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Ha compiuto 81 anni il 20 febbraio, tra Berlino e gli Oscar. Al festival tedesco ha portato infatti, in concorso, Radio America (A prairie home companion). Poi, subito dopo, l’Academy gli ha finalmente dato il riconoscimento che merita, e che avrebbe meritato ben prima con almeno trenta film al suo attivo, dopo cinque nomination andate a vuoto. L’Oscar a una carriera che, come dice la motivazione del premio, “ha saputo reinventare l’arte e gli stili, conquistandosi l’apprezzamento sia del pubblico che dei suoi colleghi cineasti”. |
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A Prairie Home Companion è stato uno dei più leggendari e seguiti d’America. Nato il 6 luglio del '74, dopo trent’anni ci sono ancora 35 milioni di persone in tutto il mondo sintonizzate sulla sua lunghezza d’onda. In epoca di globalizzazione e di fast food, è rimasto sempre identico a se stesso... Mr Altman, a cosa si deve lo straordinario successo di questo show, secondo lei? |
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A Prairie Home Companion è una trasmissione profondamente americana da trent’anni a questa parte. Credo che la ragione principale della sua popolarità e della sua unicità sia il fatto che Garrison Keillor & C. hanno sempre fatto lo show pensando esclusivamente al pubblico radiofonico, senza cercare di diventare qualcosa di diverso da quel che erano e da quel che era lo show. Nel film abbiamo cercato di cogliere la malinconia, lo humour, la genuinità del modo di comunicare di Garrison, e ne siamo molto orgogliosi. L'umorismo di Garrison è abbastanza unico e rispecchia veramente l’anima profonda dell’America. |
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È vero che le hanno affiancato Paul Thomas Anderson, il regista di Magnolia, sul set? |
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Siccome sono molto anziano e non scoppio di salute, la produzione ha voluto mettermi accanto un regista "di scorta", come una specie di garanzia per le assicurazioni. Qualcuno nello studio avrà pensato che lui sia un regista migliore e che sarebbe stata una cosa positiva se io avessi tirato le cuoia durante le riprese e avesse finito lui il film... Però, a parte gli scherzi, Paul si è rivelato un regista migliore di me, è stato di grande aiuto e molto discreto. Gli sono assolutamente grato. |
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Lei ha avuto cinque nomination per altrettanti capolavori come Gosford Park, America oggi, I protagonisti, Nashville e MASH, ma l’unico Oscar gliel’hanno dato per la carriera. Si è sentito un po' sminuito? |
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No, ne sono felice. Non potrei desiderare un premio migliore che un premio alla carriera. E poi, se dovessi scegliere uno dei miei film, non saprei proprio quale scegliere. |
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Radio America: di nuovo un film corale, come Nashville, come America oggi, come quasi tutti i suoi film migliori. Perché ama tanto questo tipo di narrazione? |
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Avere tanti attori rende più semplice il mio lavoro, perché sono loro a lavorare per me. Mi piace soprattutto quando improvvisano e vanno a ruota libera. |
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Le fa piacere paragonare Radio America al leggendario Nashville? |
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Certo. Mentre giravo questo film, mi sono tornati in mente tanti momenti di quel set... in comune c’erano tutte quelle performance dal vivo, tutti quei momenti musicali. Country, gospel, jazz, opera... |
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Mister Altman, lei è sempre stato un democratico convinto? |
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Sì, da quando mi interesso di politica. Il primo politico che mi ha regalato emozioni vere è stato Roosevelt. Anche Truman. La campagna elettorale del 1988 è stata un punto di non ritorno per la politica Usa: la fine dei mandati di Reagan, la prima presidenza di un membro della famiglia Bush, l’ascesa dei Neo-Con, un candidato (il democratico Gary Hart) stoppato per un presunto scandalo sessuale. |
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Radio America è un film nostalgico e in un certo senso patriottico, perché è un elogio dello spirito della prateria pieno di figure commoventi e profondamente americane... ma sembra poco in sintonia con quello che sta accadendo agli Stati Uniti e al mondo intero. C’è una sorta di ripiegamento su se stessi? |
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Non credo che si possa fare un’opera d’arte di qualsiasi genere senza riflettere la società contemporanea e quello che sta accadendo attorno a noi e nel mondo intero. Ogni film è politico e ogni artista è responsabile verso l’intera società. Certo, il lavoro di George Clooney quest’anno è stato notevole per impegno e carisma, ma Good night, and good luck non è l’unico modo di parlare di politica. |
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