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È il regista francese più 'americano' degli ultimi anni, dotato del dono raro di combinare l’efficienza di un regista hollywoodiano con le sottigliezze psicologiche di un regista europeo: Luc Besson torna alla regia dopo sei anni con Angel-A, surreale storia d'amore tra un uomo e un angelo, sotto il cielo di una Parigi sublime, deserta, luminosa, fredda e piena di passioni. E soprattutto in bianco e nero. |
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La pellicola è molto forte dal punto di vista teologico, ricorda il film Il cielo sopra Berlino. L’uomo si specchia e vede nell’altro il riflesso di Dio: da dove nasce un’idea così spirituale? |
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Non ci sono riferimenti diretti ad altre storie o film sugli angeli. In ogni uomo c’è un lato femminile al 49% e volevo rappresentare l’uomo che guarda a se stesso e si accorge proprio del suo lato femminile, e lo accetta. Da qui la mia rappresentazione di un angelo donna. Quel che a me interessava era mostrare l’angelo dentro ognuno di noi, sicuramente l’angelo custode, ma più che altro la luce che è dentro di noi. Quando si parla di angeli si parla anche di demoni, quindi quando ci guardiamo allo specchio siamo in grado di capire chi ci parla? se l’angelo o il demone in noi? Questo è il nostro problema come esseri umani e volevo giocare su questo argomento con un film. Abbiamo un protagonista che non si accetta che ha a che fare con una persona, un angelo, che non ha radici. Quindi Angel-A offre ad André la libertà, e lui la contraccambia offrendole un futuro: è il suo atto d’amore possibile come essere umano per salvare un angelo e dargli un avvenire sulla terra. |
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Non si presenta come un lavoro troppo favolistico rispetto alla reale difficoltà che si ha nel guardarsi dentro? |
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Non ho nulla contro il racconto favolistico, ognuno racconta le cose al livello che vuole fare. Questi argomenti si possono raccontare in diversi modi, l’obiettivo del cinema è realizzare un bello spettacolo che diverta il pubblico. Io volevo aprire un dibattito e non dare una risposta. Il messaggio è solo questo, non una seduta psicanalitica. |
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Angel-A è un film molto spirituale ma viene da un passato di film particolarmente violenti... |
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Vorrei ribadire che ogni cineasta è un artista, quindi sentivo, dopo 20 anni di carriera, di dover tornare ad un film personale, un film in bianco e nero, un film corto, con protagonisti poco conosciuti. Negli ultimi quattro anni e mezzo ho lavorato ad un lungometraggio d’animazione che uscirà a fine anno, Arthur. Una lavorazione lunga e faticosa, costata più di settanta milioni di euro, con tecniche totalmente nuove. Ma ero stanco di stare sempre al computer, avevo voglia di tornare sulla macchina da presa in maniera semplice. Per me queste nove settimane di riprese sono state come una vacanza. Inoltre era troppo tempo che Parigi non veniva rappresentata in un film con tutta la sua bellezza. Avevo una gran voglia di parlare di questa grande città. |
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Perché una storia d’amore adesso? |
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Per tutta la vita ho cercato di fare molti film diversi tra loro: Il quinto elemento, Leon, Giovanna D’Arco; ho scelto angoli diversi ma ho sempre raccontato storie d’amore. |
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A cosa è dovuta la scelta del bianco e nero? |
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Vedendo il film è chiaro che la scelta del bianco e nero è data dal fatto che è un film basato sulle opposizioni: lei è alta, lui basso, lei bionda, lui scuro, ci sono aspetti esteriori e aspetti interiori a confronto, il bene e il male. Volevo che lo spettatore scivolasse in un mondo più onirico. |
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Lei non ama Hollywood? |
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Sono 15 anni che dico di no agli americani. Mi piace lavorare con loro, ma non per loro. L'unico scopo del cinema hollywoodiano è fare soldi. Una macchina da guerra che distrugge tutte le cinematografie nazionali. Si comportano come con il petrolio. L'America è una grande nazione, ma ha scelto un'economia capitalista che ha ucciso tutto il cinema europeo. È una macchina cieca che gira senza riuscire a fermarsi. |
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È la sua natura? |
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No, è l'uomo. La natura da milioni di anni fa le cose per bene, si sa organizzare per far vivere tutti. Noi, in soli cento anni siamo riusciti a gettare nel caos l'intero pianeta e non vediamo via d'uscita. Abbiamo capito che il modello comunista non ha dato niente, ma quello capitalista ha dato ancora meno. A parte impoverire i più per arricchire alcuni, scatenare guerre, diffondere fame. Si seguono assurde logiche, logiche finanziarie che hanno sostituito qualsiasi altro valore civile e umano. E se l'uomo perde la sua umanità, siamo all'inizio della fine. |
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[ fonte: SentieriSelvaggi.it ] |
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