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"In ascolto - The listening" opera prima di Giacomo Martelli da noi selezionata per il secondo appuntamento (11 Maggio) della Rassegna Cinema del Silenzio, getta un fascio di luce nell'impenetrabile mondo di Echelon: il fantasma creato dalla potentissima e privata azienda americana NSA, invisibile ma capace di controllare tutto, di ascoltare ogni parte del mondo e con ogni mezzo a disposizione. Maya Sansa ha carisma da vendere e dichiara: "Gli Stati Uniti ascoltano tutto e a volte per loro è più comodo tacere". |
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Sapevi di "Echelon"? |
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Un giorno qualcuno mi ha raccontato che un mafioso per non essere scoperto dovette togliere le sue schede SIM al cellulare e spegnere l'apparecchio, mi ricordo che mi rimase impresso come discorso e lo affrontai pensando alla questione e a come fosse possibile che attraverso un cellulare sia possa ascoltare tutto, come fosse un microfono o un amplificatore. Il problema è che non essendo né una terrorista né una mafiosa ovviamente la questione finì li. Non hai nessuna paura possa coinvolgerti, insomma se viene definita un fantasma questa organizzazione è perché lo è davvero o almeno lo è sino all'errore. Questo è quello che capita a Francesca la protagonista che interpreto. L'errore può svelarti tutto quel mondo che tu immagini che non ci sia e improvvisamente invece si materializza in maniera drammatica nella tua vita.
Dopo il film invece devo dire la verità qualcosa è cambiato, non sono ossessionata ma sicuramente sono più attenta. Al telefono mentre giravo il film mi capitava di parlare con gli amici e avevo sempre il timore di essere ascoltata che qualcuno mi stesse controllando e ammetto è una sensazione difficile da accettare, soprattutto pensando che i controllati principali siamo noi europei che dovremmo essere, anzi siamo i maggiori alleati degli americani. |
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Come mai questo film? Un vero spy-thriller di genere... |
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Devo essere sincera la cosa che più mi ha colpita del progetto è stato Giacomo Martelli, la sua professionalità già a solo 29 anni, la sua originalità e bravura. Entrambi abbiamo studiato in Inghilterra e abbiamo una simile educazione cinematografica; il film infatti ha uno stile inglese, non lo considero vicino al cinema americano ma più a quello europeo.
Francesca è un ruolo difficile, spesso non l'ho capita a fondo ma mi sono lasciata trasportare. Una protagonista vittima predestinata di un qualcosa d'immensamente più grande di lei e che potrebbe accadere a chiunque di noi. |
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Nonostante questa imponente organizzazione l'11 Settembre. Qualunque prevenzione può essere elusa, nulla è perfetto o cosa...? |
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Gli USA possono ascoltare qualunque cosa anche semplicemente da una presa al muro senza nessun apparecchio collegato. Questo viene giustificato da una ragion di stato superiore, una sorta di "a fin di bene" per il quale vale la pensa sottostare ad alcune regole e accettarle.
Poi non credo che tutto quello che ascoltano sia reso pubblico e in questo l'America è un paese impossibile da penetrare. Chissà se non intercettarono chiamate che riguardassero l'11 Settembre, ma forse a loro faceva più comodo tacere...? |
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Ti è capitato di vedere "V per Vendetta"? |
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Possono essere frasi forti le mie sicuramente ma non credo così vuote di verità. No ancora non l'ho visto, in Francia "V" non è ancora uscito ma sicuramente lo vedrò presto, sono molto curiosa e affascinata, lo ero anche dei fumetti che hanno ispirato il film. |
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Questo è stato il tuo primo film recitato in inglese. Come è stato poi doversi doppiare? |
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Assolutamente sì, il primo film e devo dire che è stato molto affascinante sia recitare in inglese alla ricerca di espressioni profonde che non appartengono alla tua lingua madre, sia poi doppiarsi sapendo di dover trasportare in italiano ogni accento e ogni flessione. Doppiare bene un film è un lavoro complessissimo e che spesso nonostante enormi sforzi rischia di fallire. Dovremmo avere più film in lingua originale, doppiare ogni scena è un limite, si rischia di banalizzare tutto per la fretta o per una traduzione sballata. |
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