News: Reggio Film Festival, arriva Raoul Bova
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Reggio Film Festival, arriva Raoul Bova | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
| Giovedì 17 Settembre 2009 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
| Venerdì 18 settembre i protagonisti sono loro, i filmmaker, i registi e autori dei cortometraggi selezionati per l’ottava edizione del Reggio Film Festival. Infatti allo Spazio Gerra, alle 21.00, ci sarà il “salotto degli autori”, un momento che sarà l’occasione per i filmmakers di confrontarsi con il pubblico, e di raccontare quindi le loro opere, il “dietro le quinte” della realizzazione dei cortometraggi proiettati. Contemporaneamente, al Teatro Cavallerizza ci sarà Gianluca Petrazzi, regista e stuntman. Cresciuto nell’ambiente del circo, Petrazzi è stato stuntman fin da bambino. Ha lavorato come stunt coordinator e direttore di action unit in film come Gangs of New York, Mission Impossible, 007. Da qualche anno ha deciso di affiancare alla carriera di stuntman quella di regista. Aiutato dagli amici e attori di cui spesso si trova ad essere la controfigura, ha girato un paio di bei cortometraggi, uno dei quali, 15 seconds, che ha per protagonista Raoul Bova, è in concorso in questa edizione del Reggio Film Festival. Petrazzi sarà accompagnato da Luca Lionello e Simona Borioni, con i quali ha realizzato il lungometraggio Le ultime 56 ore. Fra i corti selezionati proiettati alla Cavallerizza e allo Spazio Gerra, segnaliamo l’americano Desert wedding, che racconta di una ragazza in procinto di andarsi a sposare che pagherà cara la sua arroganza, The true santa, dove un uomo con grandi traumi infantili è alla ricerca del vero Babbo Natale, Bosom che narra di un chirurgo plastico alle prese con l’ossessione di ritrovare il seno perfetto della moglie. L’amore è un giogo è un classico cortometraggi con Neri Marcoré e Cecilia Dazzi. Il mio ultimo giorno di guerra vede la partecipazione di uno straordinario Ivano Marescotti. Gli incontri serali saranno preceduti da un reading allo Spazio Gerra, alle 19, intitolato “Il soffio della follia” e dedicato alla vita di Camille Claudel. Con questo intenso monologo tratto dalle lettere che Camille scriveva dal manicomio, l’attrice Maria Antonietta Centoducati ci racconta chi era l'artista Camille Claudel, una donna modernissima per il suo coraggio e anticonformismo, amante del celebre scultore Auguste Rodin, nonché protagonista di una vita travagliata a causa proprio dell'amore con il grande scultore francese e delle sue scelte di vita da donna indipendente. Camille Claudel nasce in Francia nel 1864, il fratello Paul è un noto poeta e ben presto anche la ragazza intraprende la strada dell'arte diventando scultrice. Incontra il già celebre scultore Auguste Rodin e ne diventa prima l'allieva e poi l'amante per parecchi anni. Anni in cui la condotta di Camille viene additata come scandalosa e inaccettabile dalla società sia per il passionale rapporto con il suo mentore, molto più anziano di lei, sia per la sua scelta di vivere da sola, guadagnandosi il pane da artista, attraverso le sue sculture. Nel 1893 Rodin tronca il loro rapporto , Camille abbandona l'atelier di Rodin e intraprende una sua ricerca, nell'oscurità e nella povertà, incurante dei successi mondani. Ma in questa solitudine sempre più ostinatamente cercata, Camille inizia a dare i primi segni di squilibrio: vede crescere la fama di Rodin e si sente derubata delle sue idee. Poco dopo queste ossessioni si trasformano in psicosi. Nella sua mente, colui che fu maestro e compagno diventa il carnefice, la mente di un complotto che mira ad annientarla; la sua crisi creativa, che non riesce a risolvere, la isola sempre più. Da quel momento distrugge parte delle sue opere, e nel 1906 cessa ogni attività artistica. Qualche anno dopo, a 48 anni, la ritroviamo in un ospedale per malati di mente. A firmare le carte per il suo ricovero sono la madre e i fratelli che, una volta morto il padre, l'unico che la sosteneva, non perdono tempo e autorizzano immediatamente il suo internamento coatto nel manicomio dal quale non uscirà mai più. Quanto in questa scelta abbiano pesato le sue fragilità psichiche e quanto, invece, la sua condotta anticonformista e indipendente, inaccettabile per la società ma anche e soprattutto per la famiglia, non è dato sapere; rimane un mistero inesplorato.Lo spettacolo è accompagnato dalle note del flauto di Antonio Bonfrisco a sottolineare in modo suggestivo i sentimenti e la forza emotiva del testo idee. www.reggiofilmfestival.it. |
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