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il film, distribuito oltre un anno dopo la conquista dell'Orso d'oro, è un noir di indubbio fascino, ma anche di non sempre facile digestione per lo spettatore occidentale: nella prima parte si fatica alquanto a comprendere cosa sta accadendo, e il finale lascia un po' perplessi con il suo simbolismo di non facile decifrazione. Quello che rimane impresso è il fascino delle ambientazioni, certe scene notturne rischiarate dalla neve, certi incontri fugaci che sembrano scaldare per qualche istante il gelo circostante. Qua e là fa la sua comparsa una sprizzata di grottesco, che può ricordare il Fargo dei Coen, ma il ritmo e lo stile rimangono tipicamente orientali. Prodotto interessante, soprattutto per gli amanti del cinema asiatico, ma non mi è parso degno di togliere l'orso d'oro a Boyhood.
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