Racconta Kim Rossi Stuart che, dopo aver letto "Il disco del mondo", il libro di Walter Veltroni su Luca Flores, ha avuto un momento di sconforto. "Ho avuto paura ad entrare in quel bagno di dolore e mi sono preso una pausa".
Diretto da Riccardo Milani con Jasmine Trinca, Michele Placido, Paola Cortellesi, Sandra Ceccarelli, Roberto De Francesco, Claudio Gioè, prodotto dalla Palomar con RaiCinema, girato in parte a Roma e in parte in Africa, il film "Piano, solo" (nelle sale italiane dal 21 settembre) è arrivato a Kim Rossi Stuart prima che cominciasse le riprese del suo primo, e per ora unico, film da regista: il bellissimo "Anche libero va bene". E’ la storia di Luca Flores, pianista jazz, morto suicida a 38 anni dopo una brevissima carriera che lo impose come un talento fuori dall’ordinario e gli permise di esibirsi con Chet Baker e Dave Ocland. Uomo ipersensibile, segnato dalla morte precoce della madre, autolesionista e psichicamente fragile, Luca Flores sosteneva di amare «quei musicisti che cantano, suonano e scrivono ogni nota come fosse l’ultima» ma anche che «per fare del buon jazz occorre avere un dolore dentro».
Kim Rossi Stuart, che l’ha girato subito dopo l’incidente in motocicletta per cui è stato fermo mesi e mesi, dice di essere entrato nel film di corsa, svincolato dai fatti, seguendo le intuizioni. "Certo, ho visto alcuni video di Luca, per capire meglio chi fosse. Quello sul suo concerto a Montevarchi è una discesa agli inferi. Mi ricordo che, prima di cominciare a girare, dopo aver visto alcune sue immagini, ho preso un foglio bianco e ci ho scritto sopra "Il mio amico Luca", come appunto da non dimenticare. La stessa frase, ma non lo ricordavo, con cui Veltroni chiude il suo libro. Perché questo è ciò che si prova avvicinandosi alla storia di Luca: il rimpianto per non aver potuto essergli amico". |