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Per il loro nuovo film da produttori, i fratelli Wachowski (quelli di "Matrix") hanno scelto un set tedesco, i mitici studi Bebelsberg, dove Fritz Lang girò "Metropolis". Il film, la cui regia è affidata a James McTeigue, si chiama "V for Vendetta" ed è tratto dal fumetto colto di Alan Moore. In una Londra del futuro, schiacciata da una dittatura fascista, si muove un sovversivo con la maschera: V for Vendetta. La sua pupilla è Evey, interpretata da Natalie Portman, l'ex principessa Amidala di Guerre Stellari. |
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Puoi raccontare in breve di cosa tratta il film e dirci qualcosa in più sul tuo ruolo? |
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Il film parla del potere che hanno le persone quando giocano un ruolo attivo contro un governo che non si cura di loro e dei loro interessi; le persone hanno il diritto di ribellarsi, di farsi sentire e di esprimere le loro opinioni. E' la storia di un regime molto opprimente ed è tratta dal racconto di Alan Moore. Racconta di un governo che ha paura del suo popolo e non di un popolo che teme il suo governo. |
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Avevi già letto il romanzo grafico? |
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No, l'opera di Alan Moore mi ha introdotto nel mondo del romanzo grafico. Ho sempre pensato che per grafica s'intendessero solo i fumetti, senza neppure immaginare l'esistenza di un genere di successo come il romanzo grafico così interessante, complicato dal punto di vista politico e di alto livello artistico. E' stato entusiasmante lavorare con un simile materiale di partenza! |
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Il tuo personaggio è una libera combattente o una terrorista? |
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E' una delle grandi questioni che il film solleva e che fa discutere la gente.
Non credo che il film voglia dare un vero messaggio. I Wachowsky hanno creato una storia complicata ambientata in un tempo e in un luogo non definito, una sorta di futuro immaginario. Secondo me la forma d'arte più alta non è certo il monologo, ma la possibilità di dialogare con le persone. Il pubblico poi può interpretarlo come vuole e cogliere ciò che meglio crede. Qualcuno ha visto il film e poi ha detto: ricorda il governo di Hitler, qualcun altro ha pensato all'apartheid, altri lo vedono e dicono: 'oh ma è chiaro che si riferisce all'Iraq e agli Stati Uniti'. Cosa che non è... Tutto dipende da chi sei tu, da dove vieni, dal contesto dal quale provieni e soprattutto da ciò in cui credi. |
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Altri film, come Munich di Spielberg, hanno affrontato negli ultimi tempi il tema del terrorismo. Qual è il tuo punto di vista? |
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Io sono una pacifista, contro la violenza in tutte le sue forme. La mia etica si basa su un concetto molto semplice: 'fare del male agli altri è sbagliato'. Secondo me non è possibile distinguere una violenza giusta da una sbagliata. Non sarò mai d'accordo con un governo che dice: "Andiamo ad uccidere della gente", solo perché ha delle motivazioni politiche ma so anche che putroppo è così che va il mondo. Se dovessi sognare un mondo ideale sarebbe certamente senza violenza ma mi rendo conto che è impossibile, lo sappiamo bene tutti. Ma nonostante questo è molto difficile che io possa essere d'accordo con qualsiasi tipo di violenza. |
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Tu hai interpretato molti ruoli diversi e affascinanti. Qual è per te la sfida che ti offre questo film? |
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In questo film la sfida riguarda la reale trasformazione che subisce il mio personaggio: una donna che, inizialmente è molto passiva e accetta le decisoni dei politici senza battere ciglio, ma poi diventa una voce molto attiva. E' proprio questa trasformazione che rappresenta, secondo me, il punto d'interesse fondamentale che mi ha convinto a fare questo film. |
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Il tuo personaggio, Evey, attraversa momenti molto difficili: finisce in prigione e subisce delle torture. Per interpretare questo ruolo sei stata costretta a perdere peso e a rasarti i capelli? |
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Sì, sono stata costretta a radermi la testa e perdere dei chili, però senza rischiare troppo. Come ho detto una profonda trasformazione fisica e devo dire anche interiormente il film mi ha fortemente attratto. |
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[ fonte: TrovaCinema.it ] |
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