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Lo squilibrio e l'irrequietezza degli antieroi creati dalla penna noir di James Ellroy ('L.A. Confidential') trabocca nella trasposizione cinematografica di Brian De Palma che apre Venezia 63. "The Black Dahlia" è una 'crime story' in piena regola, ambientata nella patinata Hollywood degli anni '40 e racconta un fatto reale, una storia di ossessione, amore, corruzione e depravazione basata sul brutale omicidio di una starlet dello star system hollywoodiano. Un noir a tratti pulp condito dalla bellezza di Scarlett Johansson. |
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Il film è fortemente radicato visivamente e 'spiritualmente' negli anni Quaranta: il cuore dell'epoca noir... |
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Quegli anni sono stati la culla del cinema noir. Perché? E' difficile dire che cosa motivasse tutto questo nella transizione dagli anni Quaranta ai Cinquanta. Una cosa è certa: personaggi come quelli interpretati da Scarlett Johansson e da Josh Hartnett non se ne vedono in giro e non si fanno più film del genere con femme fatales e figure così buie e deprimenti mentre stanno scivolando verso l'inferno. Non so spiegare perché quegli anni fossero pieni di cinema e letteratura noir, ma per quanto mi riguarda posso dire di amarli fortemente e che per me è un vero piacere ricreare quell'epoca attraverso romanzi perfetti come questo di James Ellroy. |
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Cosa l'attirava di questa storia? |
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Soprattutto la sua grande forza emotiva: la sua passione, le sue ossessioni, il suo essere popolata da uomini e donne differenti rispetto ai personaggi così noiosi che vediamo oggi al cinema. |
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E c'è la fascinazione per il cinema noir raccontato attraverso il suo stile personale... |
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Il mio cinema nasce in risposta a quello che accade oggi quando i ragazzi crescono vedendo i film smozzicati dagli spot pubblicitari. Noi siamo cresciuti guardando i film di Sergio Leone su schermi enormi: vedevamo C'era una volta il West o Lawrence D'Arabia apprezzandone ogni dettaglio. Per me il cinema è come una tavolozza. Con lo schermo che diventa un quadro da riempire. Spesso parlo ai giovani e non capiscono. Anche se citiamo gli stessi film, il cinema che ho visto io non è come l'hanno visto loro... |
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Lei ha scelto per sé un insolito 'cameo vocale'. Nel film si vedono i provini effettuati dalla Dalia Nera - Elizabeth Short prima di morire e si ascolta una voce fuori campo: la sua. Perché ha deciso di tenere questa voce anziché - come pianificato in origine - andarla a sostituire con quella di un attore? |
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Quello che si vede con Mia durante i provini è in gran parte improvvisato: tutto è stato realizzato in fase di preproduzione. Abbiamo analizzato il rapporto tra me, un cineasta indifferente e insensibile, e Mia, una ragazza disperata, che si illude di essere un'attrice. Poi abbiamo trasformato tutto in bianco e nero. Questo rende Elizabeth Short un vero essere umano e il film più coinvolgente. Io non 'interpreto' un regista molto simpatico o gentile mettendola sempre sotto pressione e abbiamo - in un certo senso - lasciato che la scena seguisse il suo corso.
Il motivo vero per cui ho lasciato la mia voce? Perché così suonava 'reale'. Stava davvero succedendo nel film per la prima volta. Posso dire anche che non è stato affatto facile. |
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Il film è stato girato in Bulgaria... |
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Sì, grazie al talento di Dante Ferretti che ha ricostruito in quel paese la Los Angeles degli anni Quaranta. Dante ha fatto un lavoro magnifico. In America ho girato due settimane per catturare alcune location molto specifiche della città. |
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Come si è trovato nell'adattare visivamente il romanzo alla trasposizione cinematografica? |
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I romanzi di James Ellroy sono sempre molto complicati, perché la loro struttura porta a seguire storie differenti in maniera quasi parallela. Le sovrapposizioni, spesso, avvengono in maniera molto insolita. Abbiamo quindi voluto seguire il cuore della narrazione e lavorare soprattutto sulle ossessioni dei personaggi. |
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Qual è stata la cosa più difficile di questo film? |
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Sempre la stessa: trovare i soldi. I finanziamenti dei film sono difficilissimi da trovare. Soprattutto quando le storie non sono banali o stereotipate. |
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E adesso? |
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Adesso dovrei finalmente potere iniziare le riprese di Toyer: un thriller 'diabolico'. Un altro film di quelli che io amo e come ormai - purtroppo - non se ne vedono più... |
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[ fonte: Marco Spagnoli, Cinema.it ] |
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