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Il 14 febbraio, giorno di San Valentino, esce "Parlami d’amore". Tratto dall’omonimo romanzo scritto a quattro mani da Carla Vangelista e Silvio Muccino, il film segna l’esordio alla regia di quest’ultimo, visibilmente emozionato in conferenza stampa. Attesissimo dal pubblico dei teenager ma non solo, sarà distribuito da 01 Distribution con più di 500 copie.
Nel cast, oltre al fratello di Gabriele, Carolina Crescentini e Aitana Sánchez-Gijón. |
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Come mai tanti rimandi cinematografici nel tuo film? |
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E’ un film sull’amore nel senso pieno della parola: ci sono tutti gli amori della mia vita, l’amore per la vita stessa e quello per il cinema, in particolare quello per la Nouvellle Vague francese. Per questo motivo, senza voler sembrare presuntuoso, ho cercato le suggestioni di quel cinema, per esempio ispirandomi a Fino all’ultimo respiro di Godard nella scena in cui Nicole e Sasha parlano sul ponte.
E poi c’è Bertolucci, che io amo e stimo tantissimo, al quale ho pensato nella scena in cui Sasha viene picchiato, e che ricorda da vicino "Il conformista". Grazie al lavoro di Arnaldo Catinali e Tonino Zera siamo riusciti inoltre a riprodurre suggestioni fotografiche che rendono questo film estetizzante, esattamente come volevo che fosse. |
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Il film è molto atteso. Quale pensi possa essere il tuo pubblico? |
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Quello che so è che volevo spiazzare il “mio” pubblico perché avevo voglia di mettermi in gioco, buttarmi, rischiare per realizzare quello che volevo fare veramente. L’amore è stato solo un pretesto per raccontare una storia sui sensi di colpa, le fragilità delle persone, per questo credo sia un film diretto a tutti, non targhettizzato. D’altra parte credo che sia giusto fare un film che parli ai ragazzi e che non sia esclusivamente per ragazzi: oltre ai sogni deve rimanere anche qualcos’altro… |
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Nel film c’è anche tanto dolore e sofferenza. Cos'è per te l’amore? |
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L’amore non è semplice, può essere raccontato in maniera semplice, ma in realtà è un animale che ti mette a nudo e ti obbliga a guardarti dentro per quello che sei veramente. Bisogna abbattere i muri che impediscono di vivere appieno questo sentimento, anche se fidarsi di qualcuno non è facile.
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Come attore, ti sei ispirato a qualcuno in particolare per questo film? |
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No, in questi due anni non mi sono ispirato a nessuno, ho solo cercato un minimo comune denominatore tra me e Sasha, nonostante abbiamo due background completamente diversi. Io sono molto più fortunato di lui, ma ci accomuna il senso di inadeguatezza che ti fa sentire fuori luogo in molte situazioni. |
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E’ vero che anni fa hai rifiutato una regia? |
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Sì è vero, ma al tempo avevo vent’anni e non ero pronto per qualcosa per cui provo profondo rispetto. Non ero pronto e rifiutai. |
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Il film racchiude in sé tante storie,alcune delle quali solo accennate perché impossibile seguirle tutte. Non credi che questo possa essere un limite, un difetto del film? |
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Ammetto di aver raccontato tante storie, tanti sentimenti, ma è il limite e il pregio stesso del film, e poi non so se ci sarà l’occasione per girare un altro film, non si sa mai! Io credo che la vita stessa sia “tanta”, e ogni personaggio che vediamo ha dei conti in sospeso col passato: noi possiamo chiudere col passato, ma lui non può farlo con noi. |
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Si dice che non hai voluto che tuo fratello Gabriele venisse sul set o ti desse dei consigli. E’ vero? |
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Detta così suona come una minaccia…però è cosi! La realtà è che nutro grande ammirazione per mio fratello, e gli voglio molto bene, per questo ho preferito tenerlo lontano dal set. Quando ami tanto una persona, quando stimi tanto quella persona, la sua parola conta enormemente. Da regista certe scelte devi farle da solo, volevo che il film fosse solo mio, senza che queste scelte fossero influenzate troppo da Gabriele. Infatti non ha letto neanche la sceneggiatura, aveva letto il libro e nutriva dei dubbi su come potesse adattato. Poi gli ho fatto vedere il film finito e ha pianto. |
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Domanda provocatoria. Quanto l’ha aiutata chiamarsi Silvio Muccino nel trovare fondi per questo film e riuscire a realizzarlo? |
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Certamente mi ha aiutato, è chiaro che per me è stato più facile rispetto ad un’altra persona. Però devo aggiungere che i fondi si trovano più per i risultati che sei riuscito ad ottenere al botteghino che per il cognome che porti. Quando hai un pubblico che ti ama e che ti segue, e se a questo aggiungi una buona storia, diventa semplice convincere i produttori. |
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Cosa pensi dei film per teenager che in questi ultimi tempi sono sbarcati prepotentemente nel panorama del cinema italiano? |
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Sicuramente Come te nessuno mai è stato il primo film di questo genere, poi contemporaneamente a Che ne sarà di noi è uscito Tre metri sopra il cielo ed entrambi hanno avuto molto successo. Secondo me questo successo è dovuto al fatto che in Italia si è capito molto tardi quanto il pubblico dei teenager fosse stato sottovalutato, anche se c'è una grande differenza tra fare un film per loro e un film che parli a loro. |
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