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Una delusione, purtroppo. Pellicola attesa da mesi - finalmente distribuita nelle sale - che tuttavia ha il solo merito di divulgare maggiormente il nome, e il dramma, della Pozzi. Ma lo fa male, per larghi tratti, con una recitazione didascalica e spesso mediocre (tipica di alcuni film nostrani) e con una pochezza lampante nella sceneggiatura (indicativi i silenzi e le lungaggini). Emerge poco, dunque, la sensibilità della stessa Antonia. Si salvano alcune scelte registiche di Filomarino, e buona è anche la fotografia, ma risulta incredibile, poi, il fatto che il film sembri girato fuori dal tempo, mentre quegli anni del fascismo e alcuni provvedimenti come le leggi razziali del '38 avevano profondamente scosso Antonia, con l'imminente crisi di un'epoca che si intrecciava con la crisi tutta privata della stessa Pozzi. Non si cercava un film di critica letteraria, forse quasi impossibile a realizzarsi, ma almeno si auspicava qualche vibrazione. E invece, calma piatta.
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