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Potrebbe essere un Western movie su un cacciatore di teste qualsiasi, se non ci trovassimo nella Valacchia rumena, agli albori del secolo XIX, sotto dominazione ottomana. Il ricercato è uno schiavo rom e il cercatore una guardia rumena - al servizio di un boiardo - accompagnata da figlio e cavalli. Fatta questa premessa di assoluto interesse storico-culturale, il film riesce ad essere abbastanza convincente quanto a profondità ed universalità dell'intreccio (rapporto padre-figlio, conflitto giustizia-potere), e soprattutto per resa fotografica (bianco e nero con efficaci contrasti di luce tra le foreste e le pianure rumene).
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"Il mondo continuerà ad essere come è, non puoi cambiarlo. Viviamo come possiamo e non come vogliamo." Un mondo ancestrale, ingiusto e dominato dalla violenza, dalla crudeltà di una società divisa tra paria e tiranni. Un bianco e nero bellissimo soprattutto sui campi lunghi, affresca la società rumena agli inizi dell'ottocento scovando tra le pieghe della Storia l'origine dell'intolleranza verso un popolo, i Rom, da sempre destinato all'incomprensione tra razzismo e schiavitù.
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