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Con Seven swords Tsui Hark ha aperto il 62° Festival di Venezia; meno di due giorni ed il film è già nelle sale italiane. Vediamo cosa ha detto il regista nella conferenza stampa tenuta al Lido nella serata del 31 Agosto. |
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Tsui Hark, lei apre ufficialmente la 62° edizione del Festival di Venezia: cosa significa questo, per lei? |
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Rappresenta un grande onore aprire il Festival di Venezia, al quale ho già partecipato nel 2000. L’attenzione che si è catalizzata su quest’evento permetterà al wuxia di raggiungere il massimo delle sue potenzialità internazionali, e questo, per me, è il significato più importante. |
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Ancora un film wuxia, perché? Ha ancora mercato in Asia, oggi, un film di questo genere? |
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Il motivo è che volevo parlare della cultura cinese, penso che sia molto importante, e le arti marziali, parte essenziale di questa cultura, sono un ottimo metodo per raccontarla. Inoltre non è facile parlare dei problemi odierni in Cina... con il genere wuxia si può affrontare la realtà senza scontrarsi con la censura del governo.
Oggi tutto sta cambiando, eppure alcune cose rimangono, cose quali romanticismo, voglia di creatività: le arti marziali rappresentano una dimensione per esprimere questi valori che riescono a non cambiare. |
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In cosa si differenzia da Zhang Yimou, nel modo di affrontare questo genere? |
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Zhang Yimou è un ottimo regista, sono contento del suo successo che è enorme sia in patria che qui, in Occidente, ma non farei un confronto tra stili, io miro a qualcosa di diverso: vorrei approfondire lo studio e la rappresentazione della cultura wuxia, ancora nessuno vi è andato a fondo. |
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Lei parla di Oriente e Occidente: quali dei suoi contenuti mirano da una parte e quali dall’altra? |
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Non ho risposta: non è facile distinguere cosa sia occidentale, cosa orientale. Io stesso, come i cinesi in generale, conosco così poco la Cina che non posso pretendere di aver già scoperto il resto del mondo. |
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Le scene dei combattimenti sono abbastanza crude, se non violente. |
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Fa parte della tradizione del genere: le scene di combattimento devono essere forti, brutte perché hanno un sapore tragico, tant’è che si cerca di non esaltare mai la vittoria, nemmeno quella dei ‘buoni’. D’altronde, come si può parlare di violenza oggi, con tutto quello che succede nel mondo? |
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Si parla già di una saga: è vero? |
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Abbiamo suddiviso grossomodo il materiale girato in 6 film! L’idea di girare una saga è venuta ai produttori dopo la realizzazione di Seven swords: se andremo avanti partiremo proprio dal finale, ma aspetteremo di vedere quale sarà l’accoglienza del pubblico prima di decidere. |
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