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Arriva nelle sale italiane il 23 giugno The Sentinel, il thriller che segna il ritorno di Michael Douglas sul grande schermo dopo tre anni di assenza. L'attore interpreta Pete Garrison, un agente segreto che protegge il Presidente, ma che finisce sotto inchiesta, sospettato di tradimento. Accanto a lui Kiefer Sutherland, Eva Longoria e Kim Basinger, nei panni della first lady. Nel futuro di Michael Douglas due film: You, me and Dupree e The King of California. |
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The Sentinel, in cui interpreta un agente dei servizi segreti, impegnato nella lotta al terrorismo, aprirà il Festival di Taormina. A Los Angeles sta girando nei panni di un musicista jazz e padre "molto disturbato" The king of California... Da dove cominciamo? |
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The Sentinel è un thriller classico, che esula dallo scenario politico attuale, il Presidente non è né democratico né repubblicano. Non prenderei un proiettile per il Presidente attuale. Mi metterei in mezzo solo se si trattasse della mia famiglia, quando si tratta delle persone che ami agisci d'istinto. |
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Nel film c'è anche Kim Basinger... |
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Con lei, che avrebbe dovuto interpretare Basic Instinct, ma rifiutò, non avevo mai lavorato. Attrice duttile, molto affascinante e molto più complessa di come la sua bellezza ci abbia raccontato. Se pensiamo alle belle donne di The Sentinel, anche Eva Longoria è una forza della natura, molto genuina e vera, rappresentante validissima di quella cultura latina della quale oggi l'America non può fare a meno. |
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A proposito del seguito del film con Sharon Stone, cosa ne pensa? |
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Non ne vedevo l'utilità, ma se Sharon Stone ne sentiva il bisogno, anche come sua rivalsa e per confermare il suo fascino maturo, di certo non ne nego l'importanza personale. |
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Lei è stato sullo schermo un hippie, un Presidente Usa, un boss di Wall Street e la galleria dei suoi personaggi è davvero ricchissima. Cosa manca alla sua carriera? |
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Non molto, mi sembra, ma anch'io ho i film preferiti del mio curriculum. Tre, soprattutto: Wall Street diretto da quell'uomo brillante che è Oliver Stone, Wonder boys perché aveva una matrice letteraria e anticipava la crisi degli uomini di oggi e Un pomeriggio di ordinaria follia ambientato nella più alienata, vera, disperata Los Angeles del traffico, dei sogni che si consumano ogni giorno. |
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E tra tutte le attrici con le quali ha lavorato, quale predilige? |
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Mi sono trovato molto bene con Kathleen Turner in La guerra dei Roses e c'era molta alchimia tra di noi. Jane Fonda è stata (e se volesse lo sarebbe ancora) una delle attrici più complete. Ho sempre trovato brava Glenn Close con la quale ho interpretato Attrazione fatale. Oggi, a parte mia moglie Catherine, ci sono giovani attrici eccellenti, forse troppo ossessionate dal problema della linea e dell'apparenza, ma le pressioni di Hollywood sono enormi, ci vuole molto tempo, molta maturità per liberarsene. Come dimenticare che grandi attrici e donne bellissime, come la Monroe, la Gardner, si sono ritrovate sole? |
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Dove sta andando l'America? |
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Non abbiamo forse bisogno di eroi, ma di leader. Ho vissuto alle Bermuda, dove lo stress è bandito, in questi anni di distacco dal cinema e di simbiosi con Catherine. Da lontano sentivo tutte le pressioni sul mio Paese e sulla sua "democrazia imperialista". Questa è un'America che non vuole mettere in discussione il suo ruolo leader mentre il mondo sta cambiando: saranno importanti le prossime elezioni presidenziali. Personalmente sono sempre più impegnato nella lotta per l'ambiente e in quella dei diritti umani. E' su questo, sul disarmo e sulla lotta al terrorismo che si giocheranno molte pagine del futuro. |
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Il cinema può avere un ruolo in queste battaglie? |
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Credo molto al documentarismo, applaudo il film An Inconvenient Truth (Una scomoda verità) con Al Gore sull'ambiente. |
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Lei ha scritto anche un libro autobiografico e girato un film con tre generazioni dei Douglas. Lo ha fatto forse anche per liberarsi dal peso di un nome?
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No, ma è necessario a volte fare con se stessi un bilancio. Mio padre è stato un grande padre, disattento, a volte, come sono stato io, purtroppo, con il mio primogenito Cameron. Ma quando lo accompagno nel teatro che ha voluto erigere a Los Angeles e che porta il suo nome, sento tutto il suo valore di immigrato che ha lottato non solo per se stesso e che mi ha insegnato a non essere mai soltanto una star. |
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Progetti futuri? |
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Un film già finito, You, me and Dupree, una commedia dei fratelli Joe e Anthony Russo con Kate Hudson, Matt Dillon e Owen Wilson, prodotta dagli studios Universal Pictures, e uno in produzione, The King of California di Michael Cahill. |
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[ fonte: Corriere.it ] |
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