|
Una profonda, filosofica, introspettiva, visivamente affascinante analisi del nulla e dei turbamenti esistenziali di chi in questo nulla si muove, vive. Da Los Angeles a Las Vegas sulle tracce di una serie di interminabili e molto cinematografici stereotipi legati allo star system, ovvero quanto di più lontano possibile dalla realtà dello spettatore che spaesato ma ammaliato dalla fotografia, bellissima, e dal punto di vista, dalla poetica, dell'occhio registico cerca inutilmente una bussola che guidi un sofferente e stordito Christian Bale. Prima di giudicare questo film bisogna però cercare di capire che si tratta di un'opera, non perfettamente riuscita e che nella classifica delle opere Malickiane non si colloca molto in alto, che Knight of Cups è un film da vedere e da sentire, abbandonandosi allo sguardo appunto, l'essenza dell'occhio e dello sbattere di ciglia. Forse sarà solo estetica ma è anche e soprattutto cinema. Meditate gente...meditate.
|
|
|
Malick si dilunga troppo nella sua parabola e finisce per annoiare un po' lo spettatore con scene, personaggi e monologhi un po' ripetitivi; questa lungaggine è però ampiamente compensata dallo straordinario virtuosismo registico e dall'innegabile fascino (mistico, antimoderno, spiritualistico quanto si vuole) che emanano molte scene. Non all'altezza di The tree of life, ma comunque degno di una visione.
|
|
|
Trovo pesantemente ingiusto che un grandissimo film come questo sia passato così inosservato. Chiaramente non è un prodotto standard del cinema, ma mi sembra sia stato ignorato anche troppo. Knight of Cups è l'n-esimo capolavoro di questo artista, Malick, che anche stavolta regala in due ore una quantità enorme di immagini una più bella dell'altra, che si tratti di ambienti naturali o contesti urbani. Le musiche creano se possibile ancora più atmosfera. Il risultato è un film che personalmente trovo estremamente rilassante e affascinante.
|
|