, tutte esordienti, emergevano nettamente tra le altre, ma è importante sottolineare che la maggior parte delle ragazze che abbiamo incontrato aveva una presenza e un’energia fuori del comune: intelligenza, umorismo, stile, inventiva, tutte qualità che mi hanno convinto una volta di più che fosse giusto raccontare questa generazione. |
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Anche la protagonista è un'esordiente... |
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È stato chiaro fin dall’inizio che Karidja Touré sarebbe stata perfetta per il ruolo di Marieme. La difficoltà del ruolo e della ricerca di un’esordiente capace di interpretarlo sta nel paradosso del personaggio, che deve apparire unico e indimenticabile mantenendo una specie di neutralità espressiva di base. Qualcuno che sia immediatamente identificabile ma che possa cambiare aspetto più volte in modo convincente. All’inizio Marieme è una bambina, poi si afferma come giovane donna e progressivamente costruisce una sorta di virilità. Si tratterebbe di una sfida per ogni attrice, figurarsi per una debuttante come Karidja. Ma lei si è rivelata una gran lavoratrice, capace di una grande concentrazione e di una straordinaria propensione all’ascolto. Le compagne di Marieme rappresentano dei personaggi meno sfumati, più radicali, e tutte le ragazze hanno dimostrato combattività e energia, uniti a un lato più infantile, fatto di malinconia, fragilità e tenerezza: la formula esatta in cui speravo. Ci siamo incontrate e abbiamo lavorato insieme una dozzina di volte prima dell’inizio delle riprese, in modo che il gruppo fosse già affiatato e alla fine un’amicizia vera è nata fuori dal set. |
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