Cinema del Silenzio - Rivista di Cinema

Intervista: Sergio Rubini

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Esce giovedì 20 marzo in 420 copie "Colpo d'occhio", ultimo film di Sergio Rubini che, dopo essersi immerso nelle proprie origini con "La terra", torna a girare a Roma. Alle sue direttive l'attore più in voga del momento, Riccardo Scamarcio, affiancato da Vittoria Puccini e dallo stesso regista, per la rappresentazione di un triangolo giocato tra il chiuso dei laboratori e lo spazio delle copertine del mondo dell'arte.
Alla conferenza stampa di presentazione, Rubini spiega la genesi del film e il suo senso più profondo.
a cura di Glauco Almonte
Intervista Sergio Rubini: Domanda 1Come nasce questo film?
Lo spunto del film è nato a casa mia, mentre aspettavo Scamarcio: mi sono chiesto cosa sarebbe successo se lui, invece di un punto di riferimento, un fratello maggiore, avesse trovato uno che fingesse di esserlo ma che per invidia, perché lui è giovane, bello, è Scamarcio, lo avrebbe ammazzato, un nemico. E viceversa, se anche lui fosse lì per portarmi via tutto quanto, quello che avevo imparato, i miei amori. Da questo doppio pensiero negativo è nata l’idea di “Colpo d’occhio”.
Intervista Sergio Rubini: Domanda 2Perché hai scelto di ambientare questo dramma nel mondo dell’arte?
All’inizio pensavo ad un musicista, un direttore d’orchestra: sono un appassionato. Riccardo mi ha detto che sua madre è pittrice ela sua idea mi ha subito sedotto, ma la pittura al cinema viene male, tra la tela e lo schermo è una somma di superfici piatte e non rende. Allora abbiamo pensato alla tridimensionalità di uno scultore, un artista più complesso.
Intervista Sergio Rubini: Domanda 3Come è nata la collaborazione con Gianni Dessì?
E’ un amico di Angelo Pasquini; all’inizio ci siamo rivolti a lui per una consulenza, poi abbiamo pensato di fargli realizzare le opere di Adrian Scala, infine gli abbiamo proposto di curare tutte le esposizioni del film. E’ grazie alla sua collaborazione che siamo riusciti a contestualizzare la storia.
Intervista Sergio Rubini: Domanda 4Sul rapporto tra critica e arte: pensi davvero che la ‘palla’ la potesse fare chiunque?
Io credo molto nella critica, anche in quella cinematografica, la seguo. Il rapporto tra artista e critico è difficile, è conflittuale ma necessario.
La palla potrebbe averla fatta chiunque, ma è il rapporto che l’artista che ha fatto la palla riuscirà a ingaggiare con il critico che gli darà senso.
Con questo ci tengo a sottolineare che non ho voluto esprimere alcun parere sull’arte conteporanea, nei confronti della quale sono un profano.
Intervista Sergio Rubini: Domanda 5Venendo al nocciolo dell’opera:
Il nocciolo è il rapporto di un uomo con la propria ombra. Da una parte l’istintività artistica, dall’altra la razionalità intellettuale.
Se Adrian si salva è perché si commuove e cambia; la ragione ci convince, ma non c’è mai un cambio di marcia. Tra queste due figure io salverò sempre l’artista.
Intervista Sergio Rubini: Domanda 6Come è avvenuta la scelta del cast?
Sono partito da Riccardo, ho finito con Vittoria (che pure ha cominciato proprio con me nove anni fa). Il problema era dove trovare una ragazza che potesse essere credibilmente un intellettuale: la Puccini no, figurati, ho detto. Però… Sapevo di doverla spogliare, e il nudo di Vittoria già lo conoscevo, c’è un che di tranquillità nel suo nudo, niente di volgare. Flavio Parenti l’ho scelto addirittura che avevo già incominciato a girare. E’ una lotta.
Intervista Sergio Rubini: Domanda 7Sei un artista, ma hai scelto il ruolo del critico. Quanto c’è del critico cinematografico nel tuo critico?
No, non ci abbiamo pensato.
Abbiamo lavorato su un tratto psicologico in cui tutti potessero ritrovarsi.
Io ho un ottimo rapporto con i critici, non ho paura che vogliano uccidere gli attori.
Intervista Sergio Rubini: Domanda 8Ti sei ispirato a registi della tua formazione, che hanno trattato il tema del rapporto tra uomo di mezza età e giovane nel passato? E quali?
No, non ho pensato proprio a niente.
Tutto nasce dal grandissimo lavoro di sceneggiatura, durato oltre un anno, non abbiamo ragionato sugli altri film.
La mia formazione non è cinematografica, se devo riferirmi a qualcosa mi riferisco a dei libri.
Fare ‘alla maniera di’ poi ti distrugge, fai la fine di Adrian, porti la palla di un altro. Io volevo portare le mie.
Intervista Sergio Rubini: Domanda 9Sulla recitazione, sensibilmente diversa da quella a cui siamo abituati:
Mettere in scena la realtà, simularla: la chiave di questo film è la simulazione.
Avevo in mente che questo film andasse recitato in questo modo; in Italia c’è una sorta di convenzione, un ‘finto buttato via’, non siamo più abituati a un’impostazione diversa, molto teatrale.
La vera particolarità di Riccardo è la sua ambivalenza, è un ragazzino ma anche un giovane uomo, una figura che nel nostro cinema non avevamo più da qualche tempo. E’ un attore molto solido, e anche Vittoria lo è, hanno un’impostazione che ha a che fare col teatro.
Intervista Sergio Rubini: Domanda 10Approfondendo il discorso sugli attori:
L’attore si deve affidare completamente al regista, si deve far succhiare l’anima (in fondo è per questo che è pagato così tanto).
Intervista Sergio Rubini: Domanda 11Su Pino Donaggio:
Avevo fatto altri due film con Pino, ma per questo pensavo a qualcosa di minimalista, Pino e le sue grancasse non mi sembravano adatti. Lui ha voluto fare un provino, e il suo tema ci ha sedotto; poi però ha iniziato a portare il film su binari che non mi piacevano. L’ho ‘ammazzato’ togliendogli la possibilità di fare musica d’azione, che invece ho affidata a Pierluigi Fernandini e Ivan Iusco. A Pino ho chiesto solo la musica più romantica.
Per il finale invece ero convinto che ci fosse bisogno di un pezzo rock, ed è nata la collaborazione con ‘Le Vibrazioni’.
Intervista Sergio Rubini: Domanda 12La locandina richiama molto quella di “Arancia Meccanica”…
E’ vero. Posso anche dire che la traduzione in inglese di ‘colpo d’occhio’ è ‘eyws wide shut’, ma me l’hanno detto due giorni fa…
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