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Nel marzo 2000, Abbas Kiarostami e il suo assistente Seifollah Samadian sono stati a Kampala per conto dell'Ifad (il Fondo Internazionale per lo Sviluppo dell'Agricoltura). Con le loro telecamere hanno ripreso i bambini africani che hanno perso i genitori a causa dell'Aids. Il documentario è una testimonianza di come l'Africa, attraverso le lacrime e il silenzio ma anche con le risate e la musica, riesca a far convivere la vita e la morte. |
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Crude e poetiche immagini dal Continente Nero.
Marzo del 2000, Kampala, Uganda. Il regista iraniano Abbas Kiarostami e il suo operatore Seyfolah Samadian riprendono con le loro due telecamere digitali una grande tragedia. Invitato a documentare il progetto di microfinanziamento alle donne di campagna che si prendono cura degli orfani nelle aree devastate dall'epidemia, Kiarostami usa la sua "penna" digitale per fissare i momenti, emozionanti e sereni, delicati e drammatici, di una traged [...]
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