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Intervista: Joachim Fest

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Joachim Fest è il primo biografo tedesco di Adolf Hitler: dal suo libro “Dentro il bunker di Hitler” è tratto il film La caduta, di Oliver Hirschbiegel. Il racconto degli ultimi giorni di vita del Führer divide pubblico e critica: Fest racconta perché abbia voluto scriverne e come sia stato difficile sottrarsi a facili demagogie.
Intervista Joachim Fest: Domanda 1La caduta ha suscitato non poche polemiche: molti spettatori, ma anche registi tra i quali Wenders, hanno criticato la rappresentazione di Hitler, giudicandolo troppo umano. Cosa ne pensa, e a cosa è dovuta questa scelta?
In realtà al pubblico il film è piaciuto, le critiche sono arrivate per lo più da registi invidiosi, che hanno girato film sul nazismo senza riscuotere il successo de La caduta, quindi non credo che le critiche nascano dalla rappresentazione di Hitler. Ogni scelta è stata compiuta sulla base della certezza storica dei fatti, per questo né il libro né il film parlano del suicidio di Hitler; tutto quello che ho scritto nasce dallo studio di diari, documenti ufficiali, memorie di testimoni, nient’altro.
Intervista Joachim Fest: Domanda 2Ma il suo libro è stato accusato di revisionismo.
Non saprei dirlo con certezza, ma credo che lo sia, come d’altronde è revisionista tutta la storiografia, che viene scritta a posteriori.
Intervista Joachim Fest: Domanda 3Quali aspetti del nazismo, a suo giudizio, meritano tutt’oggi di essere studiati attentamente?
Ovviamente è stato tutto, cosa più cosa meno, già studiato; ma in molte cose bisognerebbe andare più a fondo, ad iniziare dagli ultimi giorni del Terzo Reich, dei quali io o parlato nel libro “La disfatta”. Inoltre sarebbero da considerare meglio temi quali la guerra aerea, il perché non ci si è premurati di ascoltare subito le testimonianze dei prigionieri nei lager o in Russia, e come questi anche altri.
Intervista Joachim Fest: Domanda 4Perché si è voluto confrontare con un tema così tragico, che non ha vissuto in prima persona?
Tutto è nato casualmente, mi chiesero di parlarne in qualità di giornalista, e finii per pubblicare “Il volto del Terzo Reich”; fui il primo tedesco a scrivere una biografia di Hitler, mi venne proposto perché si sentiva che fosse arrivato il momento di farlo, accettai perché quella di Alan Bullock era piena di errori. Penso poi che ci sia un atteggiamento diverso tra chi ha vissuto il nazismo sulla propria pelle e le generazioni successive: i primi spesso lo rifiutano, influenzati, giustamente, dalle proprie esperienze; chi non lo ha vissuto sulla propria pelle è in grado di confrontarcisi apertamente, di studiarlo e trarre conclusioni oggettive, storicamente corrette.
Intervista Joachim Fest: Domanda 5Come si è trovato a studiare un personaggio del genere?
È stato difficile mantenere l’obiettività, il distacco, la distanza da una figura che in nessun modo può riuscire simpatica, detestare un uomo e, al contempo, approfondire lo studio per parlarne poi correttamente. Ho parlato con Ian Kershaw, autore della biografia su Hitler successiva alla mia, dalla quale esce fuori una figura noiosa, al contrario dell’interesse che suscita il ‘mio’ Hitler: io sono dell’opinione che, anche studiando Hitler tra cinquant’anni, non potrà mai risultare una persona noiosa, anche se sono d’accordo con Kershaw sull’evoluzione hitleriana, assente, completamente, a differenza dei personaggi interessanti d’ogni tragedia.
Intervista Joachim Fest: Domanda 6Oltre alla figura di Hitler viene messo in rilievo il comportamento non solo degli altri gerarchi, ma anche del popolo: colpevole?
Chi era vicino a Hitler sapeva, anche se sostiene il contrario (Albert Speer, “Memorie del Terzo Reich” ndt). Il popolo ha le sue responsabilità, quante e quali non è facile dirlo. Ma le colpe sono anche dei vincitori della Prima Guerra: il trattato di Versailles è stato umiliante per tutto il popolo tedesco, che ha rifiutato tanto la sconfitta quando l’intera colpa della guerra; la demagogia che ha portato Hitler al potere ha radici in quel trattato. Comunque, il colpevole numero uno rimane Adolf Hitler, incivile, senza scrupoli, al cui confronto lo stesso Mussolini era una persona a modo… A questo proposito non posso non complimentarmi con Bruno Ganz, ha reso Hitler proprio come io l’avevo immaginato, impressionante ma credibile.
Intervista Joachim Fest: Domanda 7Quindi è giusto che il popolo tedesco non abbia sensi di colpa?
Non dico questo, ma l’Europa intera, non solo la Germania, ne è responsabile. È fin troppo facile dare le colpe ai tedeschi: ma dov’era il resto d’Europa negli anni ’30? Qualche francese, nel ’38, propose di conferire a Hitler il Nobel per la pace… Nemmeno la Chiesa riuscì a pronunciarsi contro il nazismo, a denunciarne la pericolosità prima, i crimini poi.
Intervista Joachim Fest: Domanda 8Come esce la Germania dal nazismo?
Molto male, per anni non si è pensato che alla ricostruzione; a proposito, credo che il modo con cui siano state liberate la Germania e l’Italia sia abbastanza criticabile, forse si sarebbe potuto fare a meno dei bombardamenti di Dresda, o di Palermo. Comunque, subito dopo la guerra il popolo tedesco preferì dimenticare l’orrore passato, e per anni è stato così.
Intervista Joachim Fest: Domanda 9Ed oggi, come si confronta la Germania col passato nazista?
In modo superficiale, banale, moralista; i giovani ne hanno piene le scatole, sono annoiati dal continuo sentirsi ripetere parole quali Olocausto, Auschwitz. Come non funzionano i media, così non va neanche la storiografia seria, sempre più lontana dalla gente comune, sempre più elitaria.
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La caduta - Gli ultimi giorni di Hitler
di Oliver Hirschbiegel
Drammatico, 2005
150 min.