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*errata corrige*: un telescopio che guardi dentro la terra. (...) Qui è la grandezza del lavoro di Guzman, che intreccia l'olocausto di Pinochet alle complesse questioni della scienza, oscillando tra intelligenti analogie tra ciò che è umano (e di per sé finito) e ciò che è infinito, smussando anzi gli angoli di teorie e percezioni assodate, interrogandosi sul valore della memoria ("che ha una forza di gravità: sempre ci attrae", si dirà alla fine), quindi sul rapporto tra passato e presente, e sul rapporto tra ciò che vediamo e ciò che siamo. Qui è la grandezza di un film che ospita scienza, filosofia, religione, storia, politica. E mi piace dire che la colla di tutta questa mistura sia la magia. La magia di un lavoro che si presenta come documentario ma che è, a mio parere, eminentemente un'opera "d'arte". [che meraviglia quella musica che torna tre volte durante la pellicola: uno sciame di archi, e i rintocchi altissimi del pianoforte]
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