|
|
|
|
Introducendo il suo nuovo film "La cena per farli conoscere"… |
|
È un film che mi ha divertito molto. Mi sono divertito a scrivere della televisione di oggi, nei riguardi della quale provo un apprezzamento molto relativo. |
|
Nel presentare il suo ultimo lavoro Avati spiega l’impianto narrativo da lui stesso costruito che sta alla base della sceneggiatura del film: |
|
Da una parte c’è l’aspetto più divertente della scrittura, poi c’è quello struggente che riguarda la figura paterna. Essendo io e mio fratello stati privati di un confronto con una figura maschile in famiglia, avendo perduto nostro papà quando eravamo molto molto piccoli, devo dire che ho vissuto tutta la mia adolescenza nell’indifferenza più assoluta. Avverto questo tipo di mutilazione molto di più da un po’ di anni: da quando sono diventato a mia volta adulto. Mi piacerebbe moltissimo oggi avere un confronto con un maschio in casa. |
|
Ha creato il personaggio di questo padre-attore, distratto dalla triste realtà del piccolo schermo, già sapendo chi lo avrebbe interpretato nel suo film? |
|
Ho rimessa in scena questa figura paterna che solo due attori italiani avrebbero potuto interpretare a questo livello e si chiamano Ugo Tognazzi e Diego Abatantuono. Questo personaggio l’ho scritto sapendo già che lo avrebbe interpretato Diego. Sapevo che gli avrei dovuto spiegare pochissimo. |
|
E oggi che rivede il film è soddisfatto di questa interpretazione? |
|
Ho ottenuto questa prova d’attore che trovo assolutamente strepitosa. Percorre tutto l’arco emozionale: attraverso di lui noi ridiamo, ci confrontiamo con la realtà e soffriamo. Non gioiamo, viviamo il rammarico di chi vive il presente senza far nulla, però avvertendo questa sensazione. |
|
A proposito del resto del cast, come motiva le sue scelte e quale rapporto è secondo lei fondamentale che si instauri tra il regista e gli attori? |
|
Con due di loro, Vanessa Incontrada e Ines Sastre, avevo già avuto un’esperienza: in entrambi i casi felice. Non conoscevo assolutamente Violante Placido, la cui filmografia continuo a non conoscere (ride). Però debbo dire che l’incontro che ho avuto con lei ha aiutato moltissimo la costruzione di questo personaggio. Dovete sapere che questo film è nato prima conoscendo gli attori e poi scrivendo. La Francesca invece rifiutò un mio film (con malinconia guardando Francesca Neri). Una storia di 14-15 anni fa… stavolta mi sono vendicato proponendole un ruolo particolare. E l’aver tanto insistito nella certezza che fosse giusta e scoprire che più giusta di così non poteva essere mi dà tanta gioia. Francesca ha allargato con questo film il suo orizzonte e questo non è secondario nel rapporto di un regista con i suoi interpreti. |
|
Com’è dunque il cinema di Avati… |
|
Un cinema che ormai si confonde totalmente con la mia vita… anche quando parlo con mia moglie mi chiedo se l’inquadratura sia quella giusta… (ride) |
|
A riguardo delle sottili citazioni che gli vengono attribuite di registi quali Monicelli, Germi e Orson Welles nel trucco e nei movimenti di Abatantuono… |
|
Orson Welles citato da Francesca durante la cena è assunto come paradosso. Mi piacerebbe poter dire sì… (ride), che non sono casuali, ma no, non mi è venuto in mente che ci potessero essere queste assonanze con il cinema di Orson Welles… Forse però l’idea di un attore che Germi possa addirittura rimettere in discussione il suo "Divorzio all’italiana" per farlo fare a lui può avere a che fare con il probabile e il verosimile. |
|
Come giustificherebbe la scelta di costruire un film incentrandolo sul non-rapporto fra tre sorelle e sulla riscoperta dell’affetto reciproco che il tempo, la distanza e gli atteggiamenti di un padre poco presente hanno offuscato? |
|
Mi piace pensare che questa idea distorta di famiglia che ha ogni personaggio della storia alla fine in qualche modo si ricomponga. Acquisti una sua identità. Tre sorelle che divengono tali nel momento in cui la sottrazione del padre produce questo grande legame. |
|
Un lieto fine dunque a chiudere il film… |
|
Un lieto fine. Un segno di luce e di speranza, la dimostrazione che non tutto è perduto. |
|
|
|
Ultime Interviste |
|
|
|
Tomm Moore La canzone del mare: "voglio che i bambini conoscano le nostre storie e leggende" |
|
|
Alexandra Leclère Benvenuti... ma non troppo: "una commedia pura che fa riflettere" |
|
|
Martin Zandvliet Land of mine - Sotto la sabbia: "una storia importante e sostanzialmente sconosciuta" |
|
|
Andrew Haigh Weekend: "un'onesta, intima, autentica storia d'amore" |
|
|
Brian Helgeland Legend: "Come si racconta la vita di una persona realmente esistita?" |
|
|
Carlo Verdone L'abbiamo fatta grossa: "la critica di costume deve essere parte della commedia" |
|
|
Virág Zomborácz Mózes, il pesce e la colomba: "ho iniziato a scrivere sceneggiature a sei anni! |
|
|
Francesco Calogero Seconda Primavera. "la capacità di interpretare la realtà è spesso contraddittoria" |
|
|
Vincenzo Salemme Se mi lasci non vale: "l'amicizia e l'amore devono essere credibili" |
|
|
Lorenzo Vigas Ti guardo: "ogni uomo cerca di riempire una vasta mancanza di emozione" |
|
|