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Ancora una sperimentazione di Steven Soderbergh: George Clooney nei panni di un personaggio 'classico' in un film girato 'come una volta'. Tratto dall'omonimo romanzo di Joseph Kanon, "Intrigo a Berlino", presentato alla Berlinale, è una spy-story girata in un magnifico bianco e nero che rende omaggio ai film noir degli anni Quaranta. Per "The Good German" la critica americana ha citato Casablanca e Scandalo Internazionale. Completano il cast Cate Blanchett e Tobey Maguire. |
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Questo è un film davvero particolare ma forse è stato più semplice affrontarlo con Clooney, col quale sta lavorando anche a Ocean’s Thirteen? |
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Sì, sono stato molto fortunato a incontrare George in un momento molto delicato della mia e della sua carriera. Non posso immaginare cosa starei facendo ora se non fossimo riusciti a fare assieme Out of Sight perché era un periodo in cui avevo disperatamente bisogno di girare un film che la gente avesse voglia di guardare, mentre lui voleva far vedere a tutti cos’era in grado di fare, oltre a E. R.. Comunque quando lo vidi per la prima volta in quella serie ero sicuro che sarebbe diventato una star del cinema, non c’era alcun dubbio. Così, dopo il nostro primo film in cui ci eravamo trovati così bene, ne abbiamo girati altri sei in pochi anni dando entrambi il meglio di noi stessi... |
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È stato facile far recitare tutto il cast come se fossero dei veri attori negli anni ’40? |
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Prima delle riprese avevo preparato un piccolo manifesto in cui spiegavo agli attori quello che avremmo cercato di fare. Volendo realizzare un film come sarebbe stato girato sessanta anni fa, ho dovuto tener conto del fatto che in sessanta anni fa gli attori di Hollywood recitavano in maniera completamente diversa da quella di oggi. Era un’epoca precedente a quella di "performers come Marlon Brando o Montgomery Clift o James Dean che sono stati un vero e proprio spartiacque da questo punto di vista. Ho dovuto quindi chiedere ai miei attori un tipo di recitazione che oggi sarebbe considerato "sbagliato", che si prende molto sul serio e non conosce l’ironia. C’è stato per tutti un momento in cui ho dovuto faticare per convincerli che, nel contesto dell’intero film, la cosa avrebbe funzionato e che quello che a volte gli sembrava strano era proprio quello che volevo da loro. |
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Come mai ha deciso di realizzare un film così retrodatato ma originale, e crede che in Europa sarà più apprezzato di quanti non è stato nel suo paese? |
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Beh, credo di sapere cosa è commerciale e cosa no però questo film ha avuto un’accoglienza davvero brutta negli Stati Uniti. Potevo sperare che andasse in un altro modo, che la gente uscisse dal cinema dicendo: "Non avevo mai visto nulla di simile prima, è fantastico!", invece che "Non avevo mai visto nulla di simile prima, e vorrei davvero non averla mai vista!". Dopo le prime che abbiamo fatto a New York e a Los Angeles le critiche sono state subito negative, e così è molto difficile che il film vada bene. Penso che il film andrà meglio col pubblico europeo, la Warner Bros aveva anche ricevuto una grossa offerta da un finanziatore europeo che ha però rifiutato. L’approccio narrativo è molto americano, ma quello ai caratteri dei personaggi e alla loro moralità è molto più europeo. Ma tutto il mio piacere di fare un film sta nel farlo, è stata una delle mie migliori esperienze di regia in cui sono andato davvero vicinissimo a realizzare proprio tutto quello che avevo immaginato. |
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Nel film ci sono molti spezzoni d’epoca, ma ci può dire qualcosa su come avete ricostruito in America la Berlino bombardata? |
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Abbiamo fatto un moltissime ricerche per girare come si girava in quegli anni, cercando però di farlo in maniera più economica. Per esempio abbiamo girato per settimane nella stessa strada circondata da edifici semicrollati, cambiando ogni giorno tutti i segnali stradali e le comparse per far credere che fossero vie diverse. Inoltre quasi tutti gli edifici del film dovevano avere moltissime finestre rotte. Ma rompere tutti quei vetri sarebbe stato troppo lungo e troppo costoso, così ritagliato e incollato del tessuto nero sulle finestre e abbiamo risparmiato un’enorme quantità di denaro. |
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La stessa attenzione l’ha avuta nel scegliere le musiche di Thomas Newman? |
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Sì, siamo stati molto attenti a dare coerenza a tutto il nostro lavoro. Per quanto riguarda le musiche inizialmente mi avevano scritto una colonna sonora elettronica, che era interessante ma che in molti mi hanno fatto notare era un errore, che molta gente l’avrebbe recepita come un ostacolo a entrare nel film. Allora mi sono rivolto a Thomas Newman con cui avevo già lavorato per Erin Brockovich. Il padre di Thomas, Alfred, è stato per decenni e decenni il compositore di punta della 20th Century Fox, ha scritto anche il motivetto ufficiale della Fox che precede ogni film, e Thomas ha questo Dna: quando ha visto il film credo fosse eccitato e terrorizzato perché quello che gli chiedevo di fare era qualcosa che no si fa più da anni nemmeno nei cartoni, come realizzare dei temi musicali per ogni personaggio. Ma fin dal primo giorno si è seduto al piano e ha composto una colonna sonora davvero unica, che sono molto contento sia candidata all’Oscar. |
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[ fonte: Claudio Panella, Cinema.it ] |
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