Cast al gran completo (unica assente Olivia Wilde) alla conferenza stampa di presentazione di “Rush”, il nuovo film di Ron Howard, ad oggi uno dei più talentuosi ed affermati cineasti statunitensi, le cui pellicole sono la tangibile dimostrazione che cinema d’autore e blockbuster non sempre sono in antitesi.
Durante la presentazione del film, tenutasi sabato scorso a Roma all'Hotel de Russie, è proprio Ron Howard a rivelare la sua reazione entusiastica quando Peter Morgan (sceneggiatore con il quale aveva già collaborato in “Frost/Nixon” e “Cinderella Man”) gli ha parlato per la prima volta della storia di Lauda e Hunt, e di come, a quel punto, gli sia parso "praticamente inevitabile" trasformarla in un film.
D’altronde, come i due già citati titoli sono lì a dimostrare, il tema della rivalità, dello scontro e del confronto fra due personaggi ha sempre affascinato l’ex Richie Cunningham di "Happy Days" e, con lui, a giudicare dal successo dei suoi film, anche il pubblico.
In più il regista americano afferma questa volta di essere stato particolarmente attratto dalla tematica riguardante la morte, o meglio, dall’intimo rapporto che i due protagonisti instaurano con essa, una "condizione con la quale letteralmente convivevano e ancora convivono tutti i piloti, specie quelli degli anni Stettanta, e in particolar modo Lauda con la sua metodicità e le sue ossessioni". Durante la sua carriera, infatti, Lauda ha spesso affermato di ritenere accettabile un 20% di rischio e che sopra a tale percentuale non ne valeva più la pena. Chi vedrà il film - e come gli appassionati di automobilismo sapranno e ricorderanno - potrà constatare con quale rigore e fino a che punto il pilota austriaco si sia trovato ad agire secondo tale convinzione.
Tra qualche aneddoto su provini via Skype (con l’attrice Maria Lara), l’incredibile somiglianza fra Lauda e Daniel Bruhl e la totale ignoranza in materia di F1 del Thor australiano Chris Hemsworth, Howard assicura al pubblico italiano che fin dall’inizio nella sua testa c’è stato un solo Clay Regazzoni (compagno di scuderia di Lauda), quel Pierfrancesco Favino col quale aveva già lavorato in “Angeli e Demoni” e la cui bravura “ha fatto si che il suo personaggio apparisse in maniera molto più estesa nella pellicola piuttosto che nella sceneggiatura".
|