Cinema del Silenzio - Rivista di Cinema

Intervista: Milos Forman

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A pochi mesi dall'uscita in sala di "Goya's Ghosts" (e a un mese dal suo sessantacinquesimo compleanno), Roma accoglie Milos Forman, primo protagonista dei Viaggi nel Cinema Americano di questo 2007.
Nella Sala Petrassi dell'Auditorium-Parco della Musica, il regista ceco si racconta con ironia ed intelligenza: gli esordi e l'emigrazione negli Stati Uniti dopo la Primavera di Praga, i 13 Oscar e le difficoltà nel trovare finanziamenti, tutto condito da un'inesauribile collezione di aneddoti.
Con uno sguardo, amaro ma affezionato, sul cinema italiano.
a cura di Glauco Almonte
Intervista Milos Forman: Domanda 1Nel 1967, “Il ballo dei pompieri” (o “Al fuoco, pompieri!”) è candidato all’Oscar come miglior film straniero, sua seconda nomination: subito dopo, lascia la Cecoslovacchia per gli Stati Uniti...
Il ballo dei pompieri” è stato l’ultimo film che ho girato in Cecoslovacchia: è una commedia, girata spendendo pochissimo, ma il regime la boicottò; all’uscita del film vi furono quarantamila dimissionari tra i vigili del fuoco, ovviamente una reazione manovrata dall’alto. Il film è stato bandito per sempre. In Occidente è piaciuto, è stata la seconda candidatura agli Oscar dopo “L’asso di picche”, pochi anni prima.
Intervista Milos Forman: Domanda 2Negli Stati Uniti, il primo film che ha girato è stato “Taking Off”, una critica dei vizi della società americana...
Agli americani non dispiace essere criticati, ma se non ci sono buoni e cattivi al pubblico americano non piace. Dicono: e adesso? Buoni e cattivi li rendono soddisfatti.
In “Taking Off” per primo ho montato una serie di provini sulla stessa traccia audio: il film non ha avuto successo, ma è tuttora ricordato per questa cosa e da allora in molti hanno copiato. La Royal Crown Cola mi ha chiesto di girare uno spot con la stessa impostazione: lo spot è costato molto, molto più del film stesso.
Intervista Milos Forman: Domanda 3A proposito di impostazione: i suoi film americani sono molto diversi dai primi, nei quali aveva uno stile quasi documentaristico...
È una questione di necessità, non di versatilità. In Cecoslovacchia osservavo cose reali, parchi, pub, ristoranti, ma se non si coglie ogni sfumatura in una conversazione, non si ha il diritto di fare film di questo tipo.
Intervista Milos Forman: Domanda 4Nel 1975 “Qualcuno volò sul nido del cuculo” (scorrono intanto le immagini di Nicholson che fa la telecronaca davanti al televisore spento), vincitore dei 5 Oscar più importanti. Il film le è stato commissionato da Kirk Douglas...
Sì, da Michael Douglas per l’esattezza. Successe che Kirk vide a Praga un mio film, chiese di incontrarmi e mi propose di girare un film tratto da un libro. Io ne ero entusiasta, ma il libro che doveva spedirmi non arrivò mai. Dieci anni dopo, in America, mentre ero in albergo mi viene recapitato quel libro, mittente: Michael Douglas.
Me lo aveva spedito senza sapere che molti anni prima lo aveva già fatto suo padre, che nel frattempo era offeso con me perché non gli avevo risposto. Quando ci incontrammo, capimmo che il libro si era fermato a metà strada, confiscato dalla censura alla dogana senza che né lui né io ne fossimo avvertiti.
Intervista Milos Forman: Domanda 5Una situazione quasi incredibile, per fortuna tutto andò bene...
Sì, ma non fu facile ugualmente fare “Qualcuno volò sul nido del cuculo”: le majors non credevano in un film ambientato in un manicomio, il budget era molto limitato. Sia Kirk che Michael hanno pensato a me perché gli serviva un regista poco costoso, e che al tempo stesso rispettassero.
Poi accettò di recitare Jack Nicholson e... il budget finì per raddoppiare.
Intervista Milos Forman: Domanda 6Adesso viene mostrata una sequenza di “Hair”, musical di enorme successo datato 1979. A questo punto, Miloš ci tiene a fare chiarezza:
Dopo gli anni ’90 sembra che il genere-musical stia tornando in auge, ma non è proprio così: “Hair”, “Chicago”, “Dreamgirls”, “West Side Story” non sono il musical classico, non sono scritti per il cinema ma vengono prima provati in teatro.
Intervista Milos Forman: Domanda 7Con aria molto divertita, Forman racconta un aneddoto su “Ragtime”, di come riuscì a convincere James Cagney a tornare sul set dopo venti anni di assenza. Poi, mentre alle sue spalle Mozart detta a Salieri il suo Requiem, racconta la genesi di “Amadeus”.
Fu il mio agente a portarmi a teatro, a Londra: non avevo alcuna voglia di vedere uno spettacolo su un compositore, ma lì dentro rimasi folgorato da quella sorta di biografia romanzata di Mozart. Decisi di girare un film dal testo di Schaffer, ma anche questa volta trovai notevoli difficoltà perché nessuno voleva produrre un film in costume su di un compositore. Sotto il comunismo era diverso, se ne facevano molti perché i compositori almeno non parlano, se c’è solo musica va bene...
Amadeus” invece è un film sul talento e sulla libertà, sulla loro incompatibilità con la società, che li distrugge in nome dell’ideologia. I politici fanno la storia, ma la cultura fa la qualità di questa storia.
Intervista Milos Forman: Domanda 8Molte scene sono state tagliate...
È vero, ma non c’entra la censura. Fui io a scegliere di tagliare una quarantina di minuti, perché tre ore al cinema per vedere un film di quel genere, in costume, mi sembravano troppe: probabilmente non lo avrebbe voluto vedere nessuno...
Ho reinserito le scene tagliate nel DVD perché in questo caso è diverso, uno può fermarsi, mandare avanti, fare un po’ quello che vuole.
Intervista Milos Forman: Domanda 9È la volta della scena del suicidio di Althea, in “Larry Flint – Oltre lo scandalo”:
Trovo Larry Flint un uomo sì di pessimo gusto, ma lo ammiro in quanto persona onesta, schietta, capace di sentimenti fortissimi: ogni volta che ha rivisto Althea sullo schermo, s’è puntualmente messo a piangere; potrei dire che non ha mai visto veramente il film...
Furono paradossali i contrasti con la censura in merito ai peli pubici che si intravedono nel cadavere di Althea: alla fine, per fortuna, risolsero che i peli morti non contavano, e la scena passò.
Quanto alle critiche ricevute, l’accusa di glorificare la pornografia, voglio dire: tutto quanto, ogni uomo può essere soggetto per un film. Non ci devono essere limiti alla libertà di espressione, se solo ne metti qualcuno ecco che ne vengono subito altri e così via, fino a non potersi muovere più, fino a tornare in un regime. È curioso come l’uomo senta il bisogno delle istituzioni, le crei con l’idea che lo aiutino ma finisce per diventare loro proprietà, schiavo di qualcosa che è stato lui a volere.
Intervista Milos Forman: Domanda 10Lei ha lavorato ben due volte con Courtney Love, come mai?
Quando preparavamo “Larry Flint” l’avevo scelta dopo moltissimi provini, per me era quella giusta, ma alla Columbia non la volevano per via dell’alcool, delle droghe.
Lei mi promise di rimanere ‘pulita’ per tutta la durata delle riprese, ma la produzione non volle pagare l’unica assucurazione che eravamo riusciti a trovare: era di un milione di dollari, e li versammo noi, duecentomila a testa; : è stato il miglior investimento che abbia mai fatto. Courtney è una fragile, vulnerabile, meravigliosa persona.
Intervista Milos Forman: Domanda 11L’altro film è “Man on the moon”. La domanda, dal pubblico, verte sul sorriso (di rassegnazione?) di Andy Kaufman:
Non poteva fare altro: quando si rende conto che stanno facendo a lui quello che lui ha fatto al resto del mondo, cos’altro può fare? Solo sorridere. Voleva veder ridere la gente, ora tocca a lui.
Intervista Milos Forman: Domanda 12C’è il tempo per esulare un po’ dal passato di Forman. C’è qualcosa in cantiere per il futuro? Si parla de “Le braci”, un libro di Sandor Marai, pubblicato in Italia postumo.
È vero, è un progetto al quale tengo molto. Abbiamo già scritto la sceneggiatura, se trovo i finanziamenti sono pronto a girarlo.
Intervista Milos Forman: Domanda 13Parla del cinema italiano, infine. Ha voluto proiettare la sequenza della lotteria in “Miracolo a Milano”, di Vittorio De Sica.
Sento profondamente “Miracolo a Milano”, per tre ragioni diverse: è un commovente esercizio di studio sulla natura umana, sull’empatia, sulla compassione; è dalla parte degli impotenti, un attacco al potere. Fu vietato dai comunisti perché qualche funzionario zelante calcolò che il volo finale ‘verso un mondo migliore’ era diretto ad Ovest. Infine, ricordo nitidamente moltissimi volti di comparse, personaggi che appaiono per brevissimi istanti e ancora oggi li sento come famigliari, una cosa che non mi è successa con nessun altro film.
Purtroppo oggi non vedo i Rossellini, i Visconti, i De Sica, eccetera. Il cinema italiano ha una grandissima storia, un po’ meno il presente.
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L'ultimo inquisitore - Goya's Ghosts
di Milos Forman
Drammatico, 2006
106 min.
Film diretti:
2006  L'ultimo inquisitore - Goya's Ghosts
1999  Man on the moon
1996  Larry Flynt - Oltre lo scandalo
1984  Amadeus
1979  Hair
1975  Qualcuno volò sul nido del cuculo
Atri film:
2011  Les bien-aimés
Milos Forman
Manicheismo intelligente: attenuazione e interazione