A partire dagli anni Trenta fino agli anni Sessanta un capitolo importante della storia del cinema italiano venne scritta all’ombra della pineta di Tirrenia. Nel 1934, per volontà di Giovacchino Forzano, drammaturgo e librettista di successo, furono costruiti gli studi cinematografici Pisorno, nome che univa idealmente le città di Pisa e Livorno. Si trattava di uno stabilimento modernissimo, progettato da Antonio Valente, tra i primi in Italia ad essere attrezzato adeguatamente per affrontare la più grande sfida dell’epoca: la produzione di film sonori.
Cominciò così una storia appassionante che viene ora raccontata nella mostra Tirrenia città del cinema. Pisorno-Cosmopolitan 1934-1969 in programma al Palazzo Blu di Pisa dal 23 marzo al 3 luglio 2016. L’esposizione, curata da Giulia Carluccio, è organizzata dalla Fondazione Palazzo Blu di Pisa in collaborazione con il Museo Nazionale di Cinema di Torino e costruisce un percorso in cui le vicende del nostro cinema si intrecciarono, in un costante dialogo, con quelle della storia italiana. Grazie a preziosi materiali originali provenienti da collezioni pubbliche e private e dagli archivi del Museo Nazionale del Cinema, la mostra offre inoltre una riflessione sui mestieri del cinema celebrando artisti riconosciuti e celebri, tra cui Renato Guttuso, di cui sono esposti disegni originali e inediti, tra i quali quelli realizzati per “I sequestrati di Altona” di Vittorio De Sica, e nomi meno noti eppure importanti, come quello del fotografo Emilio Gneme.
“Il caso degli studi di produzione Pisorno di Tirrenia, poi ribattezzati Cosmopolitan con l’arrivo di Carlo Ponti all’inizio degli anni Sessanta, è tra le esperienze storicamente più rilevanti di decentramento della produzione cinematografica italiana – aggiunge il Direttore del Museo Nazionale del Cinema Alberto Barbera - La mostra, curata da Giulia Carluccio con passione e competenza, si propone come un’occasione importante per riaccendere i riflettori su un’esperienza che soltanto una colpevole disattenzione aveva sinora incomprensibilmente relegato tra le pagine minori scritte dall’avventurosa storia del cinema italiano”. |