"Con I Fratelli Grimm ho voluto spaventare i bambini, con Tideland spaventerò gli adulti", ecco come Terry Gilliam ha presentato il suo nuovo attesissimo film. Che fosse un regista difficile da un punto di vista produttivo già si sapeva, comunque nessuno si aspettava una posticipazione così accentuata per "Tideland". Il film interpretato da Jeff Bridges esce questo venerdì negli States, dopo essere passato lo scorso anno a Toronto e all'Umbria Film Festival a luglio. Tra quelli che hanno visto il film c'è chi lo giudica un capolavoro e chi un film irrisolto.
Girato praticamente in contemporanea con "I fratelli Grimm e l'incantevole strega", "Tideland" rappresenta il Gilliam intimista e onirico. Tutta la filmografia del regista è, infatti, divisa tra questi due poli: le grandi e le piccole produzioni. "Le avventure del barone di Munchausen", girato a Cinecittà, da una parte e "La leggenda del re pescatore" dall'altra.
"Alice nel paese delle meraviglie incontra Psyco", mai sentenza fu più adatta a definire un mondo poetico e narrativo. Il film di Gilliam, infatti, racconta la vicenda della piccola Jeliza - Rose che, dopo aver perso la madre tossicodipendente, si trasferisce con il papà (anche lui eroinomane) in una casa nel bel mezzo del nulla americano. La bambina più forte di quanto si potrebbe immaginare costruisce intorno a sé un mondo immaginario dove potersi rifugiare, un modo per sopravvivere alla pesantezza della sua condizione. Compagni di vita e visioni sono quattro teste di bambola, con cui dialoga, e una vicina di casa con il volto sempre coperto da un velo da apicoltrice. La trama, decisamente nelle corde del regista, è tratta da un romanzo di Mitch Cullin. |