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In uscita il 26 di ottobre, "Giorni e nuvole" è uno dei due film italiani ospitati nella sezione 'Première' della Festa del Cinema di Roma (l'altro è il nuovo film di Dario Argento). Dopo un'accoglienza calorosa da parte della stampa, in attesa della proiezione per il pubblico il regista si concede alla stampa insieme ai due attori protagonisti (Margherita Buy e Antonio Albanese), due comprimari, gli sceneggiatori e il produttore. Nel buonumore generale (merito della verve di Albanese) Soldini parla del suo film più aderente alla realtà. |
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Il personaggio di Michele, all’inizio del film, non si aspetta la precarietà, quando le cose vanno male reagisce dapprima con stupore. E’ un discorso che può riguardare tutti? |
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E’ una parte che ha a che fare con lo stupore, molte persone pensano che la loro vita abbia ormai un corso sereno, tranquillo; quando le cose cambiano improvvisamente è normale essere in primo luogo stupiti, la disperazione è una conseguenza meno immediata. |
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Vi sono aspetti molto reali nella sceneggiatura, a differenza, magari, di altri suoi film. |
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Già. Prima, penso ad “Agata e la tempesta”, ho portato spesso in scena aspetti surreali; questa volta volevo guardare alla realtà di tutti i giorni, e volevo affrontare il tema della relazione di coppia, della quotidianità, dell’abitudine. C’è un aspetto reale, sul piano socio-economico, ed uno privato. |
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Dalla naturalezza dei personaggi, ci si chiede se abbia fatto delle prove prima delle riprese: |
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Per arrivare alla naturalezza ci vuole molto lavoro dietro. Prima di tutto bisogna saper scegliere dei bravi attori, e in questo caso io l’ho fatto. Dopodiché diventa tutto più semplice, quando ci si alza per andare a lavorare contenti di farlo viene tutto di conseguenza. |
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Interviene Margherita Buy, scherzando sul rapporto col regista |
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Il regista è bravo… però un po’ rompiscatole. Io tendo molto ad impigrirmi, con lui non si poteva proprio… |
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Si aggancia al divertissement Antonio Albanese: |
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E’ uno che non molla un crostino! Ci si chiede: “A te cos’ha detto?” “A me ‘non male’!” “Porca miseria…”. Poi parli con gente che lavora con lui da tanto e ti spiegano che ‘non male’ è il complimento massimo per lui… |
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Soldini ride, ma su Margherita Buy ha anche lui la sua da dire: |
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A proposito dei piani-sequenza, la Buy aveva paura. Diceva: “tre o quattro minuti di seguito senza fermarmi? No, non sono capace…” |
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Il modo di girare sembra diverso rispetto ai suoi film precedenti: |
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Ogni film deve trovare un proprio stile. Questo è il film più lontano, stilisticamente, da “Brucio nel vento”, che era tratto da un testo letterario, con un mondo sospeso, dove la realtà poteva essere vista da lontano.
Per questo, oltre all’uso della camera a mano, ho girato più scene possibili in piano-sequenza, lasciando liberi gli attori di lavorare su tempi lunghi, dando alla fine la sensazione di cogliere la realtà in modo quasi documentaristico. |
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Tornando agli attori, sul resto del cast: è importante anche il ruolo dei comprimari: |
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Parte della bellezza di fare questo mestiere è lavorare con nuovi attori, ma anche portare avanti un discorso con gli stessi, penso a Giuseppe Battiston, senza ripetere ma cercando ogni volta qualcosa di diverso. Se si lavora bene anche un personaggio piccolo lascia il segno. |
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Genova ricorre spesso nel suo cinema… |
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Io credo di fare un tipo di cinema che consuma un po’ le città, il paesaggio in cui ambieto le storie. Dopo “Agata e la tempesta” m’era rimasta la voglia di tornare a Genova perché l’ho scoperta, avevo voglia di girare ancora lì. E’ importante vivere i luoghi in cui stai girando, sono contrario alla realizzazione delle scene di interno in studio.
Ma non ho deciso di andare a Genova per il suo bagaglio storico, per il suo rapporto con il mondo del lavoro: si è trattato principalmente di un motivo pittorico. |
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Sul finale: ci sono casi simili, nella realtà, che si chiudono in tragedia. |
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Cercare di scrivere dei personaggi e metterli nella storia ti può trascinare con loro, è come se la storia ti portasse ad un finale tragico.
Ho dovuto lottare contro questo, volevo un finale diverso in virtù del confronto tra i personaggi e di una domanda sulla quale chiudere questo film: qual è la cosa più importante? |
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