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Il primo film in concorso al 62° Festival di Venezia è “Good night, and good luck”: la stampa lo ha apprezzato, il pubblico non è stato da meno, nonostante non fosse certamente abituato ad un George Clooney del genere. In conferenza stampa il regista spiega cosa lo ha spinto a realizzare questo film e quali messaggi crede di portare. |
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Clooney, il pubblico che la ammira nei kolossal hollywoodiani potrebbe rimanere spiazzato da questo film, non trova? |
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Io trovo che sia sempre molto bello fare questo tipo di film. Non dico che non mi piaccia recitare in film spettacolari come Ocean’s Eleven, farlo è molto divertente, ma è ugualmente piacevole partecipare a lavori quali Good night, and good luck, o Three kings, opere in grado di suscitare il dibattito tra la gente. In questo caso, in particolare, un dibattito sulle libertà civili e sul ruolo della tv: per esempio mio padre era un anchorman ma ha lasciato perché si è accorto che il suo lavoro era sempre più spettacolo e sempre meno notizie. Il pubblico sa apprezzare un film per quello che è, non giudica unicamente in base a ciò che s’aspetta. |
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Perché ha voluto fare questo film? |
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Perché è una vicenda che mi ha sempre affascinato, e che fa vedere come noi americani siamo ciclici: in certe fasi siamo stupidi, utilizziamo la paura per limitare le libertà civili. Solitamente però ci riprendiamo. |
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Quindi Good night, and good luck ha un chiaro messaggio politico con riferimento all’attualità? |
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Tutti sanno che sono un liberal. Le mie posizioni sono note, ma non era mia intenzione fare un'opera direttamente politica: il film parla degli anni ’50, poi se qualcuno vede dei legami con l’attualità... beh, potrebbe essere occasione per un’utile discussione. Ma non era il mio scopo attaccare direttamente l’attuale amministrazione. |
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Ma al centro della vicenda c’è indiscutibilmente il ruolo della tv. |
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Sì, ma la televisione ha avuto un ruolo molto positivo <...>. Per la maggior parte della gente la televisione rappresenta l’unica fonte d’informazione. Una volta, però, c’erano solo tre canali, oggi che ne abbiamo fino a 130 un altro Murrow sarebbe improponibile: con una scelta così ampia, ognuno finisce per andare sul canale che gli dice ciò che vuole sentire. |
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Nel film utilizza spezzoni di filmati d’epoca: difatti nessuno impersona il senatore McCarthy. Perché? |
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In questi tempi di riabilitazioni non volevo che qualche neo-sostenitore del senatore potesse lamentare che McCarthy fosse dipinto con troppa cattiveria, così ho usato quello vero. |
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Come regista, lei ruba idee o stili da colleghi più esperti? |
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Certo, rubo da qualsiasi autore, da sempre. Questa volta ho impegnato la maggior parte del mio tempo a controllare le fonti, abbiamo lavorato molto accuratamente facendo vere e proprie ricerche di stampo giornalistico, ma anche stavolta ho rubato, per esempio da tutti i bravi registi di documentari. |
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