News: La Triennale di Milano celebra Jean-Michel Basquiat
La Triennale di Milano celebra Jean-Michel Basquiat | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Sabato 23 Settembre 2006 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Dopo il grande successo ottenuto con "The Keith Haring Show" e "The Andy Warhol Show", La Triennale di Milano torna a presentare una grande mostra di arte contemporanea. Quest’anno l’appuntamento si rinnova con "The Jean-Michel Basquiat Show" (New York 1960-1988), dal 20 settembre 2006 al 28 gennaio 2007. A cura di Gianni Mercurio, "The Jean-Michel Basquiat Show" si qualifica come una delle più vaste retrospettive sinora dedicate al grande artista americano, certamente la più importante mai realizzata in Europa; comprende circa ottanta dipinti e quaranta disegni. Una vasta documentazione fotografica dove sfilano super-galleristi e super-artisti da Keith Haring a Andy Warhol a Madonna a David Byrne e una sezione video, con molti materiali inediti, documenteranno il lavoro dell’artista e il contesto in cui è nata e si è sviluppata la sua arte: la New York degli anni Ottanta. Le opere selezionate provengono da prestigiose collezioni private americane ed europee e da numerosi musei e istituzioni pubbliche quali: Ludwig Forum di Aachen, Museu d’Art Contemporanei de Barcelona, Musée d’Art Contemporain Marseille, Museum der Moderne Kunst Salzburg, Israel Museum of Jerusalem, Museum of Contemporary Art di Los Angeles, Broad Art Foundation di Santa Monica. Protagonista emblematico della scena newyorchese degli anni ’80, Basquiat è uno degli artisti più popolari dei nostri tempi. Ancora oggi, a quasi venti anni dalla morte, avvenuta quando non era ancora ventottenne nell’agosto del 1988, i suoi lavori e il suo linguaggio continuano ad affascinare il pubblico di tutto il mondo. "L'esposizione, che si sviluppa secondo le tematiche tanto care alla ricerca artistica di Basquiat, consente al pubblico di entrare a far parte di un mondo che oscilla tra infanzia e perdita dell'innocenza - racconta Gianni Mercurio - di godere dello slancio vitale che anima il gesto e l'uso del colore, e di comprendere al tempo stesso l'orrore e la sofferenza contenuti nei segni, nelle parole, nelle forme che implodono provocando deflagrazioni e autodistruzione. Tutto ciò attraverso i materiali poveri che Basquiat utilizza fin dalle prime esperienze di street art e che inserisce nelle sue opere ispirandosi al polimaterismo di Dubuffet e alla scrittura di Cy Twombly, stabilendo un legame profondo con il mondo della strada, un ponte tra quella vita di 'refusè' che lui, giovane nero di estrazione borghese, aveva deliberatamente cercato, e la nuova dimensione di agio e fama cui la sua arte e le leggi del mercato dell'arte lo hanno condotto". Per tutte le informazioni: www.triennale.it |
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