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Ėjzenštejn lascia cadere timidezza, pantaloni, insicurezza, mutande, scarpe ("mai separare un uomo russo dalle sue scarpe!") mettendosi a nudo metaforicamente e letteralmente. Il vortice di sensazioni, emozioni e pensieri che ha colpito il genio durante il suo soggiorno in Guanajuato è efficacemente rappresentato dai disegni circolari che la mdp ed Elmer Bäck compiono. Greenaway coglie brillantemente il girotondo dello stallone-clown-uomo-Ėjzenštejn disseppellendo la settima arte e riportandola dignitosamente in vita.
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Meno male che esistono ancora registi come greenaway, originali feticisti dell'immagine che hanno ancora il coraggio di sperimentare e di stupire. Anche questo film è una gioia per gli occhi, un tripudio di idee e di trovate, raffinato, citazionista, provocatorio, osceno e blasfemo come tutti i film del regista (si pensi al recente Goltzius and the Pelican Company). Un omaggio a Eisenstein e al cinema che va ben oltre il documentario. Da non perdere.
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